I rendimenti dei titoli di stato italiani e nel resto dell’Area Euro restano in calo dai massimi toccati nella prima settimana di marzo, ma sono in rialzo da diverse sedute. C’è attesa per le prossime mosse della Banca Centrale Europea (BCE), che in larga parte dipenderanno dal dato odierno sull’inflazione. In questo articolo, esamineremo il BTp a 10 anni in dollari. Scadenza 15 giugno 2033 e cedola 5,375% (ISIN: US465410BG26), oggi sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana quota sopra la pari, a 100,87.

Il rendimento lordo alla scadenza si aggira poco sotto il 5,30%. Esso si confronta con il 4,21% del BTp a 10 anni in euro al termine della seduta di ieri.

Rendimenti e spread

Dunque, il BTp in dollari offre un premio di neppure l’1,10% sulla medesima scadenza in euro. All’inizio di quest’anno, la sua quotazione era di 97,62 centesimi, corrispondente a un rendimento alla scadenza in area 5,75%. Allora, il BTp a 10 anni in euro offriva il 4,67%. E anche in quel caso, quindi, il premio si aggirava a poco meno dell’1,10%. Nel frattempo, lo spread tra BTp e Bund in euro si è sgonfiato di una trentina di punti ai 185 attuali. Invece, lo spread tra BTp in dollari e T-bond a 10 anni degli Stati Uniti è sceso in misura inferiore da 186 a 174 punti.

Cosa implicano questi numeri? Il BTp in dollari si è apprezzato in linea con il BTp in euro (+3,3% contro +3,7%), ma meno del T-bond. E’ probabile che questo trend rifletta il minore appeal degli asset denominati in valuta americana. In effetti, il cambio euro-dollaro è salito a 1,07 a 1,085 quest’anno. In termini effettivi, questo significa che il capitale del BTp in dollari si è apprezzato da inizio gennaio dell’1,6%, meno della metà del bond in euro.

BTp in dollari appetibile solo con cambio sotto 1,20

E’ positivo che siano scesi entrambi gli spread, sia nei riguardi del Bund che del T-bond.

Il rischio sovrano a carico del debito pubblico italiano è percepito, a questo punto, meno alto di qualche mese fa. Inoltre, il fatto che lo spread BTp-Bund sia sceso del doppio dello spread tra BTp in dollari e T-bond sarebbe il segnale che il cosiddetto rischio “Italexit”, nel concreto mai esistito, sia percepito ancora più basso negli ultimi mesi. Se così non fosse, il mercato si sposterebbe maggiormente sui titoli in valuta americana emessi dal Tesoro di Roma, in quanto (sempre teoricamente) sfuggenti alla ristrutturazione nel caso di uscita dell’Italia dall’euro.

Acquistare il BTp in dollari a 10 anni può valere l’investimento solo nel caso in cui da qui alla scadenza il cambio euro-dollaro salisse a un ritmo medio annuo in linea o inferiore al premio offerto sul titolo in euro. In altre parole, da qui al 2033 il cambio dovrebbe non risultare non superiore a 1,20, altrimenti il maggiore rendimento del BTp in dollari sarebbe stato più che compensato dal deprezzamento del dollaro contro l’euro. Un’ipotesi forte, considerato che eravamo sopra tale soglia fino alla primavera di due anni fa. Solo con una politica monetaria della BCE stabilmente più accomodante di quella della Federal Reserve per tutti i prossimi anni, il mercato avrà avuto ragione e il BTp in dollari avrà battuto il BTp in euro in termini di rendimento effettivo.

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