Le elezioni regionali a Madrid hanno già provocato un piccolo terremoto politico nazionale. La governatrice uscente Isabel Diaz Ayuso del Partito Popolare ha stravinto conquistando 65 seggi, più del doppio dei 30 che deteneva nel Parlamento regionale dal 2019. Crolla il Partito Socialista del premier Pedro Sanchez, che passa da 37 a 24 seggi. Migliora di 1 seggio la sua posizione anche Vox, la destra euro-scettica che ha sorpreso con il 9% dei consensi. Invece, resta a bocca asciutta il partito centrista Ciudadanos, che restando sotto la soglia di sbarramento del 5%, non ottiene alcun seggio.

Ne aveva 26.

Contraccolpo anche per Podemos. La sinistra radicale dell’ex vice-premier Pablo Iglesias cresce di un paio di punti rispetto a due anni, ma si ferma al 7%. Il suo leader, che già due mesi e mezzo fa si era dimesso dalla carica di numero due del governo, ha annunciato di lasciare la politica. Troppo forte la delusione per i risultati delle elezioni a Madrid, ma soprattutto è stata evidente la diffusa sfiducia popolare riscossa negli ultimi appuntamenti con le urne a ogni livello. E’ considerato il personaggio politico più impopolare della Spagna.

Elezioni a Madrid: libertà contro lockdown

Ayuso avrà bisogno dei seggi di Vox per governare e anche questa è una situazione che potrebbe avere ripercussioni sulla politica nazionale. La sua vittoria è stata legata alla sua linea dura contro il governo centrale sui “lockdown”. La governatrice ha sfidato il premier Sanchez sulle chiusure, spuntando importanti vittorie, come sul coprifuoco. Anziché alle ore 22, nella capitale si può uscire di casa fino alle 23. Ma è sulle chiusure che ha riportato i suoi maggiori successi. Ha studiato un metodo rivoluzionario per testare i livelli di diffusione del Covid attraverso l’analisi delle acque fognarie. In questo modo, ha potuto circoscrivere le restrizioni per quartiere, anziché generalizzarle su tutta la città.

Evidentemente, ai madrileni e agli abitanti del resto della regione questa politica è piaciuta.

Le elezioni a Madrid hanno decretato la sconfitta dei chiusuristi e la netta vittoria dei difensori della libertà. Sì, perché Ayuso ha impostato la sua campagna elettorale secondo uno schema “libertà contro comunismo”. I cittadini hanno premiato la prima. E non è cosa di poco conto. Non solo perché ha rianimato un PPE da anni in affanno dopo gli anni di governo con Mariano Rajoy. Qui, si produce una larga fetta della ricchezza spagnola. La sola Madrid prima del Covid vantava un PIL di circa 135 miliardi di euro, il 12% del totale nazionale. E a fronte dei 7 milioni di abitanti, il 14% dei 47 milioni di tutta la Spagna, la regione produceva il 19% del PIL.

Il PIL pro-capite madrileno pre-Covid era di 42.000 euro, il 45% più alto della media europea. Circa l’80% della popolazione tra 16 e 64 anni, poi, risulta attiva sul mercato del lavoro, una delle percentuali più alte del Vecchio Continente. L’assunto per cui le realtà più benestanti sarebbero più inclini ad accettare i “lockdown”, in quanto più avvedute, è stata seccamente smentita dalle elezioni a Madrid. Al contrario, Ayuso ha dimostrato che, dinnanzi a una scelta secca tra libertà e controllo poliziesco dello stato, i cittadini più produttivi scelgono la prima.

Scricchiola l’Europa dei divieti

Insomma, una destra che fa la destra. Non è affatto ovvio di questi tempi. Basti pensare al caso della Germania, dove la cancelliera Angela Merkel sta portando a un disastro di consensi senza precedenti la sua coalizione conservatrice CDU-CSU. Le elezioni federali si terranno a settembre e probabilmente il centro-destra perderà la cancelleria a favore niente di meno che dei Verdi. I critici opporranno il dato sui morti: a Madrid +35% rispetto alla popolazione rispetto alla media nazionale. Ma trattandosi di un’area urbana ad altissima densità abitativa, siamo sicuri che la più alta mortalità sia dovuta alle minori chiusure?

I risultati delle elezioni a Madrid potrebbero dare coraggio a molti partiti pavidi, non solo a destra, che in questi mesi si sono chinati acriticamente alle logiche del “lockdown”, accentuando un crollo dell’economia che inizia ad assumere connotati preoccupanti.

La sinistra, che alle istanze di apertura delle attività commerciali, sportive e turistico-alberghiere è molto meno sensibile, ha sinora potuto sguazzare nel suo mondo ideale di restrizioni e limitazioni. Se ci saranno altri casi come Madrid, questa fase di furore ideologico sarebbe destinata a concludersi.

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