Il SUV cinese Omoda 9 avrà un grande impatto sull’automotive italiano

Omoda 9 arriva in Italia: il SUV elettrico cinese promette di scuotere l’economia del settore automotive nazionale.
3 settimane fa
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Omoda 9

Il debutto ufficiale dell’Omoda 9 in Italia segna un altro passo avanti della Cina nel mercato europeo dell’auto elettrica. Dopo il lancio del SUV compatto Omoda 5, il nuovo modello a zero emissioni firmato dal brand del colosso Chery arriva con l’intento di consolidare una presenza destinata a influenzare profondamente l’equilibrio dell’automotive europeo. Il costo partirà da circa 45.000 euro e l’arrivo nei concessionari italiani è previsto per l’estate 2025. Il prezzo, se confermato, la posizionerà direttamente in concorrenza con SUV come Tesla Model Y, Volkswagen ID.4 e Hyundai Ioniq 5, promettendo dotazioni di alto livello a un costo contenuto.

L’Omoda 9 sarà spinta da un motore elettrico da 204 cavalli e un’autonomia stimata di circa 500 km, in linea con i competitor di fascia media-alta. Le dimensioni abbondanti, il design moderno e l’abitacolo tecnologico la rendono un’opzione molto interessante per chi cerca spazio, comfort e sostenibilità. Ma al di là delle caratteristiche tecniche, è il potenziale impatto sull’economia dell’auto in Italia che merita un’analisi più approfondita.

Omoda 9 punta sull’Italia: un ingresso strategico in un mercato difficile

L’Italia è storicamente un terreno complicato per i marchi automobilistici esteri, ma le dinamiche stanno cambiando. Secondo i dati Unrae, le vendite di auto elettriche in Italia sono ancora contenute (7% del totale nel 2024), ma in forte crescita rispetto agli anni precedenti. L’ingresso dell’Omoda 9 può portare una scossa in un segmento che fatica a decollare, specialmente in fascia media, dove i marchi tradizionali soffrono la concorrenza dei player asiatici.

Chery ha già annunciato un piano ambizioso per l’Europa, con il centro nevralgico a Milano e una rete di vendita in espansione.

Il marchio Omoda, nato per intercettare un pubblico giovane e urbano, intende sfruttare l’immagine innovativa e l’alto rapporto qualità-prezzo per conquistare quote di mercato. L’arrivo dell’Omoda 9 rientra in questa strategia e potrebbe, secondo le stime del settore, generare vendite annuali in Italia tra le 4.000 e le 7.000 unità, se ben supportato da incentivi e una rete post-vendita efficace.

Numeri che, seppur modesti su scala nazionale, potrebbero incidere in modo significativo su due fronti: la concorrenza tra marchi (spingendo i costruttori europei a rivedere listini e dotazioni) e l’occupazione nella filiera della distribuzione e manutenzione. I concessionari italiani, spesso in crisi per i margini ridotti sui veicoli termici, vedono nei nuovi marchi una possibilità concreta di rilancio.

Omoda 9, previsioni sull’impatto economico nel settore automotive italiano

L’arrivo di un nuovo SUV elettrico come l’Omoda 9 si inserisce in un momento di forte transizione per l’industria automobilistica italiana. Da un lato, la filiera della componentistica sta cercando di riconvertirsi verso la mobilità elettrica, con investimenti in batterie, software e servizi digitali. Dall’altro, i produttori nazionali (in primis Stellantis) sono sotto pressione per mantenere competitività e volumi in Europa.

Secondo un’analisi dell’Osservatorio Autopromotec, l’immissione di nuovi marchi esteri in Italia potrebbe attivare effetti a catena sull’intero comparto, a partire dai fornitori locali, che potrebbero essere coinvolti nella logistica, nella personalizzazione dei modelli o nella gestione delle flotte aziendali.

Non è da escludere che Omoda, seguendo l’esempio di MG o BYD, possa in futuro valutare forme di assemblaggio o partnership locali, generando nuovi posti di lavoro in Italia.

Inoltre, la competizione cinese potrebbe portare a una maggiore pressione sui prezzi delle auto elettriche, contribuendo a rendere la mobilità sostenibile più accessibile. In un Paese come l’Italia, dove il costo medio di un’auto nuova è ancora superiore alla media UE e dove il potere d’acquisto è in calo, il fattore prezzo è decisivo.

Infine, c’è l’indotto legato al noleggio, alle flotte aziendali e al mercato dell’usato. Se l’Omoda 9 si rivelerà affidabile e versatile, potrebbe diventare una scelta ricorrente nei contratti di leasing e nei programmi di car sharing urbano. Anche questo segmento, infatti, è in forte trasformazione e si sta aprendo sempre più a modelli full electric con costi di gestione inferiori.

Una sfida all’Europa, ma anche un’opportunità per il mercato italiano

L’Omoda 9 non è solo un nuovo SUV elettrico: rappresenta un test per capire quanto il mercato italiano sia pronto ad accogliere in massa i brand cinesi dell’automotive. Le sue carte vincenti sono chiare: autonomia competitiva, prezzo accessibile, tecnologia di bordo avanzata e un design accattivante. Ma la vera partita si giocherà sulla fiducia del consumatore, sull’assistenza post-vendita e sulla capacità del brand di radicarsi nel territorio.

Dal punto di vista economico, il suo arrivo può innescare dinamiche positive, a patto che sia accompagnato da politiche pubbliche mirate (incentivi, infrastrutture di ricarica, formazione tecnica). Se così sarà, il lancio dell’Omoda 9 potrebbe non essere solo un episodio commerciale, ma un acceleratore della transizione green e dell’innovazione nell’industria automobilistica italiana.

In sintesi.

  • Omoda 9, SUV elettrico cinese da 45.000 euro, arriverà in Italia nell’estate 2025 con 500 km di autonomia.
  • Potrebbe generare fino a 7.000 vendite annue, impattando su concorrenza, occupazione e prezzi del settore auto.
  • Il suo ingresso rafforza la presenza cinese e può accelerare la transizione green nell’automotive italiano.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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