Ci sono poche certezze in un mondo in cui tutto sembra evolvere alla velocità di un tweet. La guerra dei dazi che si è scatenata con l’annuncio del 2 aprile da parte del presidente Donald Trump è lo “shock del secolo” per i mercati finanziari e l’economia mondiale. Decenni di globalizzazione picconati e le conseguenze saranno tutte da verificare. In uno scenario così magmatico, la Svizzera resta ferma e immobile, il porto sicuro di sempre. Cosa fanno gli investitori internazionali quando hanno paura? Portano i loro capitali nella Confederazione elvetica. Le ragioni sono così ovvie che spesso ce ne dimentichiamo e vale la pena citarle.
Trattasi di una delle economie più libere al mondo, con un debito pubblico bassissimo e una tassazione relativamente allettante per le imprese, una granitica stabilità politica e sociale interna, tassi di inflazione anch’essi sempre bassi e un cambio stabile o che tende a rafforzarsi nel tempo.
Franco svizzero vicino al record storico
Ed è proprio il cambio la cartina al tornasole di questo porto sicuro incastonato nel cuore dell’Europa. Il franco svizzero scambia contro l’euro nei pressi dei massimi storici sotto 0,93 nelle ultimissime sedute. Guadagna il 3,6% in meno di un mese. Pensate che se aveste investito nello stato alpino 15 anni fa, quando il cambio stava ad oltre 1,50, solo per la rivalutazione avreste guadagnato quasi il 40%. La fuga dei capitali verso la Svizzera fu così forte nel decennio passato, che la Banca Nazionale Svizzera dovette imporre il cambio minimo a 1,20 per evitare che il “super franco” trascinasse l’economia domestica in deflazione e colpisse eccessivamente le esportazioni. Esperimento durato fino al 15 gennaio del 2015, quando l’allora governatore Thomas Jordan dovette alzare bandiera bianca.
Rendimenti bond bassissimi
Che fine fanno i capitali che arrivano nel porto sicuro elvetico? Una parte va a finanziare lo stato con l’acquisto dei bond confederali, i cui rendimenti lungo la curva dei tassi sono bassissimi. Il decennale offre solamente lo 0,45% e la scadenza più lunga dei 40 anni appena lo 0,50%. Rischio di credito sostanzialmente nullo, come rivelano i rating tripla A assegnati dalle agenzie internazionali. Questo non significa che gli investitori stranieri parcheggino la liquidità in Svizzera senza guadagnare. Vi proponiamo un esempio per capire.
Il bond con scadenza 2064 con cedola 2% si acquistava un mese fa ad una quotazione di 137 e salita adesso a 150. Un guadagno superiore al 9% in conto capitale. E nel frattempo il franco svizzero si è rafforzato, come detto, contro l’euro. In così breve tempo, un investitore dell’Eurozona avrebbe guadagnato intorno al 13,5%. Infatti, avrebbe potuto acquistare un lotto minimo di 1.000 franchi per circa 1.424 euro e oggi lo potrebbe rivendere già per 1.615 euro.
Svizzera porto sicuro contro i rischi nell’Eurozona
La risalita dei prezzi obbligazionari è dovuta anche all’aspettativa del mercato sui tassi. Non dimentichiamo che fino a 2 anni fa questi erano talmente negativi come da nessun’altra parte al mondo (-0,75%). L’inflazione elvetica a marzo restava stabile allo 0,3% annuale. I tassi di interesse sono stati tagliati allo 0,25%, per cui risultano tornati negativi in termini reali. In genere, una situazione simile porterebbe alla fuga dei capitali. Non nel caso della Svizzera per la sua qualità di porto sicuro proprio quando le tensioni finanziarie nel mondo montano. E i dazi creano apprensione proprio in Europa, economia dipendente dalle esportazioni e in cui non esiste un’unione fiscale che fosse capace di reagire appropriatamente con stimoli omogenei nell’area. La forza del franco è la spia dei problemi dell’euro.