Il nuovo governo tedesco non è ancora ufficialmente nato, ma politicamente è già morto. Friedrich Merz dovrebbe essere votato cancelliere dal Bundestag il prossimo 6 maggio e di lui si fida appena un cittadino su cinque in Germania. Ha gestito a dir poco malamente le trattative con i socialdemocratici (SPD) per mettere su l’ennesima Grosse Koalition dell’ultimo ventennio. Furbizia e tradimenti delle promesse elettorali non hanno pagato. E adesso si prospetta una convivenza tutt’altro che cordiale e pacifica tra conservatori e sinistra.
Consensi a picco per Grosse Koalition
Pare che il prossimo ministro delle Finanze nel nuovo governo tedesco sarà Lars Klingbeil, astro nascente dell’SPD dopo le dimissioni da leader del partito del cancelliere uscente Olaf Scholz. Egli non ha escluso un aumento delle tasse per coprire eventuali buchi di bilancio, date le incertezze dei tempi in cui viviamo. Merz ha dapprima smentito l’esistenza di un accordo in tal senso, mentre successivamente si è detto aperto all’ipotesi, pur non essendo propenso a mettere le mani in tasca ai contribuenti. Si tratta dell’ennesima promessa elettorale andata a farsi benedire prima ancora che diventi cancelliere.
Nei sondaggi questi tradimenti stanno pesando, eccome. I conservatori della CDU/CSU sarebbero scesi al 25% dei consensi contro il 26% dell’AfD, il partito della destra euroscettica. La stessa SPD è scivolata al 15%, per cui il prossimo governo tedesco debutterebbe con un consenso di appena il 40% contro il 45% raccolto alle elezioni federali di soli due mesi fa. Se già sembrava poco, adesso sembra risibile. Anche perché la chiusura di Merz alle trattative con l’AfD ha assegnato all’SPD un vantaggio impensabile ad una sinistra uscita distrutta dalle elezioni. Sa che potrà fare il bello e il cattivo tempo, perché i suoi alleati-rivali non dispongono di alternative. Anzi, alla luce dei nuovi sondaggi può alzare ulteriormente la posta, dato che in caso di elezioni anticipate vincerebbe l’AfD e i conservatori perderebbero nel migliore dei casi la cancelleria.
Merz ha giocato male la partita
Merz ha giocato sporco sin dall’inizio, convocando il precedente Bundestag per riformare la legge costituzionale sul “freno al debito“. Nel nuovo assise, infatti, non sarebbe esistita una maggioranza dei due terzi necessaria favorevole all’approvazione. Con questa mossa, ha concesso alla sinistra tutto e subito, rimanendo a bocca asciutta prima ancora che il negoziato per la formazione del nuovo governo tedesco iniziasse. I conservatori stessi se la sono presa con il loro leader, sostenendo che abbia ceduto eccessivamente alle proposte dei socialdemocratici. Il leader del movimento giovanile Johannes Volkmann ha persino minacciato di non votare la fiducia.
Il momento non è propizio neanche sul piano geopolitico ed economico. L’economia in Germania quest’anno rischia di non crescere affatto a causa dei dazi, stando alle ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale. I rapporti tra Berlino e Washington sono ai minimi termini e Merz spera di far riacquisire alla Germania centralità in Europa grazie all’asse con la Francia di Emmanuel Macron. Ma deve rassegnarsi nel frattempo all’attivismo del governo italiano, sperando che abbia successo nell’avvicinare le posizioni dell’amministrazione Trump a quelle della Commissione europea sui dazi.
Governo tedesco ostaggio della sinistra
Merz rischia di rompersi l’osso del collo sul piano politico se il Pil in Germania non ripartirà nei prossimi trimestri. La delusione degli elettori potrebbe salire a livelli insostenibile per la sua coalizione. L’ascesa dell’AfD gli lega le mani. Egli non può rompere con l’SPD e rischiare di portare il suo schieramento a sbattere alle urne. D’altra parte, la sopravvivenza del prossimo governo tedesco rischia di avvenire a discapito del programma sul quale ha vinto le elezioni di recente, dovendo cedere agli incontentabili alleati della sinistra. Equivarrebbe a rinviare l’appuntamento con il declino del centro-destra tradizionale.