Pensioni 2025, pro e contro. Vantaggi e limiti di ogni misura

L'analisi dei canali di pensionamento 2025: molte misure e molte pensioni, ma tanti vantaggi si confrontano con tanti svantaggi.
2 mesi fa
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Pensioni 2025, tutti i pro e tutti i contro tra vantaggi e limiti di ogni misura
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Dal 2025 numerose misure di pensionamento saranno disponibili per i lavoratori, accompagnate da importanti novità introdotte con la Legge di Bilancio. Tra queste spicca il collegamento tra previdenza obbligatoria INPS e contribuzione volontaria da fondi pensione integrativi, oltre agli sconti per le mamme lavoratrici nel sistema contributivo, le finestre di decorrenza e la proroga di misure in scadenza nel 2024. Pertanto, le pensioni nel 2025 presentano diverse opportunità, ognuna con vantaggi e limiti da analizzare attentamente.

Pensioni 2025, tutti i pro e tutti i contro tra vantaggi e limiti di ogni misura

Cominciamo dalla pensione di vecchiaia, unica misura senza limitazioni particolari per chi ha iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 1995.

Sono sufficienti infatti 20 anni di contributi e il compimento dei 67 anni di età per accedere al pensionamento. Per chi invece ha iniziato a lavorare dopo tale data, sono previsti ulteriori requisiti, tra cui l’importo minimo della pensione, che nel 2025 deve essere almeno pari a 538,68 euro, cioè al valore dell’assegno sociale.

Un’altra opzione ordinaria è la pensione anticipata, che non prevede limiti anagrafici, ma richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, con una finestra di decorrenza di 3 mesi per il primo pagamento.

Esiste anche la pensione anticipata contributiva, che consente il pensionamento con 64 anni d’età e 20 anni di contributi, purché la pensione liquidata dall’INPS sia almeno pari a 3 volte l’assegno sociale. Questo valore è ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per quelle con almeno due figli. Anche in questo caso è prevista una finestra di 3 mesi.

Come andare in pensione nel 2025 con diverse misure e quali sono i vincoli

Una misura alternativa alle classiche pensioni è l’Ape sociale, accessibile con 63 anni e 5 mesi di età e contributi variabili a seconda delle categorie. È rivolta principalmente a disoccupati che abbiano terminato la Naspi, caregiver che assistano da almeno 6 mesi un parente convivente, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità e lavoratori impiegati in mansioni gravose.

Le prime tre categorie necessitano di 30 anni di contributi, mentre i lavoratori gravosi ne devono avere almeno 36 anni. L’Ape sociale presenta forti limitazioni: è un trattamento senza tredicesima, non reversibile, senza maggiorazioni né indicizzazioni, e non può superare 1.500 euro mensili. Inoltre, non consente alcuna attività lavorativa, fatta eccezione per il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.

Limiti di platea, importo ma non solo, ecco quando la quiescenza è penalizzante

Due misure con limiti particolari sul calcolo della pensione sono Opzione Donna e Quota 103. Sono entrambe basate sul metodo contributivo, che può penalizzare significativamente l’importo finale.

Con Opzione Donna, le lavoratrici che hanno maturato 59 anni di età e 35 anni di contributi entro la fine del 2024 possono andare in pensione anticipata. Tuttavia, è prevista una finestra di decorrenza di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome. E l’accesso è riservato esclusivamente a specifiche categorie.

Ovvero: caregiver con almeno 6 mesi di assistenza a familiari gravemente invalidi, invalide con almeno il 74%, licenziate o dipendenti di aziende in crisi con tavoli ministeriali aperti.

L’età minima di 59 anni vale solo per chi ha avuto due figli. Per chi ne ha avuto uno sale a 60 anni, e a 61 anni per le donne senza figli.

Anche con 41 anni di contributi la pensione è ok, ma a che condizioni?

La pensione con Quota 103, accessibile con 62 anni di età e 41 anni di contributi, presenta ulteriori limitazioni oltre al calcolo contributivo obbligatorio. Il trattamento non può superare 4 volte il trattamento minimo e non permette attività lavorative, salvo lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui. Le finestre di decorrenza sono di 7 mesi per i lavoratori del settore privato e di 9 mesi per quelli del pubblico.

Infine, la Quota 41 precoci consente il pensionamento con 41 anni di contributi maturati. Ma solo a categorie limitate (invalidi, caregiver, addetti ai lavori gravosi, usuranti e disoccupati). E almeno un anno di contribuzione deve essere stato versato prima del compimento dei 19 anni. Anche per questa misura la finestra di decorrenza è di 3 mesi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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