Sono tanti i fattori che possono spingere lo spread oltre i 300 punti base nonostante lo scudo protettivo della BCE. A seguire il commento di Filippo Diodovich , senior strategist di IG Italia.
Le ultime aste del Tesoro hanno avuto un esito positivo portando un apparente momento di tranquillità nel mercato obbligazionario italiano. Tuttavia rimangono forti dubbi per il futuro della capacità del Tesoro di raccogliere capitali sui mercati a costi moderati per molteplici fattori.
Se analizziamo l’andamento dei rendimenti dei titoli benchmark per le scadenze a 1 anno, 5 anni, 10 anni e 30 anni, possiamo  capire come l’allentamento delle tensioni è soprattutto rilevato sulle scadenze più a breve mentre su quello a medio/lungo termine i rendimenti rimangono su livelli molto elevati soprattutto se confrontati con altri Paesi europei.
 
Comparando l’andamento dei rendimenti dei bond decennali italiani con Spagna, Portogallo e Grecia, possiamo notare come la calma sull’obbligazionario sia solo apparente e soprattutto legata agli acquisti della Banca Centrale Europea.
 
Quali sono i fattori che possono mettere ancora più pressioni sullo spread italiano? 
A)  Il MES
B)  Le Scelte della Banca Centrale Europea
C)  Le scelte del Governo italiano e le incertezze della politica italiana
D)  Gli sviluppi dell’emergenza Coronavirus
E)  Le Agenzie di Rating
F)  La Commissione Europea e il Recovery Fund

Conclusioni

Per evitare una nuova fiammata dello spread verso i 300 punti base crediamo che sia necessario che la BCE mantenga il proprio impegno di difesa dell’Eurozona con un incremento del PEPP pari a 500-750 miliardi di euro, e che la Commissione Europea assieme al Parlamento Europeo possa dare un’accelerazione nel processo di creazione del Recovery Fund con: (I) il rafforzamento del budget europeo 2021-2027 in grado di garantire l’emissione di bond europei perpetui o (II) l’introduzione di un potere fiscale autonomo concesso alle istituzioni europee che assieme al budget europeo possano garantire l’emissione di “eurobond”.