Lo stipendio di un pensionato che lavora è tassato come seconda professione?

Chi può lavorare dopo la pensione e quali tasse si pagano sui redditi percepiti. Cosa c’è da sapere e quali rischi si corrono in caso di negligenza.
3 anni fa
1 minuto di lettura
pensione

Continuare a lavorare dopo la pensione? La legge non lo vieta, ma bisogna sapere che esistono dei limiti di reddito, a seconda del tipo di trattamento previdenziale, e soprattutto imposte da pagare.

Di norma, tutti i redditi sono imponibili secondo la tassazione ordinaria e quindi assoggettabili alle aliquote Irpef e alle addizionali locali. Non si scappa. Sia che si tratti di prestazioni da lavoro occasionale o autonomo.

Cumulo dei redditi da lavoro con la pensione

A decorrere dal gennaio 2009, i redditi da lavoro sono interamente cumulabili con le pensioni di vecchiaia, di anzianità e anticipate. Pertanto, ogni euro percepito a titolo di reddito da lavoro dopo la pensione è soggetto a tassazione ordinaria.

Questa possibilità di cumulare i redditi da lavoro con la pensione è valida solo per coloro che hanno ottenuto la pensione col sistema di calcolo misto o interamente retributivo. Per i contributivi puri, invece, ci sono dei limiti anagrafici (almeno 60 anni di età anagrafica per le donne e 65 per gli uomini), contributivi (almeno 40 anni di contribuzione) o combinazione di entrambi (almeno 35 anni di contribuzione e 61 anni di età anagrafica).

E’ quindi importante verificare questi requisiti prima di intraprendere qualsiasi attività lavorativa onde rischiare di vedersi sospesa la pensione. Per quanto riguarda i redditi, questi si sommano alla rendita e vanno a costituire l’imponibile su cui saranno pagate le tasse secondo i vari scaglioni Iperf.

Uscita anticipata e limiti di reddito da lavoro

Non è, invece, possibile lavorare se si ottiene una pensione anticipata. O meglio, in deroga rispetto ai requisiti ordinari. Stiamo parlando in particolare di Quota 100, Quota 102, Ape Sociale e assegno ordinario di invalidità.

La pensione con Quota 100 e Quota 102, di qualsiasi importo sia, è cumulabile solo con redditi da lavoro autonomo fino a 5.000 euro lordi all’anno. Detta soglia vale per il periodo compreso tra la decorrenza della pensione anticipata e il compimento dell’età pensionabile per il trattamento di vecchiaia.

L’indennità prevista per Ape Sociale è invece cumulabile con redditi da lavoro fino a 4.800 euro all’anno derivante da prestazione occasionale o autonoma. Fino a 8.000 euro all’anno se il reddito è da lavoro subordinato.

Per gli invalidi, l’assegno è cumulabile col reddito da lavoro, ma è soggetto a riduzione del 25% se il reddito conseguito supera di 4 volte il trattamento minimo Inps. Al di sopra di tale soglia, l’assegno si riduce del 50%. Stessa cosa succede per chi percepisce la pensione di reversibilità che è soggetta a riduzione qualora il beneficiario percepisca altri redditi. In questo caso, non sono da attività lavorativa.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

L’angolo dei certificati

cessione bonus edilizi
Articolo precedente

Cessione del credito. Quando c’è dolo o colpa grave chi paga?

Fine mercato tutelato gas
Articolo seguente

Risparmiare gas, ecco il piano del governo tra limiti e orari di riscaldamento