Il Giappone rimpatria i capitali dagli USA e lo yen vola ai massimi da un anno e mezzo

Lo yen vola contro il dollaro a un tasso di cambio mai così forte dal luglio del 2023 per effetto del rimpatrio dei capitali dagli USA.
2 settimane fa
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Yen ai massimi da 2 anni e mezzo contro il dollaro
Yen ai massimi da 2 anni e mezzo contro il dollaro © Licenza Creative Commons

Il Giappone ha venduto obbligazioni in valuta estera per 20 miliardi di dollari nelle due settimane all’11 aprile scorso, di cui si presume che la maggior parte siano stati Treasuries, i titoli del debito americano. E in queste ore lo yen vola contro il dollaro ai livelli massimi di oltre un anno e mezzo, dato che per trovare un cambio più forte bisogna tornare al luglio del 2023. Il cross tra il biglietto verde e la valuta nipponica si è portato ormai a ridosso della soglia di 140, ben lontano dai 162 raggiunti nel luglio scorso. Allora si rese necessario l’intervento della banca centrale su richiesta del Ministero delle Finanze, trattandosi del cambio più debole dall’Accordo di Plaza del 1985.

Vertice USA-Giappone sui dazi

Tuttavia, nei giorni scorsi il ministro delle Finanze, Katsunobu Kato, ha smentito dinnanzi al Parlamento le accuse (dell’amministrazione Trump) di manipolare lo yen per indebolirlo contro il dollaro. Questa settimana, incontrerà l’omologo americano Scott Bessent al margine del G20 e si specula che i due possano parlare di un possibile accordo sui dazi. Questi sono stati alzati al 25% sulle importazioni di auto dal Giappone e al 10% come tariffa di base per tutti gli altri prodotti. Gli USA hanno chiuso il 2024 con un deficit commerciale verso il Giappone di 68,5 miliardi di dollari.

Forte squilibrio sui tassi

Gli investitori nipponici detengono qualcosa come circa 1.100 miliardi di dollari in Treasuries, risultando primi creditori al mondo degli USA. Le vendite delle scorse settimane non sarebbero state un atto deliberato su pressione del governo, bensì la risposta al timore che il dollaro perda quota contro lo yen e che i rendimenti americani continuino a salire.

Molte posizioni sono state chiuse al termine di un lungo carry trade sostenuto negli anni dal differenziale sui tassi. La Federal Reserve li tiene al 4,50% contro lo 0,50% della Banca del Giappone. Tuttavia, i primi sono scesi dal settembre scorso e i secondi sono risaliti dai livelli negativi a cui ancora si trovavano nel marzo del 2024.

Con un’inflazione nel mese scorso ancora al 3,6% il Giappone quasi certamente sarà costretto anche nei prossimi mesi ad alzare i tassi. Viceversa, la FED è sotto pressione da parte del presidente Donald Trump per tagliarli. Lo yen contro il dollaro vola anche per questa ragione. Come se non bastasse, Washington pretende che Tokyo rivalutasse il cambio. Dal governo nipponico hanno risposto finora picche. L’indipendenza della banca centrale non può essere messa in discussione, sostengono. Inoltre, a luglio si terranno le elezioni per il rinnovo della Camera Alta e fino ad allora non ci sarà alcuna fretta per continuare ad alzare i tassi.

Cambio già al limite?

Ed è così che in meno di un mese lo yen guadagna il 7,5% contro il dollaro, mentre la Borsa di Tokyo perde il 10% e il rendimento del bond a 10 anni scende dello 0,25%. Il mercato sta rimpatriando capitali dagli USA per alleggerire le esposizioni in dollari e disinvestire prima che le quotazioni azionarie e obbligazionarie scendano ulteriormente.

Gli afflussi stanno premiando il mercato obbligazionario sia europeo che nipponico, nonché nelle ultimissime settimane anche il mercato azionario di entrambi.

Bond del Giappone a 10 anni
Bond del Giappone a 10 anni © Licenza Creative Commons

Fino a dove lo yen potrà spingersi contro il dollaro? Tokyo vede di buon occhio che il cambio si rafforzi, restando debole guardando all’andamento storico. Pensate che rispetto a 5 anni è ancora di oltre il 20% più basso, mentre rispetto ai massimi del 2011 resta dimezzato. D’altra parte è anche vero che un eccessivo rafforzamento può colpire le esportazioni e frenare la già bassa crescita dell’economia. Inoltre, il “super yen” si avrebbe alzando i tassi, cosa che il Sol Levante può permettersi fino ad un certo punto con un debito pubblico sopra il 250% del Pil.

Yen contro dollaro segno di crisi per borsa americana

Gli stessi USA farebbero bene a non alzare troppo la posta in gioco. I capitali del Giappone hanno sostenuto in tutti questi anni gli investimenti a Wall Street. Più che le vendite di Treasuries, Washington deve temere il contraccolpo per la Big Tech. Se il rimpatrio dei capitali verso il Giappone proseguirà, le valutazioni degli indici azionari americani continueranno ad arretrare. Per milioni di lavoratori americani a ridosso della pensione sarebbe un problema, non avendo i fondi il tempo necessario per recuperare le perdite accusate.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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