E’ stata una settimana intensa per il mercato delle obbligazioni sostenibili. Per tre stati del Mediterraneo si sono finanziati su questo segmento con emissioni corpose. C’è stata l’Italia con il suo terzo BTp Green, stavolta della durata di otto anni e mezzo e che ha raccolto 10 miliardi di euro. Cipro ha emesso il suo primo bond ESG per 1 miliardo di euro e la Turchia ha fatto il suo debutto sul mercato dei Green Bond con un’emissione di 2,5 miliardi di dollari.

Copiosi gli ordini per quest’ultimo titolo: 12,5 miliardi arrivati da 200 investitori. La parte del leone l’ha fatta il Regno Unito, che ha sottoscritto il 31% del totale contro il 35% di un mese fa per un’emissione turca ordinaria. Ad oggi, quindi, Ankara ha raccolto il 75% dei 10 miliardi di dollari a cui punta entro l’anno sui mercati internazionali.

Il Green Bond della Turchia ha scadenza nel giugno 2030, per cui presenta una durata iniziale di poco superiore ai 7 anni. La cedola è stata fissata al 9,125% e il prezzo di aggiudicazione è stato di 99,117 centesimi. Pertanto, il rendimento lordo annuo è risultato del 9,30%. Le stime iniziali erano per un 9,60% circa. Non c’è stato alcun “greenium”, però. Per esso s’intende il premio beneficiato dall’emittente in termini di minore rendimento rispetto a un’emissione ordinaria di pari durata. Era inevitabile, date le condizioni finanziarie critiche della Turchia.

Green Bond Turchia, rischi da crollo lira

Tra le altre cose, questo Green Bond non servirà a finanziare la ricostruzione delle province duramente colpite dal devastante terremoto di febbraio. In un primo momento, infatti, si pensava che il governo avrebbe emesso un bond ESG, proprio per fare in modo che i proventi potessero essere impiegati anche a tale scopo. La scelta finale è stata apprezzata dagli investitori, in quanto fornisce maggiori certezze sull’uso dei capitali raccolti.

La Turchia non è indietro sulle politiche ambientali, sebbene abbia ratificato tardi l’Accordo di Parigi e abbia fissato per il 2053 il raggiungimento dell’obiettivo di emissioni nette di CO2.

Il problema principale per il Green Bond turco sta nel drammatico deterioramento delle condizioni finanziarie del paese. La banca centrale ha in questi giorni introdotto ulteriori misure a sostegno della lira turca, tra cui un coefficiente di riserva obbligatoria del 5% più alto per gli istituti con depositi in valuta locale sotto il 60% del totale. Il cambio contro il dollaro si è portato in area 19,25, perdendo un altro 25% in un anno. Da un lato, l’emissione Green Bond allevia la pressione sulle scarse riserve valutarie, facendo affluire valuta estera. Dall’altro, però, aumentano i rischi di credito per un paese che con il collasso della lira si troverà sempre più in difficoltà ad onorare le scadenze in valute pesanti.

Anche Cipro ha emesso un bond sostenibile, dicevamo. Esso ha scadenza 13 aprile 2033, per cui la durata è decennale. La cedola è stata fissata al 4,125% e il rendimento esitato è stato del 4,219%. La domanda è stata altissima: 12 miliardi contro il miliardo offerto. L’importo potrà sembrare scarno, ma considerate che il PIL dell’isola nel 2022 è stato di 27 miliardi. I rating assegnati al debito pubblico cipriota da parte delle agenzie internazionali sono buoni: BBB per S&P e Fitch, Baa1 per Moody’s. Nel complesso, migliori di quelli italiani. Il rapporto tra debito e PIL a Cipro è sceso sotto il 100%.

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