Di male in peggio i dati macroeconomici nell’Eurozona. L’inflazione in Germania a settembre è salita al 10,9% (dato armonizzato) su base annua, mai così alta dal Secondo Dopoguerra. Dovremmo tornare indietro agli anni Cinquanta per trovare una crescita tendenziale dei prezzi al consumo maggiore. E’ stata anche la prima volta che una grande economia dell’Eurozona abbia registrato un aumento a doppia cifra. A luglio, era accaduto solo al Regno Unito con il +10,1%, ma che non ha né l’euro e né fa più parte dell’Unione Europea.

Ad avere trainato l’inflazione in Germania è stata la fine di due misure prese dal governo federale nei mesi precedenti: lo sconto sul carburante e i biglietti del treno a 9 euro.

Inflazione in Germania

Non solo inflazione in Germania: crisi in arrivo

La situazione è drammatica presso la prima economia europea. L’istituto di ricerca economica Leibniz stima che il PIL tedesco si riduca dello 0,4% nel 2023, ma nel caso di inverno freddo e carenza di gas russo, sprofonderebbe del 7,9%. Definire un simile scenario di stagflazione sarebbe un eufemismo. E non riguarda certamente solamente la Germania, visto che tutte le altre economie dell’Eurozona versano in condizioni più o meno simili.

Il razionamento dei consumi di energia è il principale spauracchio per i tedeschi. Ad un certo punto, il governo rischia di trovarsi costretto a scegliere se riscaldare le abitazioni o fermare le attività produttive. E poiché le temperature in Germania non sono certo quelle di Malta, sarebbero sacrificate le imprese, con quel che ne consegue sul piano dell’economia. Una sorta di pandemia energetica in arrivo. Giovedì, l’annuncio di un piano di 200 miliardi di euro del governo per aiutare famiglie e imprese. Il ministro delle Finanze, Christian Lindner ha tenuto a precisare che la Germania non seguirà il percorso del Regno Unito, cioè il fondo non sarà varato in deficit.

Le esplosioni in più punti dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 dei giorni scorsi sigillano la fine delle relazioni tra Unione Europea e Russia nel lungo periodo in tema di approvvigionamento energetico. E questo alle economie europee nel breve periodo provocherà parecchi danni. Uno degli effetti di questo malessere alimentato dal caro bollette e dall’inflazione in Germania a doppia cifra si ha già sul piano politico. Sprofondano i consensi per la coalizione a tre al governo federale tra Partito Socialdemocratico (SPD), Verdi e Liberali (FDP). Viceversa, galoppa la destra euro-scettica dell’AfD al 14%, ma che nei Laender orientali è diventata prima con il 27%, davanti al 26% dei Cristiano-Democratici (CDU).

Sondaggi in Germania

Rialzo dei tassi BCE colpo all’economia

La caduta dei consensi per il centro-sinistra inizia proprio dopo l’invasione russa dell’Ucraina. I prezzi di petrolio e gas sono esplosi e il governo di Berlino ha avvisato le famiglie che dovranno spendere fino a 5.000 euro in più all’anno per pagare le bollette. Con l’inasprimento del conflitto in Ucraina, le speranze che il prezzo del gas scenda sui mercati si assottigliano. I mercati sono in subbuglio proprio per questa ragione, consapevoli che l’alta inflazione dovrà essere combattuta solo dalla BCE a colpi di tassi d’interesse. L’economia, che già sta subendo le conseguenze di un potere d’acquisto in caduta libera, dovrà fare i conti anche con un costo del denaro sempre più alto e che punta proprio a indebolire il PIL per fermare la corsa dei prezzi. Per i tedeschi, il momento peggiore da almeno tre generazioni. In Italia, il peggio arriverebbe con la fine dello sconto sulle accise e degli aiuti contro il caro bollette quando dovessero esaurirsi i fondi pubblici disponibili. I mercati non sembrano intenzionati a offrircene di nuovi.

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