Il Gruppo Hera è tornato ieri a rifinanziarsi sui mercati con l’emissione di un nuovo green bond per l’importo di 500 milioni di euro. L’operazione arriva a distanza di sette mesi dal lancio delle obbligazioni sostenibili nell’ottobre scorso per 500 milioni di euro, destinate ai soli investitori qualificati. In quell’occasione, la durata fu fissata in 12 anni e mezzo e la cedola ad appena l’1%. Il rendimento lordo alla scadenza esitato fu dell’1,077%. Invece, ieri l’emittente offriva in partenza 130 punti base sopra il tasso “midswap”, cioè qualcosa come poco meno del 2,9% e per una scadenza di appena 7 anni.

Alla fine, ha fissato una cedola del 2,50% su base annua e corrisposta semestralmente. E ha spuntato un prezzo di poco inferiore alla pari e un rendimento alla scadenza del 2,639%. Gli ordini sono stati pari a 1,7 miliardi, circa 3,4 volte superiori all’importo offerto. Ad essersi occupate dell’emissione del green bond sono state BBVA, BNP Paribas, Credit Agricole, IMI-Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Santander e Unicredit.

I green bond sono obbligazioni dal funzionamento perfettamente identico a quello dei titoli ordinari. Si differenzia per la finalità dei proventi raccolti, che l’emittente s’impegna a utilizzare per centrare determinati obiettivi ambientali indicati nel prospetto informativo.

Primo green bond Hera nel 2014

Il Gruppo Hera è considerato un emittente “investment grade” da parte delle agenzie S&P e Moody’s con rating rispettivamente pari a BBB+ e Baa2, in entrambi i casi a due gradi sopra il livello “spazzatura”. Nel 2021, ha chiuso il bilancio con ricavi per 10,56 miliardi di euro e un utile netto di 333,5 milioni. L’indebitamento finanziario netto, invece, al 31 dicembre scorso si attestava a 3,63 miliardi.

Parliamo di una società pioniera nella finanza sostenibile tricolore, avendo emesso il suo primo green bond già nel 2014. L’ultima emissione di questo tipo risale, invece, al 2019. In quell’occasione fu emessa un’obbligazione verde a 8 anni in scadenza il 5 luglio 2027 (ISIN: XS2020608548).

La cedola fissata fu allora dello 0,875%, a fronte di un prezzo esitato di 98,407 centesimi. Pertanto, il rendimento offerto alla scadenza risultò di appena l’1,084%. Rispetto ai 500 milioni di euro offerto da Hera, le richieste ammontarono a sette volte tanto. Parliamo di un rendimento più che dimezzato rispetto a quello esitato ieri. Ma le condizioni di mercato erano allora del tutto diverse da quelle attuali. Gli obbligazionisti stanno scontando in questa fase il rialzo dei tassi BCE per la prima volta dall’estate del 2011.

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