In questi giorni la stampa italiana ha sempre parlato di salvataggio di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza affermando che è stato possibile salvare le banche venete solo grazie all’intervento di Intesa Sanpaolo. Pur con le leggere sfumature tra i vari giornali, il messaggio che è passato è stato grossomodo questo: Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono state salvate al termine di una complessa operazione. Se il salvataggio si è concluso nel migliore dei modi allora non resterebbe da esclamare: tutto è bene quel che finisce bene! In realtà questo non sta avvenendo e anzi siamo entrati nella fase più acute delle polemiche con molti osservatori che parlano di una operazione che ha quasi il sapore del regalo a Intesa Sanpaolo.

Mentre gli analisti elogiano un intervento che è stato capace di scongiurare un pericoloso effetto domino, c’è chi vede nell’esito della crisi delle banche venete solo l’ennesima dimostrazione del vecchio principio italiano di socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili. (Salvataggio Veneto Banca Popolare di Vicenza: oggi è happy end, analisti elogiano Intesa Sanpaolo).

Fatta questa premessa torniamo al punto che abbiamo intenzione di affrontare in questo articolo: ha senso parlare di salvataggio delle banche venete? La risposta è no poichè non è possibile salvare un istituto che già non esiste più. Se dovessimo infatti assumere un approccio rigoroso dovremo ammettere che Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza, dopo il cosiddetto “salvataggio” non esistono più.

E’ appunto per questo motivo che sarebbe preferibile parlare di fallimento ordinato (ma pur sempre fallimento) delle due banche venete. Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno infatti perso la licenza e sono state messe in parte in liquidazione e in parte sono state vendute a Intesa Sanpaolo alla cifra di 1 euro (Veneto Banca Popolare di Vicenza: 1 euro per acquisizione da Intesa Sanpaolo, tutto su dettagli e condizioni).

Se volessimo essere rigorosi, quindi, dovremo parlare di un doppio fallimento ordinato delle banche venete altro che di salvataggio! Questo termine che è quindi improprio può essere invece utilizzato per fare riferimento alla posizione dei correntisti e degli obbligazionisti senior. Solo questi ultimi, infatti, sono stati salvati nella misura in cui sono diventati correntisti e obbligazionisti senior di Intesa Sanpaolo. Discorso completamente diverso, invece, per gli azionisti e obbligazionisti subordinati che hanno perso il loro capitale (Veneto Banca BpVi: liquidazione in atto, cosa succederà a azionisti e obbligazionisti delle banche venete?).

Alla luce di queste considerazioni, quindi, parlare come fa la stampa italiana di salvataggio delle banche venete diventa quantomeno una forzatura. Ovviamente poi dipende da che prospettiva si guarda il famoso bicchiere.