La riforma pensioni non si ferma senza Draghi: cosa succederà e come prepararsi al 2023

La strada per la riforma pensioni è già tracciata, benché non definita. A chi spetta percorrerla e cosa aspettarsi da qui a fine anno.
3 anni fa
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riforma pensioni

La fine della legislatura si avvicina e con essa l’attività di governo, seppur ridotta all’ordinaria amministrazione degli affari correnti. Ci si chiede quindi cosa ne sarà della riforma pensioni e quale futuro per i lavoratori dal 2023.

Tecnicamente è possibile che la riforma pensioni vada avanti. O meglio riprendano le trattative coi sindacati. Ma appare molto improbabile che si giunga a uno scioglimento dell’intricato nodo, anche se la strada pare tracciata da Mario Draghi.

Riforma pensioni, cosa succede adesso

Considerato che si andrà a votare il prossimo 25 settembre e che l’attività parlamentare si interromperà ad agosto, la riforma pensioni resterà confinata ai buoni propositi di governo e sindacati.

Tecnicamente la questione pensioni entrerà a far parte della legge di bilancio 2023 e quindi non è di competenza né di questo governo, né di questa legislatura. Ma allora – ci si chiede – tutto quello che si è detto finora non è servito a nulla? Non proprio.

Anche se il governo Draghi è arrivato al capolinea, il sistema delle pensioni in Italia è destinato a cambiare. Per questione di numeri, ma anche di bilancio. La spesa pensionistica, secondo gli ultimi dati Inps, ha toccato il record di 312 miliardi di euro nel 2021. Ed è in progressivo aumento. Cifra sostenibile solo con una robusta crescita economica di cui il nostro Paese difetta da anni. Per cui il ritorno alla Fornero è sempre più vicino.

La riforma tracciata da Draghi

Pertanto, quello che serve in Italia per rendere sostenibile finanziariamente la spesa previdenziale sono due cose: la crescita e la revisione del metodo di calcolo della pensione. Per dirla col le parole del premier:

“serve una riforma pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo”.

Non ci sono altri spazi di manovra.

Col la fine di Quota 100 è necessario che si abbandoni il sistema delle quote e si volga maggiore attenzione alla flessibilità in uscita. Dando la possibilità di andare prima in pensione a chi fa mestieri usuranti, a chi lavora di notte, a chi sta sui cantieri, a chi è socialmente debole.

Un quadro che non fa una piega e che risulta già dipinto, in sordina, lo scorso anno quando è stata ampliato l’accesso alla pensione tramite Ape Sociale. Sono stati infatti inclusi più lavoratori usuranti, a cominciare dagli insegnanti delle scuole primarie.

pen·sió·ne

pensions


sostantivo

board, pension, guest-house, boarding house, house, superannuation, board and lodging, annuity

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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