Carlos Tavares, suo malgrado, è entrato in campagna elettorale in Francia. La settimana scorsa, l’assemblea degli azionisti di Stellantis ha bocciato con il 52,1% dei voti il piano di remunerazione del CEO da 19,15 milioni di euro. Il maxi-stipendio risulta così composto: 19% retribuzione fissa per 1,98 milioni, 81% parte variabile. Questa è data per 7,5 milioni da un bonus di performance relativo al 2021, per 2,4 milioni al piano di pensionamento, per 1,7 milioni al buon esito della fusione tra FCA e Peugeot e per 5,6 milioni a un piano d’incentivi al 2026.

Il voto era consultivo, come si è affrettato a precisare il presidente John Elkann, il quale ha comunque fatto presente che la società terrà conto dell’indicazione dei soci. Il caso è diventato inevitabilmente politico per due ragioni. La prima è che lo stato francese è azionista di Stellantis con una quota del 6,15% attraverso BPIFrance, tra coloro che hanno votato contro il maxi-stipendio. La seconda è che la Francia è in campagna elettorale per il ballottaggio delle presidenziali di domenica 24 aprile.

Macron vuole tetto a stipendi manager

A sfidarsi saranno il presidente uscente Emmanuel Macron e la leader sovranista Marine Le Pen. Entrambi i candidati hanno definito “scioccante” l’entità della retribuzione offerta a Tavares. Macron si è spinto anche più dell’avversaria, sostenendo che l’Europa debba creare un nuovo sistema di governance e imporre un tetto agli stipendi dei manager, altrimenti la società “esploderà”. Di stipendio “eccessivo” ha parlato anche il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, mentre Le Pen lo ha definito “fuori da ogni proporzione”. Quest’ultima non ha calcato apparentemente la mano come Macron, semmai proponendo che le società quotate in borsa debbano prevedere pacchetti azionari a favore dei dipendenti.

I media stessi fanno notare come Tavares percepirà praticamente il doppio degli 8,6 milioni incassati dal suo omologo a capo della tedesca Volkswagen, Herbert Diess. Non solo i piccoli azionisti, ma anche e, soprattutto, i sindacati francesi sono sul piede di guerra.

Il leader di CGT, sindacato di estrema sinistra, tale Jean-Pierre Mercier, giudica “indecente e rivoltante” la retribuzione del CEO di Stellantis. E mai come in queste settimane i voti della gauche francese contano. In vista del ballottaggio, chiunque tra i due candidati ne avrà bisogno per vincere. Al primo turno, Jean-Luc Mélenchon ha raccolto il 21% dei consensi. Il suo movimento France insoumise appartiene alla galassia della sinistra radicale e i suoi elettori dovrebbero fare la differenza.

Il populismo di Macron colpisce Stellantis

Stavolta, sembra che il populismo abbia colpito più Macron che Le Pen. L’idea di porre un tetto agli stipendi dei manager è contraria alle logiche del mercato, che eppure da presidente ha dimostrato di voler perseguire. Altra cosa è interrogarsi, invece, sulla maggiore capacità incisiva degli azionisti sulla determinazione dei piani retributivi dei manager. In fondo, i giudizi morali non hanno alcun senso, mentre importa il pensiero di chi detiene il capitale sociale. Elkann ha parlato di “meritocrazia” per giustificare il maxi-stipendio di Tavares, ma dovrà verosimilmente attendere che passi il ballottaggio e il clima politico si svelenisca un po’ anche dopo le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale. Per il momento dovrà accettare i giudizi sbrigativi di uno dei suoi principali azionisti, dettati più dalla contingenza elettorale che dalla convinzione.

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