La riforma fiscale s’ha da fare. E non riguarderà solo l’IRPEF, ma l’insieme delle imposte dirette in Italia, passando per IRES e IRAP. La filosofia del governo Meloni è tutta improntata alla volontà di ridurre il carico per famiglie e imprese senza minacciare l’equilibrio dei conti pubblici. Il solo gettito dell’IRPEF nel 2022 ha ammontato a 205,8 miliardi di euro, qualcosa come circa il 10,5% del PIL. L’idea, data ormai quasi per certa, sarebbe di ridurre le aliquote da quattro a tre.

Dopo la riforma fiscale voluta dal governo Draghi nel 2022, gli scaglioni di reddito sono stati ridotti da cinque a quattro e ad oggi sono:

  • 23% fino a 15.000 euro;
  • 25% da 15.001 a 28.000 euro;
  • 35% da 28.001 a 50.000 euro;
  • 43% sopra 50.000 euro.

Due sarebbero le ipotesi allo studio del governo: 23-27-43 e 23-33-43. La prima costerebbe intorno ai 10 miliardi, la seconda sui 6 miliardi. Le aliquote “estreme” rimarrebbero inalterate, mentre sarebbero fuse quelle centrali. Tuttavia, Forza Italia vorrebbe abbassare anche l’aliquota più alta dal 43% al 33%. Quanto alle coperture finanziarie, sia per l’IRPEF che per l’IRES e l’IRAP l’idea sarebbe di trovarle tra le centinaia di “tax expenditures”. Ce ne sono più di 600 per un mancato gettito fiscale stimato in 156 miliardi di euro all’anno, stando alle dichiarazioni di Maurizio Leo, vice-ministro dell’Economia.

Parliamo di detrazioni e deduzioni, sebbene la sforbiciata avverrebbe in modo innovativo. Lo stato assegnerebbe un plafond a ciascun contribuente in base al reddito. Più questo è alto, minore l’importo scaricabile dalle tasse. E spetterebbe al contribuente decidere per quali voci di spesa utilizzarlo. Già oggi, ad esempio, le detrazioni al 19% decrescono per redditi a partire da 120.000 euro e si azzerano a 240.000 euro.

Risparmi con riforma fiscale a tre aliquote

Quali sarebbero i risparmi con la riforma fiscale? Fatto salvo che stiamo parlando di mere ricostruzioni di stampa, nel caso in cui l’aliquota del 25% scendesse al 23% e quella del 35% al 33%, siamo in grado di darvi i risultati delle nostre simulazioni.

Un contribuente che dichiari 20.000 euro, otterrebbe un risparmio di 100 euro l’anno. A 25.000 euro, il risparmio raddoppierebbe a 200 euro. A 30.000 euro, salirebbe a 300 euro. A 40.000 euro, si porterebbe a 500 euro. Il massimo del risparmio si otterrebbe a 50.000 euro con 700 euro. Sempre che gli scaglioni di reddito rimangano uguali.

E nel caso che si optasse per l’ipotesi 23-27-43? Rispetto ai calcoli di cui sopra non cambierebbe nulla per i redditi fino a 28.000 euro, i quali sarebbero sottoposti ad aliquota del 23%. Tra 28.000 e 50.000 euro, i risparmi crescerebbero in misura consistente. A 30.000 euro, ad esempio, sarebbero pari a 420 euro rispetto ad oggi. A 35.000 euro, lieviterebbero a 820 euro e a 40.000 euro a 1.220 euro. A 50.000 euro, culminerebbero a 2.020 euro.

In questi dati, chiaramente, non sono considerati gli effetti delle minori detrazioni d’imposta a cui si avrebbe diritto. Un calcolo generico sarebbe impossibile, dato che le detrazioni per loro natura sono molto personali. Dipendono dalle spese effettuate nel corso dell’anno. La cosa certa è che la riforma fiscale per il centro-destra sarà la madre di tutte le battaglie, il provvedimento più importante non solo di quest’anno, ma forse dell’intera legislatura. E’ su di essa che la premier Giorgia Meloni vorrà plasmare l’identità della sua leadership e della maggioranza.

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