Molti professionisti si chiedono se il Saldo e Stralcio vale anche per gli iscritti alle casse previdenziali esistenti in Italia. Nel concreto, ogni Cassa ha la libertà di applicare o meno l’annullamento dei debiti fino a 1.000 euro. E anche la definizione agevolata dei debiti  per propri iscritti, con apposita delibera. Infatti, la nuova Legge di Bilancio ha dato la possibilità alle casse professionali di decidere se aderire o meno alle suddette nuove misure. Misure inerenti l’annullamento e/o riduzione dei debiti contributivi, interessi e sanzioni volute dal Governo Meloni, entro lo scorso 31 gennaio.

Ad oggi, nonostante il decreto Milleproroghe, le casse previdenziali hanno preso diverse posizioni a riguardo, giustificate dal fatto che gli enti previdenziali hanno già da tempo in corso, al loro interno, delle procedure di risoluzione dei debiti contributivi dei propri iscritti ben specifiche e definite. Molte casse di previdenza non hanno aderito alla Rottamazione per evitare discriminazioni di trattamento per i propri iscritti.

Abbiamo chiesto di fare chiarezza sulla questione all’avv. Rita Fera, laureata a Roma presso l’Università Tor Vergata nell’aprile 1999, specialista in cause di previdenza, assistenza e lavoro, a livello stragiudiziale e giudiziale in Italia.

Partiamo dallo specificare quante casse previdenziali ci sono in Italia

Per i lavoratori autonomi esistono 23 casse previdenziali: di queste, 19 sono casse private di categoria ovvero riservate a professionisti che svolgono determinati lavori e 4 sono pubbliche, gestite direttamente dall’INPS.

Le casse di previdenza si affiancano all’INPS nella gestione della previdenza e assistenza obbligatoria. L’obbligo di iscrizione alle casse professionali vige per quei soggetti iscritti a uno dei numerosi albi professionali esistenti in Italia, ai quali è altresì obbligatorio iscriversi per esercitare determinate professioni (medico, architetto, ingegnere, infermiere, giornalista, ecc.).

Solo nell’ipotesi in cui all’albo non corrisponda una cassa professionale di categoria, scatta l’obbligo di iscriversi alla Gestione Separata Inps.

Per ogni attività esiste infatti un obbligo contributivo non derogabile. Il tipo di attività concretamente posta in essere determina quale debba essere il soggetto percettore dei contributi.

Sulla determinazione del soggetto che debba beneficiare dei contributi non mancano però le controversie. Pensiamo, ad esempio, al geometra socio lavoratore di cooperativa, i cui contributi sono contesi dall’INPS e dalla Cassa Geometri.

Oppure all’architetto che effettua prestazioni di docenza in materie tecniche. Per esempio sulle caratteristiche degli pneumatici. A volte anche lui riceve richieste di contributi sia dalla Gestione Separata Inps che da Inarcassa.

L’individuazione del soggetto previdenziale al quale occorre iscriversi è resa talvolta complicata a seguito dei regolamenti che le Casse hanno emanato. E che, in diversi casi, sono stati definiti illegittimi dalla giurisprudenza.

Casse previdenziali: quali sono i rischi e le opportunità per i professionisti?

Le casse previdenziali sono soggetti privati che svolgono la funzione pubblicistica di garantire agli iscritti la copertura previdenziale (in futuro, la pensione) e assistenziale (un sostegno economico in caso di situazioni che rendono totalmente o parzialmente impossibile la professione come la gravidanza, la malattia, l’invalidità ecc.).

Se tali garanzie sono fondamentali, l’esperienza quotidiana mi ha insegnato quanti ostacoli sorgono per l’accoglimento delle suddette domande.

Infatti, in tema di professioni intellettuali non sempre è semplice individuare quando un professionista sia nella reale impossibilità di svolgere la propria attività. Mi è rimasto in particolare impresso il caso, non isolato, di una professionista costretta a riposo assoluto per gravidanza a rischio (dopo due accessi al Pronto soccorso e la perdita di uno dei due feti che portava in grembo).

La propria Cassa le negava l’indennità prevista sostenendo, anche in giudizio e addirittura dopo la CTU favorevole alla contribuente che la professione potesse essere svolta anche dal letto con i moderni technological devices.

Parimenti non sono eccezionali i casi in cui ,inoltrata la domanda di pensione, si apprende che, magari venti anni prima si è saltato il pagamento di una rata contributiva, ormai prescritta, oppure sono stati versati contributi ritenuti non utili a fini previdenziali, per esempio, perché vi è stato un problema di incompatibilità o di mancata produzione di atti professionali in un certo anno.

Combattiamo, poi, spesso contro lungaggini burocratiche significative in caso di pensioni di soggetti che hanno avuto contribuzioni in parte presso l’INPS e, in parte, presso una Cassa previdenziale (pensioni in totalizzazioni, cumulo, ricongiunzioni).

A ciò si aggiunga che il professionista si troverà ben presto a dover far fronte a maggiorazioni assai importanti per interessi e sanzioni. Tale ipotesi ricorre spesso per gli iscritti ad Inarcassa che lavorano prevalentemente con soggetti pubblici e che, a fronte di opere importanti consegnate e collaudate che assorbono l’intera attività di un certo periodo, devono attendere anni per vedersi accreditati i compensi convenuti.

Tale situazione determina l’impossibilità dapprima di far fronte alla contribuzione tempestiva e, successivamente, una volta incassato quanto previsto, di far fronte ai nuovi importi richiesti con gli aggravi maturati.

Se dovessimo fare un bilancio delle casse previdenziali 2022 quale sarebbe?

I bilanci delle casse previdenziali nel 2022 sono stati per lo più positivi. Ma deve evidenziarsi come l’attivo riportato sia stato non solo il frutto di investimenti più o meno proficui posti in essere ma di misure adottate per garantire la stabilità nel lungo periodo. Ad esempio ampliamento platea di iscritti, coefficienti di riduzioni sulle pensioni, contributi  di solidarietà ecc.

Spesso sono state oggetto di giudizi, terminati con pronunce che hanno censurato le misure stesse e accolto le lamentele dei contribuenti.

Invece, quali sono le novità sul saldo e stralcio per le casse previdenziali?

La Legge 197/22 (Legge di Bilancio 2023) ha previsto lo stralcio delle cartelle fino a mille euro e la definizione agevolata (che incide sulle sanzioni e interessi) per le altre somme demandate all’Agenzia delle  Riscossione (ex Equitalia).

Ma potranno accedere alle suddette nuove opportunità per la risoluzione/definzione delle posizioni debitorie per contributi, sanzioni e interessi solo i liberi professionisti iscritti alle Casse previdenziali che hanno deciso di aderire alla sanatoria.

Alcuni soggetti previdenziali hanno comunicato che non aderiranno per rispettare il principio di equità e parità di trattamento tra gli Associati. Questo sia nei confronti di coloro che hanno regolarmente adempiuto nel tempo agli obblighi contributivi sia nei confronti di chi ha regolarizzato la propria posizione contributiva versando anche le maggiorazioni. Ovvero sanzioni e interessi previste dal Regolamento pro-tempore vigente.

E’  certo, dunque, che qualsiasi cittadino che abbia un debito residuo nei confronti di un soggetto Statale (per es. per Iva non versata, contributi Inps, ecc.) sino a mille euro, maturato dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015, potrà accedere alla rottamazione del proprio debito.

Parimenti, potrà accedere alla definizione agevolata per il debiti verso soggetti statali maturati tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022. Quindi della rimodulazione delle sanzioni e interessi e ciò anche in caso di:

debiti affidati all’Agente di riscossione relativi persino a cartelle non ancora notificate;

carichi interessati da provvedimenti di rateizzazione o di sospensione;

contribuente che abbia già aderito ad altra rottamazione, senza portare a termine regolarmente i pagamenti previsti.

Non e’ così per gli iscritti alle Casse professionali privatizzate alle quali è stato assegnato il termine sino allo scorso  31 gennaio 2023. Entro tale data dovranno decidere se aderire o meno alle nuove misure per la definizione delle posizioni debitorie. I soggetti interessati avrebbero dunque dovuto:

  • adottare uno specifico provvedimento;
  • trasmetterlo ad Agenzia delle Entrate- Riscossione;
  • pubblicarlo sul proprio sito Internet.

Casse previdenziali che hanno aderito alla definizione agevolata:

  • ENPAB – Ente nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei biologi;
  • CNPA FORENSE – Cassa Nazionale di previdenza ed assistenza forense;
  • CNPR – Cassa Ragionieri;
  • ENPAV – Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei veterinari;
  • INPGI “GIOVANNI AMENDOLA” – Istituto nazionale di previdenza ed assistenza dei giornalisti italiani.

Per capire quanto impattino le sanzioni e gli interessi, faccio un esempio concreto. Al professionista Mario Rossi la propria Cassa ha chiesto un importo costituito per il  70%  da contributi, per il 30% da accessori (interessi e sanzioni).

L’incidenza delle sanzioni e interessi dipende da una serie di elementi previsti dai regolamenti dei singoli soggetti previdenziali. Ma in ogni caso si tratta di importi che non produrranno alcun beneficio a livello contributivo.

Alcune Casse, inoltre, hanno incaricato del recupero delle somme dovute non l’Agenzia delle Entrate ma degli studi legali privati con diverso impatto sulle tasche dei contribuenti. E con l’impossibilità di accedere alle definizioni agevolate e alle rateizzazioni previste dallo Stato per i propri debiti.