Il governo è alle prese con la redazione del Documento di economia e finanze (DEF), in cui saranno messe nero su bianco le nuove previsioni macro per l’Italia. I rumors di questi giorni appaiono positivi. Con la Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF) del novembre scorso, il neonato governo Meloni aveva previsto una crescita del PIL dello 0,6% e fissato un rapporto deficit/PIL al 4,5% per quest’anno. Adesso, la crescita dell’economia italiana sarebbe attesa allo 0,9% e il rapporto tra deficit e PIL scenderebbe al 4,35%.

Grosso modo, questo nuovo quadro libererebbe risorse per 3 miliardi di euro, a tanto ammonterebbe lo 0,15% in meno di disavanzo fiscale atteso.

Qualcuno lo definisce già un “tesoretto”, anche se serve massima cautela sui conti pubblici. La crisi energetica non è finita, sebbene un inverno mite ci abbia aiutato tantissimo nel superare la fase più dura del caro bollette. Quando mancano otto mesi e mezzo per la fine dell’anno, qualsiasi esercizio mentale sull’uso delle eventuali risorse spendibili risulterebbe francamente un azzardo. Anche perché la pandemia è alle spalle e in Europa già si parla di Patto di stabilità. Tornerà in vigore dall’anno prossimo dopo una sospensione di quattro anni. A Bruxelles si lavora per riscrivere le regole fiscali e la Germania sta entrando nel vivo del gioco.

Patto di stabilità, ecco proposta tedesca

Questa settimana, il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha inviato un “non paper” di tre pagine alla Commissione europea, nel quale sono contenute le proposte del governo federale di Berlino. Possiamo riassumerle così: gli stati con alti livelli di debito pubblico dovranno ridurre il rapporto tra debito e PIL almeno dell’1% all’anno. E per tendere a questo obiettivo, bisogna fissare un margine minimo di convergenza, vale a dire che la spesa primaria dovrà crescere di almeno l’1% in meno della crescita economica potenziale.

L’Italia rientrerebbe tra gli stati che dovrebbero ridurre più velocemente il loro rapporto debito/PIL, mentre tutti gli altri con un rapporto superiore al 60% (fino a quale percentuale?) se la caverebbero con una richiesta del -0,50% all’anno. Bisogna guardare le cose con la giusta obiettività. Chiedere una riduzione del debito pubblico dell’1% rispetto al PIL sarebbe non solo ragionevole, ma persino alla portata dell’Italia senza grossi sacrifici. Con un rapporto attuale intorno al 145% e supponendo una crescita nominale del PIL (inflazione più crescita reale) intorno al 2,5% all’anno, ci basterebbe fissare un deficit fiscale intorno al 2,5% per adempiere alla richiesta del nuovo Patto di stabilità. Prima del Covid, eravamo scesi a un disavanzo dell’1,6%.

Un altro aspetto positivo della proposta tedesca consiste nell’assegnare maggiore importanza alla spesa primaria netta, anziché al deficit pubblico. In effetti, Berlino apre al fatto che la prima sia sotto il controllo del governo, laddove la spesa per interessi dipende perlopiù dalle condizioni di mercato. E da questo punto di vista, l’Italia non avrebbe molto da temere. Prima della pandemia, il nostro avanzo primario si avviava verso il 2% del PIL. In Francia, invece, era negativo.

Su DEF massima prudenza fiscale

Ad ogni modo, mettiamoci in testa che la sbornia della spesa in deficit avuta in questi anni tra pandemia e guerra sta per concludersi. E dalla Germania non arriveranno grosse aperture. Lindner è a capo dell’FDP, il Partito Liberale Tedesco. Nei sondaggi, viaggia al 6% dei consensi, la metà di quelli ottenuti alle elezioni federali di un anno e mezzo fa. Tutto il governo soffre di impopolarità e ciascuna delle tre componenti della maggioranza dovrà cercare di rivitalizzarsi puntando sui propri temi identitari: l’ambiente per i Verdi, il lavoro per i socialdemocratici e l’austerità fiscale per i liberali.

Se dal DEF emergeranno fantomatici “tesoretti”, meglio che siano accantonati per accelerare la riduzione del debito/PIL. Anche i mercati gradirebbero e ci darebbero una mano sul deficit, abbassando la spesa per interessi con la discesa dello spread.

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