La Grecia può davvero dirsi soddisfatta di come sia finita la partita europea sul “Recovery Fund”, che non a caso il premier Kyriakos Mitsotakis ha definito con enfasi “un successo nazionale”. Di fatto, torna ad Atene con un maxi-assegno da 70 miliardi di euro, di cui 32 miliardi legati al nuovo fondo anti-Covid e altri 40 miliardi ai contributi europei con il bilancio comunitario 2021-2027. Nel dettaglio, più di 19 miliardi alla Grecia verranno erogati in forma di sussidi, cioè aiuti a fondo perduto, mentre altri 12,5 miliardi potranno essere ricevuti sotto forma di prestiti.

Perché i bond della Grecia umiliano i BTp

Per farvi capire la portata dei numeri, queste cifre corrispondono a un totale del 17% del pil, come se l’Italia avesse “strappato” a Bruxelles oltre 300 miliardi, di cui 184 in sovvenzioni. Dunque, se Atene si mostrasse capace di spendere tutte le risorse che le verranno erogate, potrebbe contare per il prossimo triennio di circa 5,7 punti del pil pre-Covid, a cui si aggiungerebbero 3 punti di pil all’anno dai contributi del bilancio europeo per tutti i prossimi 7 anni. In totale, nel periodo 2021-2023 sarebbero 8,7 punti di pil di aiuti esterni, una mano santa per un’economia che deve ancora recuperare circa il 22,5% di pil rispetto ai livelli del 2007, l’anno precedente all’infinito decennio di crisi devastante per Atene.

Peraltro, a differenza di tutti gli altri stati europei, la Grecia non sta avendo alcuna esigenza di emettere nuovo debito per colmare il deficit di bilancio e contrastare gli effetti della crisi, disponendo di oltre una trentina di miliardi di euro di liquidità ricavata dai prestiti europei non utilizzati e dalle emissioni di titoli a medio-lungo termine dell’ultimo biennio. Ciononostante, subirà le conseguenze della congiuntura negativa sul piano internazionale, specie per il crollo delle presenze turistiche. A maggio, ad esempio, le partite correnti hanno segnato un saldo negativo di 900 milioni, che si contrappone all’avanzo di 270 milioni dello stesso mese del 2019.

E le entrate provenienti dalla voce turismo sono implose a soli 13 milioni contro gli 1,566 miliardi di un anno prima.

Pensionati esteri, tasse al 7%

Per cercare di risollevare le sorti di un’economia già messa malissimo prima della pandemia, il governo conservatore sottoporrà questa settimana al Parlamento il suo disegno di legge che prevede una fiscalità di favore per i pensionati esteri che trasferiscano la loro residenza in Grecia per almeno la maggior parte dell’anno. Essi godranno di un’aliquota agevolata del 7% su tutti i redditi percepiti (oltre alle pensioni, anche sui capitali e gli affitti, per fare qualche esempio) e per un massimo di 10 anni. La misura imita quella adottata all’inizio dello scorso decennio dal Portogallo, che ha riscosso un notevole successo, per quanto da quest’anno Lisbona abbia introdotto un’aliquota del 10% sui nuovi trasferimenti.

Pensioni senza tasse: Grecia, nuovo paradiso fiscale per gli stranieri

L’intento del governo sarebbe di rivitalizzare l’economia delle isole, in particolare, dove i pensionati stranieri si trasferirebbero per godere del sole tutto l’anno e del mare per gran parte di esso. Obiettivo non secondario: sostenere la ripresa del mercato immobiliare, visto che migliaia di cittadini in arrivo dall’estero avrebbero bisogno di comprare o affittare casa. In Portogallo, ha funzionato fin troppo bene, tant’è che i prezzi delle case si sono impennati nei grossi centri, suscitando le ire della popolazione locale. Al contempo, molte abitazioni prima abbandonate sono state ristrutturate e rese appetibili per il mercato delle locazioni, secondo il modello Airbnb.

Non saranno certamente i pensionati europei a risollevare l’economia ellenica, ma la misura andrebbe nella giusta direzione. Il governo dovrà dimostrare di saper sfruttare l’occasione d’oro che gli si presenta con i corposi aiuti europei, elargiti dietro all’attuazione di precise riforme, che sono sostanzialmente le stesse che da anni vengono richieste ad Atene e già parzialmente varate nell’ultimo decennio.

Il mercato ci crede, tanto che i rendimenti sovrani sul tratto lungo della curva giacciono sotto i livelli italiani. E sulle scadenze a brevissimo termine iniziano ad attecchire stabilmente i rendimenti negativi.

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