Anche oggi il Ministero di economia e finanze ha raccolto altri 7 miliardi di euro attraverso l’emissione di titoli di stato. Nello specifico, si è tenuta un’asta di Buoni ordinari del Tesoro (BoT) in due tranche. La prima è stata una riapertura del bond inizialmente annuale e con scadenza 14 luglio 2023 (ISIN: IT0005500027) per 2 miliardi e la seconda ha riguardato i nuovi semestrali in scadenza il 29 settembre 2023 (ISIN: IT0005541278) per 5 miliardi. I rendimenti dei BoT a luglio si sono attestati al 2,934% e dei semestrali al 3,076%.

Nel primo caso, il prezzo di aggiudicazione è stato di 99,152 centesimi, nel secondo di 98,469 centesimi.

Come sappiamo, i BoT sono titoli di stato senza cedole. I rendimenti offerti derivano solamente dalla differenza tra il prezzo di rimborso alla scadenza e il prezzo di acquisto. In sostanza, chi acquistasse oggi 1.000 euro di BoT semestrali, spenderebbe quasi 985 euro. Il margine lordo dell’investitore consisterebbe in quei 15 euro e rotti maturati in metà anno, che equivalgono per l’appunto a più del 3% lordo su base annua.

Rendimenti BoT competitivi

I rendimenti dei BoT sono diventati allettanti negli ultimi mesi, sebbene con tassi d’inflazione ancora elevati appaiano modesti. Le alternative non si rivelano migliori, in ogni caso. I migliori conti deposito offrono ancora di meno e per vincoli di durata temporale superiore. L’aspetto forse meno piacevole per i risparmiatori riguarda il ripiegamento dei rendimenti a breve dei titoli di stato. I BoT annuali offrivano il 3,65% l’8 marzo scorso, mentre oggi meno del 3,15%.

I rendimenti a breve riflettono le condizioni monetarie. Il loro calo recente segnalerebbe che il mercato si attende tassi d’interesse in rialzo fino a un livello inferiore a quello scontato precedentemente. Ciò è dovuto anche alle conseguenze della crisi bancaria, che sta facendo intravedere la fine della stretta monetaria globale e una contestuale accelerazione nella discesa dei tassi d’inflazione.

Ricordiamo che i rendimenti dei BoT annuali erano negativi fino al maggio scorso, prima che la Banca Centrale Europea iniziasse ad alzare i tassi.

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