Ci sono lavoratori che, a livello pensionistico, non hanno alcuna alternativa: non possono scegliere tra varie misure di uscita, ma devono accontentarsi dell’unica opzione per la quale hanno raggiunto i requisiti.
In altri casi, invece, il lavoratore può scegliere tra più modalità di pensionamento, avendo maturato i requisiti per diverse formule di uscita.
Ma esiste anche una terza categoria: chi non potrà mai andare in pensione, nonostante abbia versato per anni e contribuito al proprio montante previdenziale.
Niente pensione dall’INPS per molti contribuenti: una realtà difficile da accettare, ma inevitabile alla luce di quanto vedremo.
Previdenza sociale: sostegno anche per la vecchiaia
La previdenza sociale ha, tra le sue funzioni principali, quella di garantire un sostegno economico nella vecchiaia, quando l’età non consente più di lavorare né di generare un reddito sufficiente per vivere.
Ma se non si raggiungono le soglie minime previste, ci sono contribuenti che non potranno mai accedere a una pensione.
Altri, invece, si trovano davanti a una scelta: uscire subito con una pensione anticipata oppure continuare a lavorare per ottenere un assegno più elevato.
E, come già accennato, c’è anche chi rischia di non andare in pensione mai. Vediamo ora i casi più particolari previsti dal sistema previdenziale.
Niente pensione dall’INPS, ecco oggi chi vive nel “fine lavoro mai”
È davvero possibile che esistano persone che, pur avendo versato dei contributi, non potranno mai andare in pensione?
Sì. Chi pensa il contrario non conosce a fondo il funzionamento del sistema previdenziale italiano.
Andare in pensione non è affatto semplice, non solo per via dei requisiti rigidi, ma anche perché certe regole, se non rispettate, possono escludere completamente il lavoratore dal diritto alla prestazione.
Un esempio emblematico riguarda le pensioni contributive, cioè quelle spettanti a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995.
Per questi soggetti esiste una forma di pensione anticipata contributiva a 64 anni, ma con rigidi requisiti economici.
A 64 anni, a 67 anni o a 71 anni: ecco le età di uscita dal mondo del lavoro
La pensione anticipata contributiva a 64 anni con soli 20 anni di contributi non è semplice da ottenere.
Innanzitutto, riguarda solo chi ha iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995.
Inoltre, alla data di liquidazione della prestazione, l’assegno mensile deve essere almeno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale.
Nel 2025, significa una pensione non inferiore a circa 1.616 euro al mese.
Per chi ha iniziato dopo il 1995, esiste anche la pensione di vecchiaia a 67 anni, ma l’importo deve essere almeno pari all’assegno sociale, cioè circa 538 euro al mese.
Chi già a 64 anni ha maturato una pensione abbastanza elevata può scegliere se uscire subito o continuare a lavorare, in modo da ottenere un assegno più alto a 67 anni.
Ma se l’importo maturato non raggiunge la soglia prevista, a 71 anni cade ogni vincolo: bastano solo 5 anni di versamenti per ottenere la pensione, anche se di importo minimo.
Ecco perché per molti niente pensione dall’INPS, nemmeno a 71 anni di età
Chi ha anche un solo anno di contributi versati prima del 1996 non rientra più nella categoria dei contributivi puri, e perde il diritto alla pensione anticipata contributiva a 64 anni.
Tuttavia, a 67 anni, questa persona può accedere comunque alla pensione, anche se l’importo maturato è inferiore all’assegno sociale, beneficiando eventualmente delle integrazioni al minimo (non previste per i contributivi puri).
Il vero problema nasce se, nonostante l’anzianità, non si raggiungono nemmeno i 20 anni di contribuzione obbligatoria.
In questo caso, non si può andare in pensione né a 64, né a 67, né a 71 anni.
Infatti, la pensione a 71 anni con solo 5 anni di versamenti è riservata esclusivamente a chi rientra tra i contributivi puri.
Per chi non rientra in nessuna di queste condizioni, niente pensione dall’INPS, nemmeno alla soglia della vecchiaia più avanzata.