Più volte abbiamo sottolineato alcune novità che sono state introdotte di recente sulla Naspi. E sono novità che rendono l’indennità per disoccupati INPS piuttosto complicata da prendere. L’identità disoccupati INPS è accessibile come sempre da parte di chi perde il posto di lavoro in maniera involontaria. Infatti il fattore predominante per il diritto alla Naspi era e resta la perdita del posto di lavoro indipendente dalla volontà dei diretti interessati. Con le dimissioni volontarie invece, se queste non sono date per giusta causa, la Naspi non spetta. Oggi invece emerge un altro aspetto. Per rapporti di lavoro di durata inferiore ad un minimo prestabilito, chi prima si è dimesso da un altro in passato, non potrà lo stesso prendere la Naspi.
Un limite che adesso rende effettivamente complicatissimo prendere la Naspi da chi in precedenza ha lasciato un lavoro per dimissioni.
Niente Naspi per chi lavora meno di 3 mesi, ecco la novità e come funziona
In altri termini, in base alle nuove norme, chi a seguito di interruzione di un rapporto di lavoro di durata inferiore ai tre mesi, adesso rischia di essere tagliato fuori dall’indennità per disoccupati. Oggi analizziamo di cosa effettivamente si tratta rispondendo al quesito di un nostro lettore a cui hanno detto che per percepire l’indennità per disoccupati dall’INPS dovrà essere assunto per almeno 3 mesi.
“Mi chiamo Paolo, ho 30 anni e volevo un consiglio da parte vostra. Io ho lasciato il mio vecchio lavoro per incomprensioni con i mesi superiori a novembre del 2024. Ho dato le dimissioni volontarie e quindi non ho preso la Naspi, giustamente, proprio per via del fatto che ho dato le dimissioni.
Adesso però ho trovato un nuovo lavoro a febbraio scorso. Mi hanno assunto in un’azienda con un contratto a tempo determinato della durata di un mese. Poi a marzo mi hanno prorogato il contratto di nuovo per un mese e adesso stop, perché evidentemente non hanno più bisogno di me. Adesso il mio sindacato mi dice che non potrò avere lo stesso diritto alla Naspi perché ho dato le dimissioni dal precedente rapporto di lavoro. Io invece credevo che a seguito di una nuova attività lavorativa potevo superare questo ostacolo e percepire la Naspi. Voi cosa mi dite?”
La durata del rapporto di lavoro assume rilevanza
In effetti è entrata in vigore quest’anno una novità che limita molto la possibilità di andare in Naspi per quei lavoratori che si dimettono da un posto di lavoro. Infatti chi dà le dimissioni dal lavoro come abbiamo detto in precedenza non ha diritto alla Naspi. L’indennità per disoccupati INPS viene concessa solo a chi perde il lavoro in maniera involontaria e quindi a seguito di licenziamento individuale, collettivo, disciplinare o per dimissioni per giusta causa. Stessa possibilità di andare in Naspi per coloro i quali provengono dalla cessazione di un contratto di lavoro a termine. Il problema di fondo adesso diventa la durata della nuova attività lavorativa successiva alle dimissioni.
La nuova attività lavorativa non può essere di durata inferiore a 3 mesi per sdoganare il problema delle precedenti dimissioni per la Naspi.
Ecco come fare a prendere la Naspi dopo le dimissioni, le regole vanno seguite altrimenti niente indennità
Il nostro lettore non potrà avere la Naspi, a meno che non trovi un lavoro di almeno 3 mesi. La regola parla chiaro. Per esempio, un dipendente di una azienda da cui si dimette dopo anni di lavoro, non può prendere la Naspi per via delle dimissioni. Se viene assunto da una nuova azienda, ma per meno di 3 mesi, non potrà lo stesso avere diritto alla Naspi. Invece a seguito di una nuova assunzione pari o superiore a 3 mesi, ecco che le precedenti dimissioni perdono valore. E l’interessato non solo potrà andare in Naspi sfruttando i periodi della nuova attività lavorativa. Ma potrà prendere la Naspi anche per i periodi precedenti, cioè per il lavoro svolto presso l’azienda da cui si è dimesso. Oggi diventa complicato lasciare un lavoro in cui non ci si trova bene, provando una nuova avventura da un’altra parte. Perché se qualcosa con il nuovo lavoro va storto e si interrompe prima, anche se non per volontà del lavoratore, la Naspi resta impossibile da sfruttare.