Ennesimo record e rialzo da inizio anno del 33% per il prezzo spot dell’oro, che sfiora in queste ore i 3.500 dollari l’oncia. Mentre scriviamo, la quotazione supera i 3.494 dollari. In euro ha varcato la soglia dei 3.000. Il metallo si sta giovando dell’indebolimento del dollaro ai minimi da oltre tre anni contro le principali valute. Rispetto ai massimi toccati a gennaio, questi segna un crollo dell’11%. Il presidente americano Donald Trump è tornato ad attaccare il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, attraverso il suo social Truth, definendolo “Mr Too Late” (“Signor Troppo Tardi”). Egli ha spiegato che l’Europa ha già tagliato i tassi per ben 7 volte, mentre la FED sia troppo lenta nel farlo.
E ha accusato lo stesso Powell di avere tagliato, invece, i tassi di interesse a settembre per sostenere la campagna elettorale dei democratici allora al governo.
Credibilità della FED in bilico
Nei giorni scorsi, Trump aveva pubblicamente esternato l’intenzione di licenziare Powell. Questi sarà ora costretto a tenere il punto sui tassi per tutelare la credibilità della FED. Ma c’è la concreta possibilità che si dimetta per non esporre più il suo istituto agli attacchi della Casa Bianca o che finisca per cedere o per essere licenziato, sebbene la legge non consenta al presidente la rimozione, se non per giusta causa.
Rischi per inflazione USA
Il prezzo dell’oro vola per questa eventualità. Gli investitori non si fidano più di tanto della prima banca centrale, palesemente sotto pressione. Se tagliasse i tassi al prossimo board di maggio, lo farebbe in una situazione controversa. L’inflazione sta sì scendendo anche negli Stati Uniti come sostiene Trump, ma la guerra dei dazi scatenata dai suoi annunci rischia di farla risalire nei prossimi mesi.
Per non parlare della debolezza del dollaro, che di fatto amplifica già le misure annunciate dal governo sulle importazioni, rendendole più costose per le imprese americane.
Il mercato non crede al taglio dei tassi FED a giugno, ma sconta altri 4 tagli dello 0,25% ciascuno entro fine anno. In un certo senso, sta considerando uno scenario in cui a prevalere sia Trump. Semplicemente, Powell la spunterebbe solamente per la prossima riunione. Sta di fatto che la politicizzazione della banca centrale non fa bene alla credibilità del sistema finanziario nel suo complesso. Non era mai accaduto nell’ultimo secolo che l’operato della FED venisse messo in discussione così apertamente da un presidente in carica.
Prezzo dell’oro sintomo di panico sui mercati
L’intento di Trump sarebbe di indebolire il dollaro e ottenere un costo del denaro più basso possibile per rifinanziare il debito senza grossi problemi e abbassare le rate dei mutui per le famiglie, nonché per stimolare gli investimenti delle imprese. Una prospettiva che rafforza il prezzo dell’oro anche in previsione di una possibile risalita drastica dell’inflazione. Il metallo potrebbe seriamente arrivare ben prima di dicembre a 4.000 dollari di questo anno. Pensate che negli ultimi 12 mesi è esploso già di oltre il 52%. Un andamento che non possiamo più considerare naturale, ma frutto di una vera crisi di panico che si sta diffondendo sui mercati e che si traduce tra l’altro nella caduta recente degli indici borsistici a Wall Street.