Secondo un recente report di Confartigianato le donne imprenditrici sono più combattive e innovative: puntano ad adottare azioni di sviluppo tecnologico, di miglioramento della qualità dei prodotti oltre alla formazione del personale aziendale. Se necessario non esitano a cambiare l’organizzazione interna dell’azienda, laddove possibile. Nonostante le difficoltà, le imprenditrici artigiane, sono anche le più resilienti e le più capaci di reagire alle avversità rispetto ai colleghi maschi.

Sempre secondo lo stesso report, l’Italia è la prima in Europa per imprenditoria femminile, con un totale di 1,4 milioni di donne imprenditrici e 219.198 imprese artigiane femminili, il 17,0% del totale delle imprese artigiane ed il 16,3% delle imprese femminili.

Il nostro Pese è caratterizzato da un tessuto produttivo con una diffusa presenza di attività indipendenti gestite da donne laureate (in crescita dell’1,3% medio ogni anno).  

Le nostre libere professioniste sono anche le più esposte alla crisi del lavoro indipendente a causa di pregiudizi culturali e sociali e, in seconda battuta, dei soliti problemi che affliggono l’economia italiana: evasione fiscale, difficoltà ad accedere ai fondi pubblici per gli investimenti d’impresa, leggi farraginose.

Abbiamo parlato di libera professione al femminile, di accesso ai contributi per le donne imprenditrici, delle gioie e delle difficoltà della libera professione con Francesca Aveni, artigiana olistica e fondatrice di “Al di là dello Specchio”, e-commerce di oggetti handmade per gli spazi domestici (incisioni in legno, candele…) e prodotti ricavati da materie prime di qualità, finalizzati a migliorare il benessere fisico, mentale ed emotivo delle persone ( oli essenziali…).

Aveni è un esempio unico di resilienza imprenditoriale, adattamento alle nuove tecnologie, nel rispetto della professionalità artigiana tradizionale che prevede una lavorazione manuale e su misura del cliente.

Come sei diventata libera professionista? Fai parte delle donne imprenditrici?

Il mio percorso è stato a dir poco bizzarro: mai nella vita avrei creduto di poter aprire un’attività mia.

A suo tempo, mi sono laureata in scienze dell’educazione perché ho sempre avuto la volontà di aiutare le persone. Purtroppo, il settore dell’educazione offre poche possibilità di fare carriera, in maniera stabile e continuativa, visto il precariato attuale in cui vige la scuola italiana.

Di conseguenza, ho provato a studiare in counselling sistemico relazionale: pensavo così di potermi aprire più porte lavorando insieme ad associazioni e similari .

Tuttavia, viviamo in una società dove i problemi e i disagi emotivi tendono ad essere nascosti anziché affrontati e, di conseguenza, anche in quell’ambito non ho avuto modo di crearmi una posizione professionale.

Sono finita, quindi, a lavorare con contratti precari in vari call center e nel mentre, poiché erano lavori davvero logoranti e in molti casi svilenti, ho iniziato a creare piccoli oggetti di bigiotteria per venderli nel 2012. Ho iniziato a partecipare a mercatini e fiere più grandi e proprio grazie a questi luoghi di incontro importanti, ho potuto confrontarmi con altri professionisti, già esperti nel settore. 

Mi sono buttata: ho capito che se volevo continuare a vendere in maniera continuativa dovevo aprire una partita IVA e avere maggiore visibilità.

Ho iniziato a cercare professionisti che potessero aiutarmi a realizzare il mio sito web oltre che a studiare come funziona il commercio online

La vendita tramite e-commerce è decisamente diversa dal contatto visivo e personale che si instaura durante la vendita tradizionale, in negozio o durante i mercatini e le fiere. 

Devo ringraziare il mio commercialista che con santa pazienza mi ha insegnato i  fondamenti della contabilità e quali sono le scadenze fiscali da rispettare.  Altre competenze le devo ai gruppi Facebook dove si condividono conoscenze tecniche da utilizzare per gestire e promuovere un’attività online.

Tantissimo lo devo a mio marito che ha lavorato sodo per permettermi di andare avanti senza dovermi preoccupare di nulla.

Parlami della tua attività: di cosa ti occupi?

Mi occupo di… tutto! Devo gestire la mia attività da sola che si tratti di lato social, tecnico, produttivo, vendita, assistenza clienti. Mi farebbe comodo assumere un aiuto ma non mi è possibile, almeno non ancora. I costi sarebbero troppo elevati. 

Se potessi assegnare una serie di compiti a professionisti del settore lo farei ma la mia attività è ancora giovane e senza incentivi quindi, almeno per il momento, è tutto sulle mie spalle. 

Vendo prodotti di vario genere, tutti fatti a mano: gioielli, manufatti di legno incisi, pietre lavorate, candele e oli essenziali pensati per il benessere psicofisico delle persone e della cura dell’ambiente in cui vivono. Tengo molto alla qualità delle materie prime utilizzate e sono trasparente riguardo alla componentistica dei miei prodotti. 

Ho la fortuna di poter lavorare in casa abbattendo moltissimi costi e riuscendo a gestire anche la mia vita familiare. Ogni sera compilo una lista di compiti per il giorno dopo che integra sia i compiti domestici sia quelli lavorativi: inizio a lavorare alle 9 ogni mattina finendo verso le 18 senza fare pausa pranzo. Di solito, mangio qualcosa mentre lavoro, ci sono volte in cui ho talmente da fare da dimenticare persino di mangiare. Purtroppo, a fine giornata, se sono stata bravissima e molto fortunata, sono riuscita a fare la metà dei compiti che mi ero assegnata… 

Fiere ed eventi promozionali: il palcoscenico delle donne imprenditrici

Per quanto riguarda le fiere, ho partecipato a vari tipi di eventi, dal mercatino di quartiere fino a grandi eventi nazionali. Per un paio di anni, ho girato l’Italia stando 15 giorni a casa e 15 giorni fuori. È stato un periodo massacrante ma meraviglioso.  La vendita diretta è bellissima e ricca di esperienze formative. Non nascondo che avere un negozio fisico, invece che solo on line, è un mio sogno nel cassetto. 

Purtroppo, oggi mi ritrovo a poter fare solo piccoli eventi nei dintorni di casa dato che gestire tutti gli stand da sola non è possibile.

Recentemente, ho partecipato al Festival dell’Oriente, evento molto faticoso ma gratificante.

In passato, ho provato ad assumere ragazze rappresentanti la mia attività in fiera ma non si impegnano nel lavoro poiché la vedevano come una cosa di pochi giorni dove non avevi possibilità di sostituirle. 

Essere un ambulante è difficile… molti non ci pensano nemmeno. Per vendere sei costretto a contrattare con le persone che chiedono sconti pensando che sei li a passare la giornata.

Invece, dietro, ci sono sacrifici, costi, lavoro… sapessi quante volte mi sono ammalata al ritorno per il freddo o la stanchezza! 

Ricordo una signora che pretendeva lo sconto sul prezzo finale (aveva preso alcune pietre da pochi euro ognuna) perché tanto per me era tutto guadagno… rimasi scioccata e dovetti spiegare alla signora che per essere lì, avevo pagato la bellezza di 1400 euro! 

Quanto è fondamentale il digitale per il tuo settore lavorativo?

Penso che ormai il digitale sia necessario anche se sei un piccolo negozio di quartiere: viviamo in un’epoca in cui grandi colossi come Amazon, Ebay e similari non ti permettono di coltivare solo il tuo piccolo pezzetto di orto.

Per la mia attività è fondamentale. Essendo la mia, un’azienda online, senza il digitale non posso fare nulla. I miei canali di vendita sono i social e il mio sito web, il che vuol dire che devo utilizzare tool, spesso a pagamento, per poter andare avanti e programmare e svolgere il lavoro. Sono passati gli anni ma sto ancora studiando perché il mondo web è in continua evoluzione.

Ci sono ancora pregiudizi nei confronti delle donne imprenditrici che aprono una partita IVA?

In Italia non sei una professionista… in Italia sei una donna con due lavori ammesso che quello di mamma e/o di casalinga ti venga riconosciuto come duro lavoro. Se lavori fuori casa si intende, se lavori in casa in realtà non lavori.

La donna ha sempre un carico mentale maggiore rispetto agli uomini e dalle donne ci si aspetta sempre che facciano più cose. Dalla donna ci si aspetta sempre la casa in ordine, che sia madre e sia anche eccellente, che sia una buona moglie. Se ha un buono stipendio, le si riconosce che aiuta il marito con le spese. Attenzione, lo aiuta, non condivide!

Tutti pensano che il mio lavoro si limiti all’imballaggio delle merci da spedire. Non capiscono che essendo un’artigiana, oltre a produrre gli oggetti da sola e spedirli, devo gestire il sito web che ha bisogno di cura e manutenzione e, ovviamente, la fatturazione.

Tanti pensano che sia possibile venire a casa mia in qualsiasi momento durante l’orario lavorativo per prendersi il caffè e si aspettano la casa in perfetto ordine.

Invece, il mio tavolo da lavoro è pieno di appunti, liste, fogli, matite e strumenti vari.

C’è il pregiudizio che chi lavora in casa non può essere stanco e può fermarsi quando vuole perché non deve dare conto a nessuno. La mia risposta preferita a questa affermazione è “il mio capo sono io ma il mio capo fa schifo.”

Hai partecipato a qualche bando per l’imprenditoria femminile? 

Si, certo. Ho partecipato al bando “impresa donna” per il consolidamento di attività già esistenti uscito nel 2022.  Ho speso 100 euro per il commercialista che mi ha aiutato a fare la pratica (da sola sarebbe stato impossibile, il linguaggio delle domande in alcuni punti faceva fatica a capirlo persino lui) e 100 euro per la chiavetta della firma digitale che ha una validità di pochi anni.

È stata un’esperienza surreale inviare la domanda poiché il portale apriva se non ricordo male alle 10 del mattino, noi che avevamo già preparato la domanda l’abbiamo inviata subito, una mia conoscente che ha provato ad inviarla esattamente dopo un’ora dall’apertura non è riuscita. Le è apparso subito il messaggio “fondi terminati”. 

Per carità, ci può stare che in quell’ora siano arrivate così tante domande da esaurire i fondi (anche se mi sembra strano, visto che nessuno ha fatto il conteggio dei soldi richiesti nelle varie domande per poter stabilire se i fondi erano terminati oppure no) ma almeno sarebbe stato carino avere una risposta. 

La mia domanda continua a essere in stand by, anche dopo mesi e mesi di attesa. Visto che sono finiti i fondi non ho più ricevuto alcuna risosta. Se almeno mi avessero respinto o accettato saprei come agire oppure se devo proprio mettermi l’anima in pace e vedere come procurarmi i soldi. 

Purtroppo, è brutto da dire ma non credo per he lo Stato sia interessato ad aiutare le attività, specie quelle delle donne che sono partite da zero e hanno ancora tantissimo lavoro da fare. Tra l’altro i soldi che io avevo richiesto erano per finanziare collaborazioni con altri professionisti e creare quindi “nuovo lavoro” per altri.

Le spese da affrontare per tenere aperta un’attività

Ho imparato a lasciare perdere i bandi e investire nella mia attività passo dopo passo con le mie sole forze e con l’aiuto della mia famiglia. Ad esempio, ho deciso di investire in un macchinario per tagliare il legno, senza aiuti economici.

Ho valutato in quanto tempo avrei avuto il ritorno economico della spesa. E ho fatto l’investimento dopo avere messo i soldi necessari da parte per 3 mesi.

A Natale ho ricevuto un pc nuovo e le cuffiette bluetooth che uso per avere le mani libere quando lavoro e contemporaneamente rispondo al telefono.

Quali consigli ti senti di dare alle donne aspiranti libere professioniste/donne imprenditrici del tuo settore?

Guarda, non solo quelle del mio settore, ma a quelle di tutti i settori: provateci. So che da quello che ho detto sembra che non ne valga la pena. Ci sono tanti costi da sostenere e iniziare è sempre difficile. Eppure avere un’attività in proprio porta anche molte soddisfazioni: la prima è poter dire a qualcuno “ho un’attività tutta mia” è qualcosa che rende orgogliose oltre che una soddisfazione impagabile. Fa ringraziare tutte le donne che nel corso della storia ci hanno permesso di poter essere libere di esprimere noi stesse.

La seconda è quando chiudi per la prima volta in positivo il mese, e quando paghi l’Inps di tasca tua. Quando finalmente puoi dire a tuo marito che questo mese la paghi tu, la bolletta della luce e ti restano ancora soldi sul conto.

Il giusto commercialista e il giusto codice ATECO

La verità è che per tenere in piedi un’attività non serve poi così tanto. Occorre conoscere un buon commercialista che sappia davvero consigliarti il migliore codice ATECO per la tua attività. Bisogna sapere scegliere il miglior regime fiscale e avere la voglia di formarsi costantemente per far fronte ai problemi che man mano si presenteranno.

Avere dei risparmi da parte

Bisogna tener in conto che il primo anno è il più difficile perché bisogna le spese di avviamento di un’attività, qualsiasi essa sia sono tante. Durante il primo anno ho lavorato in smart working per un call center proprio per finanziare l’attività. Quindi, consiglio di avere qualche migliaia di euro da parte per avviare un’impresa propria.

Partire preparate con una strategia

Soprattutto serve una strategia: devi sapere chi sei, cosa fai e dove vuoi arrivare. In base a ciò, puoi definire la tua attività e farla crescere soprattutto online.

In caso di negozio fisico serve molto altro ma anche lì se hai una strategia chiara diventa tutto molto più semplice.