Potremmo definirlo il caso Lamborghini, dove il riferimento ad Elettra stavolta non c’entra proprio per niente. È successo che il 27 dicembre scorso il giovane proprietario dell’Antico Vinaio di Firenze, Tommaso Mazzanti, abbia pubblicato un post con tanto di foto della sua auto di lusso acquistata con la moglie per la cifra di 230.000 euro. Il ragazzo ha spiegato che a 21 anni aveva acquistato una Ford Fiesta bianca a rate di 300 euro al mese per quattro anni e che non poteva neanche immaginare che un giorno sarebbe arrivato a prendersi una Lamborghini.

E pagando cash, aggiungiamo noi. Molti clienti o semplici followers su Facebook non l’hanno presa bene. C’è chi lo ha definito un “arricchito”, chi lo ha accusato di “poca umiltà” e chi ha giurato che non metterà più piede in uno dei suoi locali.

Il caso Antico Vinaio

Molti altri, tuttavia, si sono ersi a difesa del titolare dell’Antico Vinaio. Hanno lodato questa condivisione di una gioia personale, sostenendo che fosse meritata e da stimolo per altri giovani che partono dal nulla come lui. Altri hanno evidenziato l’invidia sociale dei numerosi utenti che lo hanno criticato e persino offeso. In generale, sono prevalsi i commenti positivi, specie di chi conosce di persona o anche solo di fama Mattanzi. Tuttavia, c’è chi, pur non intravedendo alcunché di male nel post, abbia suggerito un utilizzo più appropriato dei social per evitare il classico effetto boomerang.

All’Antico Vinaio è una catena di street food fiorentina, che grazie al suo giovane titolare ha aperto sedi anche a Roma, Milano e New York. È specializzato nella vendita delle schiacciate, come in Toscana chiamano le focacce. Prelibatezze alimentari che hanno fatto il successo di un’intera famiglia. E meritatamente, anche perché Mattanzi non s’è inventato nulla che la tradizione culinaria locale non avesse già trasmesso.

Semplicemente, l’ha trasformata in una idea imprenditoriale di successo con un fatturato milionario e 110 dipendenti dislocati tra le varie botteghe, di cui la metà nel capoluogo toscano. Anche solo per questo il ragazzo avrebbe tutto il diritto di meritarsi i frutti del proprio lavoro.

Invidia sociale radicata in Italia

Quanto a poi a chi inveisce per una Lamborghini, verrebbe da chiedere se tenga lo stesso atteggiamento nei confronti di attori, cantanti, calciatori, uomini di spettacolo, ecc., i quali spesso impostano la propria immagine sull’ostentazione della ricchezza. Personaggi come Cristiano Ronaldo non dovrebbero praticamente avere seguito sui social, mentre solo su Instagram vanta 525 milioni di follower. E dire che non sfoggi la propria ricchezza è ridicolo. Detto questo, qualche errore di comunicazione Mattanzi lo ha commesso e da autentico imprenditore qual è sarebbe saggio che lo capisse. Egli non ha postato una foto con tanto di spiegazione su una pagina personale, bensì su quella ufficiale dell’Antico Vinaio, cioè della sua impresa.

Sarebbe come se Piersilvio Berlusconi usasse il sito ufficiale di Mediaset per comunicare ai telespettatori di essersi comprato l’ennesima villa grazie ai buoni risultati delle reti TV. O come se prima delle dimissioni Andrea Agnelli sui canali social della Juventus avesse postato contenuti a titolo personale. Un errore che diventa grossolano, considerato che All’Antico Vinaio deve parte del suo successo grazie proprio al sapiente utilizzo dei social. La comunicazione può rivelarsi un’arma a doppio taglio se la si utilizza malamente. Che bisogno aveva Mattanzi di gridare al mondo la sua felicità per una Lamborghini su un account aziendale?

Che in Italia l’invidia sociale sia molto diffusa, non c’è bisogno neppure di spiegarlo. Il successo è quasi mai perdonato, specie se è frutto del fare. Siamo più benevoli come popolo verso le casate dell’aristocrazia industriale, semplicemente perché non le consideriamo come una minaccia alla nostra mediocrità.

Se uno è ricco da generazioni, non può ostentare di avercela fatta grazie al proprio ingegno e non risalta, quindi, i nostri eventuali fallimenti di vita. Invece, se uno che è partito dal basso come noi riesce in qualcosa, bisogna denigrarlo e fare intendere che ce l’abbia fatta per vie traverse, altrimenti viene fuori tutta la nostra incapacità a realizzarci appieno.

Ostentazione della ricchezza altra faccia della medaglia

Questa è l’Italia. Poi, ce n’è un’altra. È quella di chi ostenta la propria “riccanza” per spiattellare al mondo di avere scalato un gradino sopra gli altri. Legittimo, ma di dubbio gusto e scarsa eleganza. E spesso dietro a tale ostentazione si cela il desiderio inconfessabile di essere oggetto non soltanto di ammirazione, bensì di invidie, persino di insulti, in quanto solo così potrà emergere ancora più mediaticamente la propria affermazione personale. Perché c’è chi ritiene che il semplice fare non basti, che sia necessario anche farlo conoscere a tutti non sempre con l’intento di trasmettere le ragioni del proprio successo, quanto per il bisogno di comunicare la propria superiorità sul piano materiale. E via con le foto in barca, su auto e in ville di lusso, con vestiti e accessori costosissimi, in vacanza in località chic, ecc.

Non è stato il caso di Mattanzi dell’Antico Vinaio, il cui obiettivo era palesemente diverso. Ma così come ci siamo stufati della perenne invidia sociale di chi vorrebbe ingabbiare il resto dell’umanità nella mediocrità moralistica, altrettanto dicasi di coloro che pensano di suscitare ammirazione, fascino e al contempo invidia ostentando i propri successi. Non è questa l’imprenditoria che ha reso grande l’Italia. Al contrario, siamo diventati una delle principali potenze industriali camminando sulle gambe di imprenditori discreti, persino sconosciuti ai più e che facevano della parsimonia verbale e comportamentale un modo di intendere la vita.

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