Alcuni contribuenti stanno ricevendo lo riceveranno lettere da Poste Italiane aventi ad oggetto una verifica sull’avvenuta cessione dei crediti leati ai bonus casa. Si tratta di una truffa o è tutto vero?
Ebbene si, Poste ha avviato un’azione sistematica di controllo incentrata sulla verifica di potenziali irregolarità nella cessione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi, come il Superbonus, riferiti agli anni compresi tra il 2020 e il 2022. Il fulcro dell’iniziativa è rappresentato dall’invio di comunicazioni ufficiali – le cosiddette lettere Poste bonus casa – destinate a coloro che in quel periodo hanno trasferito i propri crediti fiscali alla società.
Questa iniziativa nasce in un contesto di crescente attenzione istituzionale verso le frodi legate agli incentivi per la riqualificazione edilizia.
Sotto osservazione, in particolare, le cessioni che non sarebbero supportate da adeguata documentazione, effettuate in un periodo in cui la normativa consentiva una certa flessibilità, oggi invece drasticamente ridotta.
Lettere sui bonus casa: contesto normativo e ragioni dell’intervento
La mossa di Poste si inserisce in un quadro legislativo mutato in maniera sostanziale a partire dal 2023. Fino a quel momento, infatti, non era richiesta una documentazione dettagliata da parte dei cedenti per trasferire i crediti d’imposta derivanti dai bonus casa (bonus ristrutturazione, ecobonus ordinario, superbonus, ecc.). Bastava una dichiarazione sommaria, rendendo così più semplice, per soggetti senza scrupoli, tentare di introdurre nel sistema fiscale crediti fittizi o gonfiati.
Tale vulnerabilità è emersa con forza nelle analisi svolte dall’Agenzia delle Entrate, che ha individuato crediti ritenuti a rischio all’interno del portafoglio detenuto da Poste Italiane. A seguito delle segnalazioni dell’Amministrazione finanziaria, la società ha quindi deciso di agire autonomamente per tutelarsi, attivando un’operazione antifrode basata sulla verifica puntuale della documentazione di supporto alle operazioni di cessione.
Cosa contengono le lettere Poste bonus casa
Le comunicazioni inviate da Poste Italiane per i controlli sui bonus casa rappresentano un’intimazione formale a fornire entro trenta giorni una serie di documenti fondamentali, che dimostrino la legittimità e la correttezza dei crediti ceduti. Si tratta, in particolare, di:
- Titoli abilitativi degli interventi edilizi oggetto di agevolazione;
- Fatture e altri giustificativi delle spese sostenute, corredate dai cosiddetti bonifici parlanti, necessari per dimostrare l’effettivo pagamento dei lavori;
- Asseverazioni tecniche, ove richieste, relative alla conformità degli interventi ai requisiti di legge e alla congruità delle spese;
- Visto di conformità, che certifica la sussistenza dei presupposti per la fruizione del beneficio fiscale;
- Documentazione antiriciclaggio, prevista dal Decreto Legge 11/2023, che attesta il rispetto delle disposizioni in materia da parte dei soggetti coinvolti nella cessione.
L’obbligo di fornire questi documenti trova fondamento giuridico nell’articolo 1262 del Codice civile, il quale prevede che il cedente debba consegnare al cessionario tutti i documenti necessari per giustificare il credito trasferito. Una norma che, pur preesistente alla normativa emergenziale legata ai bonus edilizi, oggi assume una rilevanza decisiva nel contesto delle verifiche retroattive.
Conseguenze per chi non risponde
Al momento, Poste non ha chiarito esplicitamente le conseguenze per i soggetti che non rispetteranno la richiesta entro i termini indicati.
Tuttavia, nelle lettere è indicato che potrebbero essere intraprese azioni legali. È stata inoltre preannunciata la sospensione dei termini di prescrizione, mossa che segnala la volontà dell’ente di tutelarsi anche dal punto di vista giudiziario.
La mancata risposta o una documentazione incompleta potrebbero quindi generare non solo contenziosi civili, ma anche ripercussioni di tipo amministrativo e penale, laddove venisse accertata la sussistenza di condotte fraudolente.
Ad ogni modo, coloro che ricevono una delle lettere Poste bonus casa possono adempiere all’obbligo di risposta utilizzando due canali ufficiali: l’invio tramite Posta Elettronica Certificata (Pec) oppure mediante raccomandata con ricevuta di ritorno, da indirizzare all’Ufficio Affari Legali di Poste Italiane. È consigliabile, in ogni caso, conservare una copia della comunicazione inviata, con evidenza della data di spedizione, per eventuali futuri accertamenti.
Lettere poste sui bonus casa: una questione di responsabilità
Al di là dell’aspetto tecnico, la vicenda evidenzia anche un cambiamento culturale nella gestione degli incentivi fiscali. Il principio secondo cui chi cede un credito deve anche garantire la veridicità dei presupposti che lo giustificano, diventa ora centrale.
Le lettere Poste bonus casa sottolineano, infatti, un passaggio cruciale: non basta più affidarsi alla percezione di impunità garantita dalla burocrazia lenta o dalle maglie larghe del passato. Il tempo delle autocertificazioni approssimative è finito.
Riassumendo
- Poste verifica i crediti fiscali legati ai bonus casa ceduti tra 2020 e 2022.
- Le lettere richiedono documentazione completa a supporto dei crediti ceduti.
- Il controllo nasce dopo segnalazioni dell’Agenzia delle Entrate su crediti sospetti.
- Serve inviare titoli edilizi, fatture, bonifici parlanti, asseverazioni e documentazione antiriciclaggio.
- Chi non risponde rischia azioni legali e sospensione dei termini di prescrizione.
- L’operazione segna una svolta verso maggiore trasparenza e rigore nei controlli fiscali.