Pensioni, cambia tutto dal 2027: si allontana con nuovi requisiti in arrivo

L’età pensioni potrebbe salire dal 2027: l’INPS prevede un possibile adeguamento legato all’aumento della speranza di vita.
2 settimane fa
3 minuti di lettura
pensione
Foto © Licenza Creative Commons

Il tema delle pensioni torna al centro del dibattito pubblico con nuove prospettive sul futuro dei requisiti anagrafici per l’accesso al trattamento pensionistico. Durante un’audizione presso la Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali, l’INPS ha comunicato importanti aggiornamenti relativi alla possibile revisione dell’età pensionabile a partire dal biennio 2027-2028.

Le previsioni attuali indicano un possibile incremento di tre mesi sull’età necessaria per il pensionamento, collegato al naturale meccanismo di adeguamento alla speranza di vita. Pertanto, si andrebbe dagli attuali 67 anni di età ai 67 anni e 3 mesi. Si tratta di un meccanismo automatico previsto dalla normativa italiana, secondo cui i requisiti pensionistici devono seguire l’andamento demografico del Paese, tenendo conto delle variazioni nell’aspettativa di vita media della popolazione.

Pensioni: il contesto normativo e le tempistiche

L’aggiornamento dell’età per accedere alle pensioni non è ancora definitivo. Le stime fornite dall’INPS sono da considerarsi preliminari, in attesa del decreto interministeriale che dovrà sancire le modifiche. Tale provvedimento, redatto congiuntamente dal Ministero del Lavoro e da quello dell’Economia, è atteso entro la fine del 2025. Solo con la pubblicazione del decreto si potrà avere certezza sull’eventuale variazione e sulla sua entità.

La normativa vigente prevede che l’adeguamento dei requisiti pensionistici avvenga ogni due anni e sia proporzionato alle rilevazioni ISTAT sull’incremento dell’aspettativa di vita alla nascita. Secondo le proiezioni attuali, il prossimo aggiornamento potrebbe comportare uno slittamento di tre mesi, portando quindi i lavoratori a dover posticipare l’uscita dal mercato del lavoro.

Impatti sulle modalità di pensionamento

Un eventuale innalzamento dell’età pensionabile non inciderebbe solo sul trattamento della pensione di vecchiaia.

Ma avrebbe conseguenze anche su altri percorsi di uscita anticipata dal lavoro. Tra questi rientrano l’Ape sociale, la pensione anticipata per lavoratori precoci e l’Isopensione, strumenti che verrebbero influenzati dal cambiamento dei requisiti anagrafici.

L’Ape sociale, che consente l’accesso anticipato alla pensione per alcune categorie di lavoratori in condizioni svantaggiate o impegnati in mansioni gravose, potrebbe subire una revisione dei criteri di accesso, rendendo più difficile il ricorso a questa misura. Allo stesso modo, i lavoratori precoci — ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età e hanno accumulato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni — potrebbero vedere posticipata la loro possibilità di pensionamento anticipato.

Un’altra categoria potenzialmente impattata è quella relativa all’Isopensione, un meccanismo utilizzato dalle aziende per gestire i processi di ristrutturazione e ricambio generazionale. Questa misura permette alle imprese di accompagnare i lavoratori verso il pensionamento anticipato, con un sostegno economico a carico dell’azienda. Un cambiamento nei requisiti pensionistici comporterebbe un’estensione della durata dell’Isopensione, influenzando i piani di turnover già strutturati e costringendo molte realtà a rivedere le proprie strategie di gestione del personale.

Conseguenze per aziende e lavoratori

L’adeguamento dell’età pensionabile, pur essendo un atto previsto dalla normativa e giustificato da dati demografici oggettivi, ha sempre suscitato una certa preoccupazione tra lavoratori e imprese.

Per i primi, l’idea di dover lavorare più a lungo può rappresentare un ostacolo significativo, soprattutto per chi svolge attività usuranti o ha iniziato la propria carriera lavorativa in giovane età. Per le aziende, invece, l’aumento dell’età pensionabile può complicare la programmazione delle risorse umane, rallentando i processi di ringiovanimento della forza lavoro e generando incertezze nella pianificazione finanziaria dei costi del lavoro.

Inoltre, il fatto che molti strumenti di accompagnamento alla pensione siano condizionati dai requisiti anagrafici rende ancora più delicata la gestione delle transizioni occupazionali. Ogni variazione richiede un aggiornamento dei piani aziendali e delle politiche di welfare interno, con riflessi anche sulla contrattazione collettiva.

Il ruolo delle istituzioni

Le istituzioni saranno chiamate a valutare con attenzione gli effetti sociali ed economici del possibile innalzamento dell’età pensionabile. Se da un lato l’adeguamento alla speranza di vita è considerato un principio di equilibrio finanziario del sistema previdenziale, dall’altro è fondamentale garantire sostenibilità sociale, proteggendo le fasce più vulnerabili e promuovendo soluzioni flessibili.

Il decreto interministeriale previsto entro dicembre 2025 avrà un ruolo cruciale nel definire il futuro delle pensioni in Italia. Oltre a stabilire i nuovi parametri per l’accesso alla pensione di vecchiaia, il provvedimento dovrà tener conto delle diverse tipologie di pensionamento anticipato. Valutando possibili deroghe o misure di accompagnamento per mitigare gli effetti della riforma.

Prospettive e scenari futuri sull’età per le pensioni

L’evoluzione delle pensioni in Italia è strettamente legata al contesto demografico e macroeconomico. Il progressivo invecchiamento della popolazione e l’allungamento della vita media pongono sfide importanti per la tenuta del sistema previdenziale. In questo scenario, l’adeguamento automatico dell’età pensionabile rappresenta uno strumento di bilanciamento, ma necessita di interventi calibrati per evitare squilibri sociali.

In attesa del decreto ufficiale, il confronto tra istituzioni, parti sociali e operatori del settore sarà determinante per definire una riforma che concili equità, sostenibilità e flessibilità. Il tema delle pensioni continua dunque a rappresentare una delle questioni più delicate e strategiche dell’agenda politico-economica del Paese.

Riassumendo

  • Previsto aumento di 3 mesi dell’età pensionabile dal 2027.
  • Il cambiamento dipende dall’incremento dell’aspettativa di vita.
  • Decreto interministeriale atteso entro dicembre 2025.
  • Possibili effetti su Ape sociale e pensione anticipata.
  • Isopensione a rischio nei piani aziendali di turnover.
  • Riforma pensionistica in equilibrio tra sostenibilità e impatto sociale.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

L’angolo dei certificati

agenzia entrate
Articolo precedente

Agenzia Entrate ti controlla, ma non trova nulla? Come riceverai la comunicazione

Prestiti in banca e depositi
Articolo seguente

Meno prestiti e più depositi in banca, così è cambiato il mercato del credito sotto il Covid