Cosa ci dice la risalita del cambio dell’euro sui tassi di interesse

Il cambio tra euro e dollaro è risalito sopra 1,08 e ai massimi da quando Donald Trump ha vinto le elezioni di novembre. Messaggio sui tassi di interesse.
2 mesi fa
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Soltanto alla fine della settimana scorsa il cambio tra euro e dollaro era sceso in area 1,037, mentre nelle ultime sedute ha superato 1,08 e si è portato ai livelli massimi da inizio novembre. Dobbiamo tornare alla vittoria, pur quasi scontata, di Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti per ritrovare un tale vigore per la moneta unica. Eppure non sono migliorate affatto nel frattempo le prospettive per l’economia nell’Eurozona. Proprio ieri, ad esempio, la Banca Centrale Europea (BCE) nell’annunciare il sesto taglio dei tassi di interesse, ha rivisto leggermente al rialzo le previsioni sull’inflazione e decisamente al ribasso quelle sul Pil per l’intero triennio 2025-’27.

Cambio euro sostenuto da timori per economia USA

Si direbbe che più che ad essersi rafforzato il cambio dell’euro, si stia indebolendo il dollaro. In effetti, la divisa americana perde il 3,5% in appena una settimana contro la media delle principali valute mondiali. C’è il timore sui mercati che i dazi dell’amministrazione Trump infliggano un colpo all’economia USA, spingendo la Federal Reserve a riesumare il taglio dei tassi già nei prossimi mesi. Il Pil della superpotenza scenderebbe dello 0,1% in questo primo trimestre in corso.

In Europa si parla di riarmo

Il mercato ha rivisto decisamente al rialzo il numero dei tagli della Fed per quest’anno, portandoli da appena uno a tre. E inizia a prendere corpo l’ipotesi persino di un quarto per dicembre. Naturale che il dollaro ceda e che il cambio dell’euro ne tragga supporto in questa fase. Ma la questione va oltre l’America.

In questi giorni, a nessuno sarà sfuggito che in Europa si parli di riarmo. L’Unione Europea ha presentato ieri al Consiglio europeo un suo piano da 800 miliardi di euro in 4 anni. La Germania sta andando “all in” sull’aumento delle spese militari: 500 miliardi in 10 anni. Altri 500 miliardi saranno destinati alle infrastrutture tedesche. Totale: “bazooka” da 1.000 miliardi a debito.

C’è quasi incredulità tra gli investitori per il cambio repentino di paradigma a Berlino subito dopo le elezioni federali di neanche due settimane fa. La Germania vuole spendere dopo decenni di austerità. Dispone i margini fiscali per farlo, sebbene anche i suoi Bund siano collassati sul mercato obbligazionario. I rendimenti tedeschi sono letteralmente esplosi in un paio di sedute come non accadeva da quasi 30 anni. Questo boom sta rafforzando il cambio dell’euro. In parte, perché attira i capitali defluiti negli ultimi mesi a favore dei Treasuries americani.

Minore pressione su taglio dei tassi BCE?

I rendimenti americani sono e restano più elevati, ma le distanze si sono accorciate. Una settimana fa, lo spread Treasury-Bund a 10 anni chiudeva a 184 punti base. Ieri, viaggiava in area 142. Dunque, in poche sedute il premio offerto dai titoli di stato americani rispetto ai tedeschi è crollato di oltre lo 0,40%. Non è tutto. Dietro alla risalita del cambio dell’euro si celerebbe la sensazione del mercato che la BCE subirà minori pressioni politiche per varare i prossimi tagli dei tassi. In sostanza, il riarmo europeo fungerebbe da stimolo fiscale. I governi dell’Eurozona disporrebbero di maggiori margini per sostenere le rispettive economie e avrebbero minore necessità di appellarsi all’Eurotower per fare la sua parte.

E c’è anche da dire che, se il maggiore denaro in favore dei budget nazionali per la difesa affluisse in tempi rapidi, l’inflazione nell’area subirebbe qualche rischio al rialzo. Non lo ha nascosto giovedì il governatore Christine Lagarde in conferenza stampa. Per il momento, tuttavia, il mercato continua a scontare una discesa dei tassi di altri 50 punti base entro l’anno. Vale, però, quanto spiegato sopra: nel frattempo sono salite le probabilità di ulteriori tagli negli USA.

Cambio euro su con stimolo fiscale

Viste le cose da questa prospettiva, il cambio dell’euro si starebbe rafforzando per l’attesa politica fiscale più espansiva in Europa e l’allentamento monetario più cospicuo negli USA. Per molti può essere interpretata come una parziale buona notizia. Da un lato i governi farebbero di più la loro parte per rinvigorire le economie, dall’altro la BCE rischia di dover tenere i tassi più alti di quanto precedentemente atteso. E il guaio è che non tutti gli stati potranno permettersi di spendere molto di più per il riarmo. Non Italia e Francia, ad esempio, mentre Germania e Olanda possono andarci con la mano più pesante.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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