Il presidente Andrzej Duda intende concludere i lavori per la conversione dei mutui in franchi svizzeri in zloty entro il mese di maggio o giugno prossimo, ponendo fine a un problema, che si trascina dall’inizio del 2015, quando la Schweizerische National-Bank (SNB), la banca centrale svizzera, ha abbandonato la difesa del cambio minimo con l’euro. E’ accaduto che più di mezzo milione di famiglie in Polonia aveva contratto prestiti immobiliari denominati nella valuta elvetica fino al 2008, prima che scoppiasse la crisi finanziaria mondiale, per un ammontare complessivo di 42 miliardi di dollari, approfittando sia della stabilità del cambio del franco svizzero con l’euro (e indirettamente con la divisa polacca), sia dei bassissimi tassi a cui tali mutui venivano erogati.
Governo polacco ostile alle banche
Il nuovo governo di Varsavia è da pochi mesi guidato da Legge e Giustizia, una formazione di destra, che già esprime da un anno anche la presidenza e che ha impostato la campagna elettorale proprio sull’attacco alle banche, alle quali ha imposto una nuova tassa patrimoniale, così come un aumento della contribuzione per il fondo garante dei depositi. Adesso, il presidente cerca di stringere una volta per tutte anche sulla questione dei mutui in franchi svizzeri e trapela l’intenzione di fissare per legge la loro conversione ai tassi di cambio storici, ovvero a quelli vigenti alla data di stipulazione dei contratti.
Il piano Duda
I media polacchi riferiscono che il presidente Duda vorrebbe andare incontro anche alle banche, consentendo loro di ottenere dalla banca centrale prestiti rimborsabili fino a 20-30 anni. Ciò allevierebbe le loro sofferenze, ma sarebbe ugualmente una misura poco appetibile per il mercato, che rischia di restare sfiduciato anche sul ruolo di “asservimento” della banca centrale alla politica economica del governo. La questione ci riguarda come Italia più di quanto non crediamo. Unicredit è uno degli istituti maggiormente attivi in Polonia e insieme a Santander, ING e Raiffeisen rappresenta il 60% degli assets bancari del paese dell’Europa orientale. Dunque, l’eventuale misura “punitiva” verso le banche potrebbe avere ripercussioni anche su uno dei principali istituti italiani. Il fenomeno dei prestiti in franchi svizzeri nel nostro paese risulterebbe, invece, molto più limitato, anche se di recente vi abbiamo dato atto della situazione difficile, in cui versano 6.000 famiglie (leggi qui: https://www.investireoggi.it/risparmio/mutui-in-franchi-svizzeri-6-000-italiani-nei-guai-con-la-fine-del-cambio-minimo/).
Rischio di sfiduciare i mercati
Le misure paventate da Duda rischiano di esacerbare lo scontro con gli investitori stranieri, anche se il partito al governo ha già guidato il paese (2006-2009) e proprio negli anni di maggiore crescita dell’economia polacca dalla fine del comunismo. Per quanto meno ideologico della destra del premier ungherese Viktor Orban, mostra in questi primi mesi un atteggiamento di sfida al sistema bancario nazionale.