Restare a lavorare con incentivi, ecco la nuova riforma delle pensioni che allontana il pensionamento

Ecco come potrebbero essere introdotte le novità previdenziali per la nuova riforma pensioni che si intende varare.
10 mesi fa
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La riforma delle pensioni potrebbe davvero avere un effetto contrario rispetto a quello che molti lavoratori si aspettavano. Le proposte per superare la riforma Fornero continuano a prevedere peggioramenti della situazione attuale. Oggi analizziamo ciò che i legislatori stanno valutando riguardo alla pensione di vecchiaia. La stranezza è che, man mano che passano i giorni, anche le misure ordinarie, che sembravano inviolabili, potrebbero essere modificate.

La pensione di vecchiaia, infatti, è e resta il principale strumento previdenziale italiano. Questa misura consente il pensionamento a 67 anni di età con 20 anni di contribuzione previdenziale versata, senza distinzioni di genere o variazioni in base al lavoro svolto.

Restare a lavorare con incentivi: la nuova riforma delle pensioni che allontana il pensionamento

Il CNEL, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, un pool di esperti di diversi settori, ha il compito di predisporre una proposta di riforma del sistema pensionistico. In vista della prossima legge di Bilancio, è probabile che dal CNEL esca una proposta che potrebbe portare a un inasprimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. Pare infatti che si stia considerando un aumento di 5 anni sia per l’età pensionabile sia per i contributi necessari.

In pratica, serviranno 5 anni in più per accedere alla pensione di vecchiaia, e chi non avrà maturato 25 anni di contributi dovrà rimandare il pensionamento oltre i 67 anni. Uno scenario ipotetico, per fortuna, perché si tratterebbe di un cambiamento radicale e peggiorativo.

Modifiche al sistema previdenziale: le nuove misure allo studio

Molti lavoratori già contestano duramente questa possibile novità, soprattutto quelli con carriere discontinue o spezzettate e le donne, che spesso sacrificano la carriera per la cura della famiglia.

Queste categorie di lavoratori subirebbero il colpo peggiore da un simile inasprimento. Inoltre, chi svolge lavori pesanti sarebbe costretto a lavorare fino a 72 anni, un’ipotesi particolarmente gravosa per chi opera in settori come l’edilizia.

Tagli alle pensioni anticipate, premi a quelle posticipate: la nuova riforma

Secondo la proposta, si rischia che, invece di Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna, scadenti il 31 dicembre prossimo, venga introdotta una novità peggiorativa. La pensione a 67 anni con 25 anni di contributi potrebbe prevedere un importo minimo non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale valido nell’anno di uscita, un ulteriore peggioramento. Tuttavia, nella riforma ipotetica, si prospetta anche la possibilità di una uscita flessibile tra i 64 e i 67 anni, con penalizzazioni proporzionali all’età di uscita rispetto ai 67 anni.

Secondo il CNEL, si dovrebbero modificare i coefficienti che trasformano il montante contributivo in pensione. Oggi questi coefficienti sono 15 e vanno dai 57 ai 71 anni. Inserendo la flessibilità di uscita tra i 64 e i 72 anni, i coefficienti diventerebbero 9. Sarà necessario capire come queste modifiche influenzeranno le penalizzazioni per chi sceglie di andare in pensione prima dei 67 anni.

Nuovi coefficienti e premi per chi resta al lavoro oltre l’età pensionabile

I nuovi coefficienti dovranno anche prevedere una sorta di premio per chi rimanda l’uscita oltre i 67 anni.

Strutturalmente, uscire più tardi favorirà l’importo della pensione percepita. Una soluzione differente potrebbe essere quella introdotta per la Quota 103, dove chi, avendo maturato i requisiti, sceglie di restare al lavoro può richiedere all’INPS lo sgravio della contribuzione previdenziale a suo carico, ottenendo uno stipendio più alto durante gli anni di lavoro aggiuntivi.

Questa proposta è sostenuta anche da esperti come Alberto Brambilla e Antonietta Mundo del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Per loro, le nuove misure non devono avere costi troppo elevati per le casse dello Stato. Alla luce dell’aumento della vita media, aumentare i contributi necessari sembra una soluzione necessaria per ridurre il periodo in cui un lavoratore riceve la pensione. E per, alleviare così la pressione sulle casse dello Stato e riducendo la platea dei potenziali nuovi pensionati.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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