Pensioni integrative: dove finiscono i nostri soldi?

I fondi pensione a volte non sono la soluzione ideale per farsi una pensione integrativa. La gestione dei soldi è torbida e rischiosa, i giovani lavoratori lo sanno e restano diffidenti.
3 anni fa
1 minuto di lettura
fondo pensione

Si discute sempre e più spesso di pensione integrativa. Si dice che è necessaria, che l’Inps non sarà in grado di assicurare un futuro ai lavoratori e che quindi è opportuno farsi una pensione supplementare da affiancare a quella pubblica.

A questo fine spingono di gran carriera banche, assicurazioni e governi. Al punto che i versamenti ai fondi pensione possono anche essere dedotti dall’imponibile in dichiarazione dei redditi. Ma la domanda che spesso ci si pone è: c’è da fidarsi?

Come sono gestiti i soldi dei fondi pensione

I lavoratori spesso affidano ciecamente i loro risparmi o quote del TFR ai fondi pensione negoziali.

Si informano poco. Ma che fine fanno questi soldi? Come vengono utilizzati e, soprattutto, quale rendimento è assicurato? La gestione non è chiara. Tutt’altro. E poi ci sono i costi nascosti che solo un esperto riesce a scovare.

Negli Stati Uniti molti fondi pensione investono nei mercati finanziari anche con elevati grado di rischio. Non è mistero che in passato qualche fondo pensione sia andato in rovina a seguito di crash del mercato azionario. Col risultato che i lavoratori hanno perso quasi tutto e la loro pensione integrativa è andata in fumo.

E questo può succedere anche da noi. Solo che non è ancora accaduto perché in Italia i fondi pensione hanno preso piede solo col nuovo secolo, ma potrebbe succedere. I fondi pensione investono in borsa i soldi dei lavoratori tanto quanto i fondi comuni di investimento. Se i mercati vanno bene, i rendimenti sono buoni. Ma, si sa, non è sempre così.

Finora i rendimenti dei fondi pensione hanno battuto quelli del TFR i cui rendimenti sono legati al tasso di inflazione.

Ma come dice anche il proverbio, chi va piano va sano e lontano. Cosa potrebbe accadere se l’inflazione improvvisamente dovesse tornare a salire?

La diffidenza dei giovani verso la previdenza integrativa

Le preoccupazioni sono maggiori fra i giovani lavoratori. Lo si evince dai numeri. Secondo i dati elaborati dalla Covip alla fine del 2021, su 8,8 milioni di iscritti ai fondi pensione, solo il 17,8% ha meno di 35 anni. Mentre la maggior parte dei lavoratori (il 50,3%) appartiene alla fascia di età centrale compresa fra i 35 e 54 anni. Il 31,9% ha almeno 55 anni.

Non solo. Dal 2017 al 2021 le adesioni ai fondi pensione fra i giovani lavoratori fino a 35 anni di età hanno registrato una crescita quasi insignificante (+0,4%). Mentre si assistite a un progressivo incremento delle adesioni dei lavoratori appartenenti alle classi di età centrali(+6%).

Una delle ragioni di fondo è che le fasce d’età più giovani partecipano in misura minore al mercato del lavoro. Quindi mancano i soldi. Ma è altrettanto vero che non vi è tutta questa preoccupazione verso il futuro. Così come il fatto che i giovani, generalmente più istruiti rispetto al passato, hanno consapevolezza che la gestione dei fondi pensione è torbida e quindi rischiosa.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

L’angolo dei certificati

Primo anno di asilo, come sapere quanto ti spetta di bonus (fino a 3 mila euro)
Articolo precedente

Primo anno di asilo nido, come sapere quanto ti spetta di bonus: fino a 3 mila euro a figlio

Bonus 700 euro ai clienti Poste, cosa c'è di vero e quale requisito è richiesto
Articolo seguente

Bonus 700 euro ai clienti Poste, cosa c’è di vero e quale requisito è richiesto