E’ stato un successo anche l’ultimo collocamento sindacato di questa settimana per l’emissione del nuovo BTp a 7 anni e il nuovo BTp€i a 30 anni. In tutto, 103 miliardi di euro di ordini contro 11 miliardi offerti. Non un record, visto che il nuovo BTp a 10 anni a gennaio riscuoteva da solo 133 miliardi. E nel settembre scorso il nuovo BTp a 30 anni di ordini ne riceveva per 131 miliardi. In ogni caso, numeri solidi e grazie agli investitori stranieri. Essi hanno rappresentato il 68,7% della domanda per il titolo più corto e l’82,6% per il titolo lungo. In tutto, oltre 78 miliardi, più dei tre quarti del totale e in linea con le emissioni precedenti.
Numeri che lasciano ipotizzare un possibile arretramento per i rendimenti a lunga scadenza dell’Italia.
Tornati investitori stranieri
In effetti, se c’è un dato che salta all’occhio con l’aggiornamento mensile sul debito pubblico, questo è il ritorno degli investitori stranieri. A gennaio di quest’anno possedevano quasi 782 miliardi di euro in titoli di stato, il 31,2% dello stock in circolazione. Il minimo si era registrato negli anni recenti nel marzo del 2023 con poco più di 616 miliardi, il 26,5%. In meno di due anni, quindi, una risalita di circa 166 miliardi sui poco più di 180 miliardi di emissioni nette. La domanda dall’estero ha inciso per il 91,5% della crescita dei bond del Tesoro nel periodo considerato. Grazie ad essa, i rendimenti lungo la curva dei tassi non hanno preso il volo e, anzi, hanno registrato un’evidente convergenza con quelli tedeschi.
Spread 30/10 anni più ampio
Proprio i rendimenti a lunga scadenza offrono ancora maggiori margini di restringimento.
Lo spread a 30 anni tra Italia e Germania si attesta ancora a 155 punti. Il nostro trentennale offre più del 4,45% contro circa il 2,90% del Bund. Quando la presenza degli investitori stranieri era scesa ai minimi, il differenziale si attestava intorno al 2%. Da allora si è ridotto meno di mezzo punto percentuale contro un -0,70% per il tratto decennale. Ne consegue che lo spread 30/10 anni oggi risulta di 80 punti base in Italia, cioè il BTp a 30 anni rende lo 0,80% in più del BTp a 10 anni. Meno di due anni fa, il premio era nell’ordine dei 15 punti o 0,15%.
Tutto questo significa che i rendimenti a lunga scadenza sono diventati relativamente più alti, segnalando il timore del mercato per una possibile ripresa dell’inflazione nell’Eurozona. Eppure, veniamo da un board della Banca Centrale Europea (BCE) in cui i segnali arrivati vanno nella direzione opposta. I tassi di interesse probabilmente continueranno a scendere nei prossimi mesi. Il governatore Christine Lagarde ha espresso preoccupazione per rischi al ribasso sia per l’economia che per l’inflazione nell’aria. Pesa ancora l’incertezza riguardo agli eventi futuri, tra cui dazi americani e riarmo europeo.
Rendimenti a lunga scadenza in possibile calo
E sarebbe proprio questa incertezza ad avere fatto esplodere i rendimenti a lunga scadenza. Ancora ai minimi del dicembre scorso, quelli trentennali italiani risultavano a premio di neppure mezzo punto percentuale.
Il maggiore divario si deve alle tensioni sui mercati di questi mesi. In Germania, lo spread 30/10 anni è oggi di 45 punti contro i 20/25 di dicembre. Colpa delle maggiori aspettative d’inflazione trainate dal piano Merz a debito di 1.000 miliardi di euro. Ma la BCE non sembra crederci più di tanto. Le agenzie di rating sono tornate a migliorare i loro giudizi sul debito italiano. Altro elemento che concorre a risaltare i BTp lunghi.