La premier Giorgia Meloni volerà in India il 2 marzo per incontrare il premier Narendra Modi. Una visita che arriva a distanza di pochi mesi dal vertice bilaterale tenutosi a margine del G20 in Indonesia. Eppure, non ci avrebbero scommesso in tanti fino a poco tempo fa. Tra Roma e Nuova Delhi le tensioni politiche sono state alte negli anni passati per il caso marò. La vicenda vide proprio il partito della premier, Fratelli d’Italia, invocare ritorsioni ai danni dell’India.

In questo clima, la società Leonardo era stata inserita nella lista nera del governo indiano per presunte forniture di scarsa qualità di navi cisterna ed elicotteri Agusta Westland. Dall’embargo è uscita poco tempo fa, dopo che Modi partecipò al G20 di Roma nell’ottobre del 2021.

Numeri economia indiana

Meloni in India punterà proprio a rilanciare le relazioni nel campo della difesa. Il clima è tornato improvvisamente favorevole, anche perché le relazioni commerciali tra i due paesi s’infittiscono. Nel 2022, l’interscambio è cresciuto del 42% a oltre 14 miliardi di euro. La bilancia continua a pendere dalla parte dell’India, che esporta verso l’Italia più di quanto importa. Tuttavia, le prospettive stanno diventando sempre più interessanti.

L’India è una grande economia con enormi margini di crescita. Ha un PIL di 3.500 miliardi di dollari contro i 2.000 miliardi dell’Italia, ma a fronte di una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti, circa 23,5 volte quella italiana. E’ ormai il paese più popoloso al mondo e diversi analisti sostengono che questo sarà proprio il decennio indiano. Il suo basso PIL pro-capite di 2.500 dollari contro i 13.000 dollari della Cina rendono il sub-continente asiatico un mercato assai allettante sul piano dei costi. E diversamente dalla Cina, l’India è una democrazia con ottime relazioni politiche ed economiche con l’Occidente. Già in questa fase post-pandemica sta beneficiando del reshoring in corso tra le multinazionali.

In questi giorni, l’economista Nouriel Roubini è arrivato a sostenere che la rupia indiana potrebbe diventare la valuta di riferimento per gli scambi Sud-Sud nel mondo, rimpiazzando il dollaro. Una previsione forse azzardata, ma che mette in luce le grandi potenzialità di un’economia ancora in uno stadio di sviluppo basso. Al potere dal 2014, Modi ha già realizzato alcune riforme importanti per stimolare la crescita del PIL, tra cui quella fiscale per tendere a un mercato unico interno e lo sviluppo della tecnologia, tra l’altro anche per ridurre l’uso del contante e combattere l’economia sommersa.

Meloni in India per rafforzare Made in Italy

Ulteriori riforme si rendono necessarie per attirare capitali stranieri. Riuscirebbero, sempre per Roubini, ad accrescere il tasso di crescita annuo all’8% e a mantenerlo per un paio di decenni. Dunque, l’India sta per incamminarsi sullo stesso percorso che ha portato la Cina a diventare la seconda economia mondiale. L’Italia non può restare a guardare. Siamo già diventati il terzo partner commerciale dell’Unione Europea dopo Germania e Olanda. Non dobbiamo commettere gli stessi errori del passato, quando abbiamo ignorato il boom del Dragone e assistito passivamente all’intensificarsi delle relazioni commerciali e finanziarie con la Cina.

Non c’è solo la difesa a rappresentare un comparto prezioso per potenziare il nostro business. Tutti i prodotti di lusso saranno sempre più ricercati da quella fetta della popolazione indiana che va arricchendosi e i cui consumi tendono, quindi, ad avvicinarsi agli standard occidentali. Un recente studio ha trovato che la classe media indiana sia salita al 31% della popolazione e i cosiddetti “super ricchi” (redditi pari ad almeno 20 milioni di rupie, circa 225.000 euro) siano ora 1,8 milioni. Numeri in valore assoluto già alti e destinati a crescere nei prossimi anni.

Tra il 2000 e il 2000, le esportazioni italiane in India sono quasi quadruplicate, crescendo al ritmo medio del 6,8%.

La parte del leone la fanno i prodotti di meccanica e macchinari. Bene, ma non benissimo. Nello stesso arco di tempo, le importazioni indiane dal resto del mondo sono aumentate di quasi otto volte, poco meno dell’11% all’anno. E quelle dalla Germania sono sestuplicate a oltre 12 miliardi, crescendo a una media del 9,3%. Meloni in India dovrà avviare una nuova fase, perché al Made in Italy serve espandere i mercati di sbocco. Con questi venti di protezionismo, diversificare i paesi clienti è d’obbligo.

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