Sono 3 milioni di lavoratori e lavoratrici assunti dalla grande distribuzione e “invisibili”. Sono presenti nelle nostre vite di tutti i giorni, indispensabili alla macchina produttiva del nostro paese e i più colpiti dall’aumento dei prezzi di consumo.

Per cercare di frenare la caduta del potere d’acquisto di lavoratori e lavoratrici, il 12 dicembre 2022, Roma Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno siglato un’intesa con Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti e le Associazioni delle cooperative di consumo per il rinnovo del contratto commercio e servizi e terziario.

 

L’accordo ponte cerca di mettere una pezza su una falla molto ampia: oltre alla retribuzione bassa assolutamente inadeguata a fronteggiare il carovita, resta il blocco dei rinnovi contrattuali e un aumento di contratti part-time che rende la precarietà capillare.

Inoltre, la flessibilità viene strumentalizzata dalle aziende per giustificare la precarietà.

Le trattative per i rinnovi dei contratti collettivi nazionali e per definire la normativa e il salario dei Ccnl di settore, sono ripartite da gennaio dopo le feste.

Sul tavolo di lavoro attuale, post accordo ponte, i sindacati dovranno portare proposte utili a migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.

In attesa di scoprire come cambieranno le buste paga dei lavoratori, abbiamo parlato dell’attuale situazione dei lavoratori dei settori del Commercio e della Grande Distribuzione con Elena Pedrali, RSU e funzionario sindacale Uiltucs, mettendo a confronto la sua testimonianza con i dati di CUB e ISTAT.

Le buste paga dei lavoratori della GDO dopo l’accordo ponte 

“L’accordo ponte, in attesa del rinnovo contrattuale nazionale, coinvolge il macrosettore del terziario DMO e cooperazione. La busta paga sarà aumentata di 350 euro lordi al quarto livello e verrà riparametrato sugli altri livelli di inquadramento” spiega Pedrali.

“L’aumento verrà riconosciuto in due soluzioni: 200 euro con la retribuzione di gennaio e 150 con quella di marzo.

Da aprile, inoltre, scatterà sempre per il quarto livello, l’anticipo sui futuri incrementi della paga base di 30 euro lordi.”

Ricordiamo che il CCNL Commercio e Terziario Confcommercio è scaduto a fine 2019 ed è la forma contrattuale più stipulata dalle aziende comprese quelle della Distribuzione Moderna Organizzata o DMO (Ikea, Esselunga, Carrefour, Bennet, Metro, Zara, Ovs, La Rinascente ecc.).

Le retribuzioni in busta paga più diffuse sono quelle di base: 

  • il 6° livello dell’operaio comune, con uno stipendio (lordo) di 1405.87;
  •  il 5°, dell’operaio qualificato, pagato 1508.95 euro lordi al mese;
  • e, infine, il 4° livello corrispondente all’operaio specializzato con uno stipendio mensile di 1616.68 euro lordi. 

Si tratta di stipendi troppo bassi a fronte di prezzi di consumo troppo alti come emerge con evidenza dall’ultima indagine di Federconsumatori che ha confrontato i salari italiani con quelli europei e l’incidenza della spesa alimentare sul reddito annuo medio delle famiglie.

Lo studio di Federconsumatori dimostra, infatti, che in Italia i carrelli della spesa incidono sul reddito netto annuo per il +20,19%. Quasi il +4% in più rispetto alla Francia e un buon +2% rispetto alla Germania.

A soffrire di più sono le famiglie con un reddito annuo basso che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese con buste paga insufficienti. 

Qual è ad oggi la condizione dei lavoratori operanti nel settore commercio e servizi a livello di contratto, tutele e di difficoltà

“Al momento, c’è un aumento dei contratti di formazione, in apprendistato. A termine del periodo di apprendistato, i rapporti di lavoro possono essere trasformati in tempo indeterminato. Ma a discrezione dell’azienda e, soprattutto, privilegiando il part time.Per quanto riguarda le tutele, da quando è entrato in vigore il job act, abbiamo avuto un costante peggioramento” continua Pedrali.

Rispetto al passato è cambiata la tipologia di lavoro richiesto ai nuovi assunti, in quanto le necessità, al momento, sono la flessibilità e la disponibilità a svolgere più mansioni differenti, con un monte lavorativo superiore anche se spalmato in più reparti.

Si passa infatti, a un carico di lavoro esponenziale se non eccessivo”.

La testimonianza della sindacalista concorda con un recente studio di CUB: il settore commercio e GDO sono quelli a maggior incidenza dei contratti part-time in Italia. 

La maggior parte dei contratti part-time stipulati non sono “volontari”. Ciò significa che non sono i lavoratori a richiederlo ma sono proposti dalle aziende e spesso consistono in sole 20 ore settimanali.

Sempre secondo lo studio, gli ultimi rinnovi contrattuali hanno introdotto nuovi meccanismi di flessibilità delle turnazioni per cui le aziende “possono aumentare l’orario di lavoro fino a 44 ore settimanali per 16 settimane all’anno, cioè durante i picchi di vendita, pagando in ordinario e facendole recuperare successivamente”.

Sono previste anche le cosiddette “clausole elastiche”. Cioè la possibilità per l’azienda di variare l’orario di lavoro del dipendente, con un preavviso minimo e a fronte di una piccolissima maggiorazione (1.5%). Infine, il lavoro domenicale è passato dalla volontarietà all’obbligatorietà con una maggiorazione salariale del 30%.

Evitare la fine del CCNL metalmeccanici

Se facciamo un confronto con altri settori lavorativi, il rischio è di ripetere quanto già accaduto per il CCNL Metalmeccanici.

Il contratto scaduto nel 2019 è stato rinnovato nel 2021 come riportato dal Comunicato sindacale siglato da Federmeccanica – Assistal e i sindacati FIOM CGIL, FIM CISL e UILM.

Dopo 4 giorni di trattativa non stop, l’aumento salariale definito è stato abbastanza limitato. Ovvero 100 euro per il terzo livello e 112 euro per il quinto livello sui minimi contrattuali. Tutti con validità dal 1 gennaio 2021 al 30 giugno 2024. 

Inoltre, sono confermati per ogni anno di vigenza del contratto 200 euro di flexible benefit  (welfare contrattuale) dal CCNL del 26 novembre 2016.

Ccnl vigilanza Privata e servizi di sicurezza

Proseguendo il confronto con altri settori, i dipendenti della Vigilanza Privata e Servizi di sicurezza vivono con un contratto di lavoro ancora più penalizzante.

 

In questo settore, ancora ad oggi, le associazioni datoriali non hanno formulato alcuna nuova proposta per il rinnovo contrattuale, nonostante le recenti trattative di gennaio.

Ad oggi, il salario resta pertanto di 5 euro lordi all’ora, uno dei più bassi (e denigranti) tra gli stipendi italiani.

Commercio e servizi: un settore in cui le assunzioni sono continue nonostante buste paga e le condizioni contrattuali 

“Nonostante le difficoltà contrattuali, le assunzioni continuano nel settore Commercio e Servizi. In particolare, la GDO offre diverse opportunità di carriera perchè non risente della crisi. E’, infatti, uno dei pochi settori che anche durante la pandemia da Covid-19 non ha cessato la sua attività. Inoltre, le aperture sul territorio sono in aumento costante” conclude Pedrali. 

Lo confermano anche i dati ISTAT: rispetto a maggio 2021, nello stesso mese del 2022, la grande distribuzione ha aumentato la sua produttività (+6,2%) accanto alle imprese operanti su piccole superfici, (+7,3%) alle vendite al di fuori dei negozi (+5,3%) e agli e-commerce(+15,5%).

Dal punto di vista del personale assunto, il comparto della grande distribuzione organizzata (GDO) e del commercio al dettaglio resta quello in cui le assunzioni sono continue. I dipendenti nel 2019 erano 254.485 a 279.464 nel 2021 con una maggiore di 24.979 dipendenti (quasi del +10%) nonostante la crisi pandemica. 

Il settore dell’alimentatore è quello che mantiene una crescita costante, in particolare, in quelle regioni dove l’attività della GDO e del commercio al dettaglio è maggiore. Ovvero Campania (14,8%), Sicilia (10,6%), Lombardia (10,5%) e Lazio (10,4%).

L’Osservatorio di Mediobanca nella GDO  italiana ha confermato nel 2021 la concentrazione nel mercato italiano dei big player: Conad detiene la maggiore quota di mercato italiano con il 15%, seguita da Selex al 14,5% e da Coop al 12,3%.

Anche i discount hanno guadagnato molto terreno. MD è campione di crescita delle vendite tra il 2016 e il 2020: +10,7% medio annuo. Seguita da Crai (+9,2%) e Lidl Italia (+8,4%), Eurospin (+7,8%), Agorà (+7,6%). Esselunga detiene il primato internazionale quanto a vendite per metro quadro nei confini nazionali.