Jack Ma, il numero uno di Alibaba, il sito di e-commerce cinese con un fatturato da fare invidia a qualsiasi colosso internazionale, ha promesso pochi giorni fa al presidente Donald Trump di creare un milione di posti di lavoro negli USA, dopo averlo incontrato nella sua “Trump Tower” di New York. Aldilà della credibilità della promessa, la visita del manager al nuovo capo dell’amministrazione USA sta facendo sperare in un avvicinamento delle posizioni tra Washington e Pechino, i cui rapporti non si annunciano facili nei prossimi quattro anni.

Lo stesso Ma, intervistato da Cnbc, ha legato le difficoltà economiche di certe fasce della popolazione americana alla scarsa attenzione che il governo federale avrebbe sull’istruzione, avendo “sprecato” 14.000 miliardi di dollari negli ultimi 30 anni in guerre. Insomma, spiega Ma, se anziché pompare le spese militari, gli USA investissero in istruzione, garantendo l’accesso all’università a chi non potrebbe, forse ci sarebbe minore risentimento contro le loro istituzioni oggi. (Leggi anche: Spese militari, quanto ci costa se Trump taglia i fondi alla NATO)

Lo stesso Ma svela di essere stato respinto dieci volte dalla Harvard, prima di venire accettato. Insomma, spese militari alla base dell’insoddisfazione popolare? Alcune cifre appaiono eclatanti: negli ultimi 20 anni, quelli che dal 1996 ad oggi, gli USA hanno speso oltre 10.700 miliardi di dollari, pari alla media del 3,8% del loro pil nello stesso arco di tempo.

Obama il più “guerrafondaio” dal 1996

Lo scorso anno, ad esempio, con 634 miliardi di dollari, le spese militari americane sono state superiori a quelle degli altri sette paesi successivi messi insieme, ovvero di Cina, Arabia Saudita, Russia, Regno Unito, India, Francia e Giappone, assorbendo oltre la metà delle spese discrezionali del governo federale e il 16% del budget complessivo. L’istruzione, tanto per tornare al ragionamento di Ma, è costata al governo federale appena 79 miliardi, 8 volte meno.

Ma il vero stupore è forse un altro: sapete chi è stato il presidente americano dal 1996 ad oggi ad avere speso di più nella difesa, guadagnandosi la palma di “guerrafondaio” dell’ultimo ventennio? Il Premio Nobel per la Pace, Barack Obama. Sotto di lui, le spese militari hanno sfiorato i 6.000 miliardi di dollari, attestandosi alla media 4,2% del pil. Il predecessore George W.Bush, che pure non è passato alla storia come un pacifista, ha speso, invece, nella media dell’ultimo ventennio e in perfetta linea con il secondo mandato di Bill Clinton, ovvero il 3,8% del pil.

 

 

 

Spese militari USA di 5.000 miliardi in più l’obiettivo NATO in 20 anni

Immaginiamo per un attimo, che gli USA avessero registrato negli ultimi venti anni spese militari in linea con il target della NATO, pari al 2% del pil. Avrebbero risparmiato risorse per oltre 5.000 miliardi di dollari, pari a circa 250 miliardi all’anno, che avrebbero o potuto investire in altri capitali di spesa o risparmiato del tutto, accumulando un minore debito pubblico federale dello stesso importo, che sarebbe oggi così di una trentina di punti di pil più basso. (Leggi anche: Debito pubblico USA a $20.000 miliardi, +88% nell’era Obama)

Certo, le spese militari spesso sono irrinunciabili per una superpotenza mondiale, che dal Secondo Dopoguerra ad oggi ha assunto il ruolo di poliziotto del mondo. Si pensi all’era Reagan, quando il budget dedicato alla difesa fu utilizzato per indurre l’Unione Sovietica a una rovinosa concorrenza, finendo per stritolare il comunismo sotto il peso dell’insostenibilità degli armamenti per Mosca e le capitali gravitanti attorno ad essa. Difficile, però, pensare che non si sarebbe potuto risparmiare qualcosa negli ultimi tempi, specie considerando che grandi successi bellici gli americani non ne registrano da tempo. Le Primavere Arabe insegnano.