Offerta Telecom per MetrowebTelecom Italia presenterà a Metroweb un’offerta per rilevare il 53,8% in mano al fondo F2i. L’ufficializzazione dovrebbe avvenire con il cda di venerdì, quando il board ha come primo punto all’ordine del giorno l’integrazione tra la controllata Telecom Brasil e Oi, che potrebbe portare a sinergie per 3 miliardi di euro e alla nascita di uno dei maggiori operatori telefonici dell’America Latina.

Tornando a Metroweb, parliamo della società che gestisce la fibra ottica in città come Milano, Genova e Bologna.

Il 36,2% è detenuto dal Fondo strategico italiano e l’11% da Fastweb.

La società dovrebbe essere valutata 450 milioni di euro, oltre 9 volte i 50 milioni del suo reddito operativo lordo e superiore al multiplo di 5,3 di Telecom Italia.

 

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L’offerta, tuttavia, sta aprendo un caso politico, perché essendo Metroweb detenuta in parte dalla Cassa depositi e prestiti, tramite il suo Fsi, più parti si chiedono come sia possibile che una compagnia telefonica tenti di rilevare un concorrente, di fatto mirando a ricostituire un monopolio della rete, senza che ne sappiano niente o che fingano di non saperne nulla il governo, l’Agcom e l’Antitrust.

La prima ad intervenire è stata il deputato Cristina Bargero, componente della Commissione Attività produttive della Camera per il PD, che ha parlato di “concentrazione pericolosa”, di “competizione fuori gara”, di concorrenza a rischio azzeramento, invocando non solo l’intervento delle istituzioni preposte al controllo, ma riaffermando le ragioni di uno spin-off della rete, che possa essere così controllata da tutti gli operatori, Telecom inclusa.

 

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Jonny Crosio, capogruppo della Lega Nord nella Commissione Telecomunicazioni al Senato, ha chiesto l’intervento di governo, Consob e Antitrust, nell’interesse dei cittadini e della concorrenza e ha fatto richiesta al presidente della Commissione, Altero Matteoli, di convocare i relativi vertici, oltre al sottosegretario Giacomelli e ai dirigenti di Metroweb e di Telecom.

Crosio, in linea con quanto prima affermato dalla PD Bargero, parla di “colpo alla concorrenza” e di rischio di allontanare gli investitori esteri dal settore.

L’operazione rischia di riaccendere i riflettori dell’opinione pubblica sulla posizione dominante di Telecom Italia e di creare le premesse politiche, perché si porti a compimento la separazione tra rete e servizio.