La multi-utility Hera ha emesso il suo secondo bond sostenibile per l’importo di 600 milioni di euro. Ha raccolto richieste per 2,7 miliardi, 4,5 volte superiori all’offerta. L’obbligazione ha una durata di 10 anni e la data di regolamento è stata fissata per il prossimo 20 aprile. Lo stesso consorzio bancario che si è occupato del collocamento ha erogato alla società una linea di credito di 450 milioni, per cui complessivamente le risorse destinate al finanziamento delle iniziative necessarie per perseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale ammontano ad oltre 1 miliardo.

Il bond Hera stacca una cedola annuale del 4,25% ed è stato prezzato di poco sotto la pari, per cui il rendimento alla scadenza risulta essere stato all’emissione del 4,31%. Ma dalla data di pagamento degli interessi nel 2032, essa può subire variazioni in aumento (step-up). Ciò avverrebbe nel caso in cui almeno uno dei due obiettivi di sostenibilità ambientale prefissati non fosse raggiunto. Quali sono? Il primo consiste nel tagliare del 37% le emissioni di CO2 entro il 2030 con riferimento ai livelli del 2019. Se la società non ci riuscisse, il bond Hera staccherebbe una cedola dello 0,30% più alta, cioè del 4,55%. Il secondo punta ad aumentare il riciclaggio delle materie plastiche del 150% entro il 2030 rispetto alle tonnellate riciclate del 2017. Il mancato raggiungimento di questo obiettivo farebbe salire la cedola dello 0,20%, cioè al 4,45%.

Bond Hera a basso premio sul BTp

Ad essersi occupate del collocamento del bond Hera sono state BNP Paribas, Credit Agricole, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Santander, Unicredit, BBVA, Banca Akros, Barclays, BPER, CaixaBank, Deutsche Bank e MPS.

Se facciamo un confronto con il BTp a 10 anni, notiamo che il bond Hera offre un premio minimo, nell’ordine di una decina di punti base o 0,10%. Considerata la maggiore imposizione fiscale (26% contro 12,50% sugli interessi), il rendimento netto risulta persino inferiore. In un certo senso, ciò pone un freno all’investimento, dato che il rischio di credito teorico segnalato dalle agenzie di valutazione internazionali è sostanzialmente simile: BBB+ per S&P e Baa2 per Moody’s.

Con la differenza che uno stato sovrano come l’Italia riceverebbe di gran lunga maggiore supporto finanziario nel caso di condizioni finanziarie critiche. Dunque, il bond sostenibile rende relativamente poco, sebbene rimanga in assoluto remunerativo in una prospettiva di discesa dell’inflazione verso il target BCE del 2%.

[email protected]