L’Unione Europea non è riuscita a trovare un accordo sul tetto al prezzo del gas russo. Resta l’opposizione di paesi come Germania e Olanda, timorosi (non senza ragioni) che la Russia possa dar seguito alle minacce e lasciare l’Europa senza gas. L’economia tedesca è la più sofferente nel Vecchio Continente con la crisi energetica in corso. Prima della guerra tra Russia e Ucraina, il 55% delle sue importazioni di gas proveniva proprio da Mosca. Al 30 giugno scorso, Berlino era riuscita a tagliare la percentuale al 26%.

Il problema è che la dipendenza dal gas russo resta, anzi possibilmente sta diventando ancora più forte, come dimostrano alcuni dati. Nel mese di giugno, emerge che la Germania ha acquistato da Gazprom a prezzi di circa un terzo rispetto a quelli medi praticati dal colosso russo al resto d’Europa.

La fregatura sul gas russo

La Germania ha sempre avuto un vantaggio in termini di prezzo, grazie agli elevati volumi di gas russo acquistati negli anni. Ma esso era di appena il 10% all’inizio dell’anno, mentre sfiora i due terzi in estate. I dati sono stati resi noti da Destatis, l’istituto statistico federale. In altre parole, l’economia tedesca soffre sì per le minori importazioni di gas russo, ma allo stesso tempo sta accrescendo il suo vantaggio rispetto alle attività produttive nel resto d’Europa. Le stesse famiglie tedesche pagano per la bolletta, a parità di consumi, meno di quelle italiane, francesi, ecc.

Il discorso sarebbe ampio. In questo sconto praticato alla Germania Gazprom terrebbe conto probabilmente delle economie di scala realizzate dagli alti volumi esportati, nonché della vicinanza della rete rispetto a paesi più lontani come l’Italia. Il resto lo starebbero facendo i contratti a lunga scadenza siglati negli anni tra Mosca e Berlino. Tuttavia, sorge il sospetto che l’opposizione tedesca al tetto al prezzo del gas non sia più frutto di ragionamenti prettamente economici, bensì di interessi geopolitici.

Germania tratta sottobanco con Putin

Sottobanco la Germania continuerebbe a fare affari con Vladimir Putin, l’odiato nemico di facciata. Con la conseguenza che agli altri paesi sarebbe imposti i sacrifici, mentre i tedeschi cercherebbero ancora oggi di spuntare condizioni di favore nelle relazioni commerciali. Il paradosso è che l’Unione Europea ha preteso, pur in maniera ancora non vincolante, che gli stati membri taglino i rispettivi consumi di energia del 15% (del 7% l’Italia), al fine di aiutare economie in sofferenza come la Germania. Per essere brutali, gli italiani devono ridurre i gradi del termostato per aiutare i tedeschi, i quali a loro volta fregano gli italiani facendo affari con Putin per pagare il gas russo meno della metà di loro.

E’ accettabile che il leader di fatto dell’Unione ancora oggi baratti con Putin il destino dell’intero continente? Perché di questo si tratta. Finché Mosca avrà orecchie attente ai suoi interessi in qualche grande cancelleria europea, la sua leva sull’Unione resterà forte attraverso la minaccia sul gas russo. E la guerra in Ucraina non cesserà, proprio grazie ai proventi incassati esportando materie prime a quotazioni abnormi. Tutto questo mentre in paesi come l’Italia si va a caccia del vero o presunto filo-russo in questo o quello schieramento. Che qualcuno a Washington abbia letto i dati di giugno?

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