Il ritorno a scuola tanto auspicato da politica e famiglie è da qualche giorno realtà. Allo stesso tempo però, ci si comincia a chiedere cosa succede se un alunno o un insegnante siano trovati positivi al coronavirus, oppure lo sia un loro familiare o contatto stretto. In questo articolo cercheremo di capire meglio quali sono le indicazioni fornite dall’Istituto superiore di sanità alla fine del mese di agosto, rispondendo alle domande più frequenti che genitori e insegnanti si stanno ponendo in questi giorni.

Cosa succede se l’alunno ha la febbre

Nel caso uno studente abbia la febbre sopra i 37,5 gradi o presenti i sintomi che possono far pensare a un contagio, i genitori sono chiamati a lasciarlo a casa e chiamare il pediatra o il medico di famiglia per spiegare la situazione. Nel caso i sintomi sopraggiungano all’interno dell’aula (o comunque a scuola), gli insegnanti con l’aiuto del personale scolastico dovranno isolare lo studente e avvertire la famiglia. A loro volta, i genitori si metteranno in contatto con il proprio medico di famiglia.

Nell’eventualità il ragazzo risulti positivo al Covid, l’intera classe potrebbe essere posta in quarantena, oltre all’insegnante, il personale scolastico e tutte le altre persone configurabili come contatti stretti. In ogni caso, ricordiamo come la decisione finale spetti alla Asl.

Cosa succede in caso di quarantena

Un discorso a parte lo merita il caso della quarantena. Se obbligatoria, l’alunno non potrà più tornare a scuola fino a quando, superati i 14 giorni, non riceverà il via libera da parte delle autorità sanitarie che provvederanno a sottoporlo a un doppio tampone a distanza ciascuno di 24 ore. Non solo, perché la quarantena obbligatoria scatta in automatico anche per i genitori ed eventuali fratelli. I genitori chiamati ad osservare la quarantena potrebbero (usiamo il condizionale perché ancora non si è fatta chiarezza su questo punto) ottenere congedi straordinari o avere il via libera allo smart working.

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