Silvio Berlusconi punta sull’Europa per vincere le elezioni politiche. Siamo al paradosso dei paradossi, essendo stato vittima designata proprio di Bruxelles nel 2011, quando lasciò Palazzo Chigi tra la gioia quasi incontenibile delle cancellerie europee, che lo avevano amato sempre così poco. Ma la storia è cambiata. Il governo Monti ha fallito la sua missione di porre l’Italia sotto una sorta di amministrazione controllata dalla UE e non ha passato l’esame delle urne nel 2013. I tre governi di centro-sinistra che si sono succeduti hanno deluso le aspettative, specie i primi due, mentre l’attuale guidato dal premier Paolo Gentiloni continua ad essere apprezzato per i suoi toni distensivi e un minor tasso di “populismo” nella sua politica economica.

Resta il fatto che il PD sarebbe un partito perdente, secondo tutti i sondaggi, destinato forse a collocarsi al terzo posto per numero di seggi in entrambe le Camere. Da qui, la scommessa dei commissari e della cancelliera Angela Merkel sul leader del centro-destra, che nel caso di vittoria rappresenterebbe un argine contro il Movimento 5 Stelle, percepito erratico, euro-scettico e, soprattutto, imponderabile. (Leggi anche: Renzi è perduto, lo mollano Europa e finanza)

La scorsa settimana, il commissario agli Affari monetari, Pierre Moscovici, aveva invitato a votare partiti dalla fede europeista, cosa che era suonata come un segnale positivo per il PD. Tuttavia, egli ha aggiunto che sarebbe “incoerente” chiedere di infrangere il tetto del deficit al 3% del pil, richiesta arrivata nei mesi scorsi niente di meno che dal segretario del PD, Matteo Renzi. Non che l’appello del commissario socialista sia stato un endorsement per Berlusconi, ma certo non lo è stato per il Nazareno. Ergo, Bruxelles tifa per le larghe intese Berlusconi-Gentiloni.

Stamattina, l’ex premier si trova nella capitale belga per la riunione del Partito Popolare Europeo per i lavori preparatori del Consiglio europeo su Brexit e immigrazione.

E’ la seconda volta in meno di un mese e mezzo che ciò accade, dopo anni di gelo, oltre che impossibilitato fisicamente a partecipare ai meeting, dato il ritiro del passaporto per la condanna subita nel 2013. Il segno tangibile di un riavvicinamento alle cancellerie europee, com’è vero che ieri sera, alla trasmissione La Nuova Arena di Massimo Giletti su La7, egli ha dichiarato che “con l’Europa non bisogna alzare la voce”, che serve trattare per ottenere i risultati. Un messaggio rassicurante inviato a Bruxelles e che praticamente mette alla berlina la strategia dei toni alti di Renzi, rendendosi ancora più appetibile agli occhi dei commissari.

La benedizione europea per Berlusconi

Oggi, incontrerà il segretario del PPE, Antonio Lopez, così come il capogruppo all’Europarlamento, Manfred Weber, braccio destro della cancelliera Angela Merkel e già critico nei confronti di Renzi. E non meno importanti saranno gli incontri con il presidente del partito, Joseph Daul, suo sostenitore esplicito alle elezioni amministrative scorse, con quello della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nonché con il capo-negoziatore per la UE sulla Brexit, Michel Barnier, al quale chiederà, spiega, di tutelare gli interessi dei 600.000 italiani residenti nel Regno Unito. L’operazione Bruxelles non punta certamente a prendere un solo voto in più in Italia, bensì ad accreditarsi quale unico uomo responsabile a questo giro per battere il populismo pentastellato e l’inconcludenza dei democratici, che oltretutto da almeno un paio di anni rincorrono spesso proprio i 5 Stelle sul terreno della demagogia sull’Europa.

Ai colleghi del PPE, Berlusconi garantirà anche che, nel caso vincesse le elezioni, il governo non verrebbe guidato da Matteo Salvini, ma troverebbe in Forza Italia la sua spinta trainante. Non farà certo piacere al segretario del Carroccio, ma alla fine anche la Lega per andare al governo dovrà mostrarsi conciliante sulla UE, altrimenti la coalizione salta per realismo politico.

Comunque sia, i sondaggi continuerebbero a sorridere al Cav, persino in aree apparentemente distanti dalle sue sacche di consenso. Una rilevazione di Euromedia Research, ad esempio, darebbe il centro-destra al 34% in Emilia-Romagna, quando il PD sarebbe fermo al 29% e con gli alleati salirebbe solo al 32,5%. Il Movimento 5 Stelle sarebbe al 24,1% e Liberi e Uguali di Pietro Grasso al 9,2%. Se queste cifre fossero corrette, Berlusconi potrebbe vincere in parte dei 17 collegi uninominali alla Camera e 8 al Senato, che verranno assegnati nella regione, infliggendo una sconfitta potenzialmente storica al PD renziano, che rischia di affondare persino dove dovrebbe nuotare senza alcuna apparente difficoltà. (Leggi anche: Crollo PD, risultati preoccupanti anche nelle regioni rosse)

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