Comprereste una borsa per 1.400 dollari, invece di spendere 38.000 dollari? E’ l’offerta che arriva dalla Cina, dove diversi fornitori stanno optando per la vendita diretta ai clienti stranieri per cercare così di reagire ai dazi. L’amministrazione Trump ha stangato le importazioni cinesi fino al 145% e per ritorsione Pechino ha imposto il 125% sulle importazioni americane. Una guerra commerciale a tutti gli effetti. La borsa in questione a prezzo pieno è una Birkin di Hermès, marchio del lusso francese. Il fornitore cinese sostiene di venderla per meno di un decimo, mostrando attraverso i video i processi di lavorazione, al fine di evidenziarne l’assoluta identica qualità del prodotto, pur sprovvisto di logo.
Cambio di immagine per Made in China
La strategia di puntare sulla vendita diretta è recente. Negli ultimi mesi, stanno spuntando diverse app cinesi con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori stranieri, specie occidentali, a comprare online e fare loro capire che Made in China non sarebbe più sinonimo di bassa qualità. Difficile credere che i prodotti “no logo” avranno lo stesso successo dei marchi di lusso che imitano. In fondo, è proprio il logo a rappresentare il valore aggiunto che il consumatore spesso è ben disposto a pagare per segnalare la qualità della propria scelta.
Non solo Temu e Shein
Il vero spunto di riflessione riguarda, invece, la vendita diretta. La Cina non si affaccia certo oggi all’e-commerce, tant’è che danni Alibaba può considerarsi il principale concorrente globale dell’americana Amazon. Ma finora non c’è stata una vera pratica commerciale tesa ad aggirare gli intermediari. Finché le imprese cinesi hanno esportato senza problemi sui mercati occidentali, non se ne vedeva il motivo.
I costi di produzione sono stati ad oggi così relativamente bassi da consentire loro di avvalersi di tramite per vendere ai ricchi clienti nordamericani ed europei. Già da qualche mese, però, sono spuntate app per la vendita diretta di prodotti di alta qualità, nel tentativo di rilanciare l’immagine delle produzioni cinesi.
Con i super dazi sulle merci cinesi la musica cambia. I costi risulteranno presto molto maggiori di prima, anche perché l’amministrazione Trump ha già annunciato tasse ad hoc per le navi cinesi che attraccheranno nei porti americani. Il segnale di Washington è esplicito: il Made in China non è gradito. Serve cambiare impostazione commerciale. L’abbattimento dei costi può passare eliminando gran parte della rete di intermediazione e arrivare alla vendita diretta al consumatore. In questi anni è stato già un proliferare di app come Temu e Shein, ma hanno riguardato prodotti di bassissima qualità e a prezzi infimi, finiti nel mirino di Unione Europea e USA in questi mesi.
Vendita diretta minaccia per Occidente
La Cina vuole cambiare percezione sui mercati di sbocco e modo per raggiungerli. La vendita diretta rappresenta un’ulteriore minaccia per le imprese occidentali. Prendendo di mira i marchi di lusso, Pechino vuole segnalare due cose ai consumatori occidentali: eventuali rialzi dei prezzi, anche a seguito dei dazi, saranno ingiustificati, dati i bassi costi di produzione; le imprese cinesi dispongono del know-how per poter competere anche sulle nicchie di mercato, grazie a decenni di delocalizzazioni produttive delle multinazionali.
Insomma, la guerra dei dazi sarebbe una risposta tardiva e insufficiente per sperare di frenare lo sviluppo del Dragone. Ci siamo dati la zappa sui piedi da soli.
Ho lavorato con la Cina 4 anni. Ho chiuso il rapporto quando ho potuto verificare di persona tutte le porcherie che ne escono. Con tutta franchezza mai acquisterei un prodotto cinese sapendo com’è realmente la situazione. Attenzione fate molta attenzione.
LA CINA PRODUCE BENE E PRODUCE MALE. DIPENDE DAL TARGET .
IL PROBLEME NON SONO I PRODOTTI MA GLI IMBROGLI DELLA SOCIETA’ CINESI
> NON HANNO CONTROLLO E NON POSSONO ESSERE DENUNCIATA DAL CONSUMATORE TRUFFATO <