Tra dieci giorni si terrà a Francoforte il secondo board dell’anno della Banca Centrale Europea (BCE). Non esistono dubbi circa il fatto che l’istituto alzerà nuovamente i tassi d’interesse. E nei fatti non esistono neppure sull’entità di tale stretta. Christine Lagarde ha anticipato al quotidiano spagnolo Vocento che quasi certamente si atterrà all’annuncio di inizio febbraio, quando fu prospettato anche per metà marzo un rialzo dello 0,50%. Il governatore ha spiegato che l’inflazione resta alta e che continua a fare male alle persone, specie alle categorie sociali più deboli.

Dopodiché, però, la stessa francese ha lanciato un appello alle banche, affinché rinegozino i mutui a tasso variabile contratti con i clienti. “È nel loro interesse farlo”, ha chiarito, “perché non vorranno avere nei bilanci prestiti non rimborsati”.

Sul fatto che alcune banche italiane, in particolare, stiano applicando un cap sugli interessi pagati dai clienti con i mutui a tasso variabile non si è voluta pronunciare. Ha sostenuto che si tratta di iniziative che riguardano le parti private. Ha altresì bocciato l’idea di indicizzare le pensioni al tasso d’inflazione, notando come in passato simili misure non abbiano funzionato per arrestare la corsa dei prezzi.

L’appello di Lagarde alle banche sui mutui non ha precedenti. Il numero uno dell’Eurotower nei fatti ammette che, in conseguenza della stretta monetaria in corso, il sistema del credito rischi di scricchiolare sotto il peso delle sofferenze. Ad oggi, l’aumento dei crediti deteriorati è stato contenuto ovunque. Evidentemente, Francoforte teme che non sarà così nei prossimi mesi, quando l’entità delle rate sarà lievitato al punto da spingere molte famiglie a non potere più pagarle. E questo scenario sarebbe tanto più verosimile quanto più dovesse frenare l’economia europea, magari registrando una fase di recessione.

Mutui banche, rata alta fino al 2024

Secondo i calcoli di Codacons, a febbraio la rata del migliore mutuo a tasso variabile in Italia risulta di 185 euro al mese più alta di quella sborsata nel settembre 2021 su un capitale di 150.000 euro.

Un po’ più contenuto sarebbe stato ad oggi l’impatto sui nuovi mutui a tasso fisso: +150 euro. Il fatto che Lagarde si appelli alle banche per favorire la rinegoziazione dei mutui, ci dice che la stretta sia tutt’altro che finita. L’inflazione a febbraio nell’Area Euro è scesa solamente dello 0,1% annuale all’8,5%. In paesi come Francia e Spagna è risalita, in Germania è rimasta stabile e in Italia è scesa meno del previsto.

Il mercato sconta un rialzo dei tassi fino a un massimo del 4,50% entro settembre. A febbraio, i tassi di riferimento furono portati al 3%. Dunque, la BCE alzerebbe i tassi al 3,50% a metà mese e poi ancora di altri 100 punti base o 1% nei mesi successivi. Gli analisti, tuttavia, credono che si fermerà al 4%. L’ultima stretta sarebbe annunciata tra maggio e giugno. Il board si concentrerà, poi, sul taglio dei riacquisti dei bond (Quantitative Tightening). Fissato già a 15 miliardi di euro al mese da marzo a giugno, la Bundesbank preme per alzarlo ad almeno 20 miliardi. Minore domanda sui mercati farebbe innalzare i rendimenti sovrani, contribuendo per altra via ad accrescere il costo del denaro nell’area. I tassi sui mutui smetterebbero di salire solamente negli ultimi mesi dell’anno e resterebbero ai livelli massimi per diversi mesi, forse un altro anno. Il taglio dei tassi non arriverebbe prima della seconda metà del 2024.

[email protected]