Questa settimana i prezzi medi del carburante alla pompa sono stati di 1,70 euro al litro per la benzina e di 1,85 euro per il diesel. Restano elevati, per quanto molto lontani dai picchi toccati all’inizio dell’anno, quando sui tabelloni delle stazioni di servizio si notarono prezzi fino a 2,50 euro al litro. Ma ricordatevi che c’è ancora il taglio delle accise di 30,5 centesimi, senza il quale pagheremmo rispettivamente più di 2 e 2,15 euro al litro. La buona notizia è, però, che fare il pieno all’auto dovrebbe già costarci sui 3 euro di meno e nel giro di un paio di settimane.

Dietro alle variazioni di prezzo

I calcoli sono presto fatti. Nei primi giorni di settembre, il cambio euro-dollaro era sprofondato a 0,9750. In quei stessi giorni, un barile di petrolio (Brent) si acquistava sui mercati internazionali a poco meno di 95 dollari. Dunque, a noi consumatori dell’Eurozona ci costava sui 97 euro. Tradotto in litri: 0,61 euro. Questa settimana, il cambio risaliva fino a sfiorare 1,05, mentre il Brent è sceso in area 92,50 dollari. Il costo per barile risulta in calo a 89 euro, cioè a 56 centesimi al litro.

Considerata anche l’IVA del 22% che grava sul carburante, la differenza è di 6 centesimi al litro. Un pieno all’auto di 50 litri tendenzialmente dovrebbe già costarci sui 3 euro in meno di due settimane fa. Non è detto che la riduzione dei prezzi sia avvenuta già e in toto. Ad ogni modo, vale la tendenza. Rispetto alle pressioni rialziste di qualche settimana fa, il quadro sta evolvendosi più favorevolmente ai consumatori europei.

Non solo risparmi col pieno all’auto

La risalita del cambio euro-dollaro è stata più veloce delle attese. Segue il dato sull’inflazione americana ad ottobre, in calo al 7,7%. Ciò prospetta un rialzo dei tassi d’interesse ad opera della Federal Reserve meno marcato nei prossimi mesi. D’altra parte il Brent non sta scendendo quanto dovrebbe, a causa delle restrizioni all’offerta decise dall’OPEC proprio per tenere alte le quotazioni.

Le estrazioni di greggio negli USA restano sotto i livelli pre-Covid, quando risultarono salite al primo posto nel mondo.

Non si tratta solo di fare il pieno all’auto a costi più bassi. Un euro più forte e un petrolio più debole spingono entrambi nella direzione di far diminuire i costi dell’energia e, dunque, l’inflazione. Rispetto ad ottobre sono in calo anche i prezzi del gas sulla borsa olandese, pur in risalita nelle ultime sedute con l’arrivo delle prime giornate di freddo. Ad oggi, le previsioni dei mercati non segnalano grossi scossoni da qui al medio termine. Il cambio euro-dollaro salirebbe di poco e il Brent scenderebbe appena sotto 90 dollari per fine 2023. La speranza è che il mercato stia sottostimando le variazioni rialziste e ribassiste rispettivamente.

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