Il cambio Euro Dollaro si conferma in area 1,18 con la divisa americana che resta debole anche in vista della pubblicazione dei dati sull’inflazione in Usa. Secondo alcuni osservatori la fase di ribasso della quotazione del Dollaro potrebbe essere imputata anche al calo anche dei rendimenti dei tassi sui Treasuries Usa. In questo contetso il Dollar Index sta registrando un ribasso a 92,970 e, se la tendenza in atto dovesse essere confermata, chiuderebbe la settimana con un calo dello 0,9%. Ricordiamo che il Dollar Index era salito al massimo in 10 settimane, a quota 94,267, nella seduta dello scorso venerdì in scia all’aumento dei salari degli Stati Uniti.

L’incremento dell’indicatore macro aveva fatto crescere le speculazioni su un rialzo dei tassi Fed a dicembre.

Spostandoci dal mercato valutario alle materie prime, il contratto Wti scambiato sul Nymex è in progressione dello 0,61%, a 50,91 dollari al barile, mentre il Brent sta registrando una progressione dello 0,53%, a 56,55 dollari al barile. L’incremento della quotazione del petrolio è dovuto al calo delle scorte degli Stati Uniti e alla pubblicazione della bilancia commerciale cinese. Ricordiamo, a tal riguardo che l’EIA ha reso noto che le scorte di petrolio crude, nella settimana terminata a ottobre, hanno segnato una flessione di 2,7 milioni di barili, a 462,22 milioni di barili.

A spingere in avanti il prezzo del petrolio, però, sono soprattutto i dati macro cinesi sulla importazioni di greggio che, tra gennaio e settembre, hanno registrato un aumento medio di 8,5 milioni di barili al giorno. In particolare nel mese di settembre le importazioni di greggio sono salite a 9 milioni di barili al giorno. La domanda di petrolio da parte della Cina quindi è tornata a farsi forte e questo è un ottimo segnale per chi investe in materie prime.