Seduta no per i titoli di stato francesi, i cui rendimenti decennali s’impennano oggi allo 0,95% dallo 0,89% della chiusura di venerdì scorso, esibendo uno spread con gli omologhi Bund di 73 punti base. In calo la Borsa di Parigi con il -0,4% messo a segno dal Cac40, anche se il rischio sovrano per la Francia si mostra stabile, come segnalano i “credit default swaps” a 5 anni, i titoli che assicurano contro il rischio crac, stabili al rendimento dello 0,53%. Il nervosismo sui mercati finanziari è naturale, man mano che ci avviciniamo alla data del primo turno delle elezioni presidenziali, in programma per il 23 aprile.

Poco fa, Goldman Sachs ha invitato i propri clienti a “shortare” i futures dei bond transalpini con scadenza a giugno, anche se ha ribadito come il suo scenario di base resti la vittoria di un candidato riformatore, come Emmanuel Macron o François Fillon. Se ciò accadesse, spiega, il mercato si sposterà verso i titoli “non core” e lo spread decennali tra i rendimenti francesi e tedeschi dovrebbero scendere a 30-40 bp dai 70 attuali. (Leggi anche: Elezioni Francia, Hollande lascia sinistra a pezzi)

Verso una corsa a 4 per l’Eliseo

Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale, però, cresce la confusione sul possibile vincitore. I sondaggi continuano a dare Macron e Marine Le Pen testa a testa intorno al 24% dei consensi al primo turno, ma a ridosso del 20% si situerebbero Fillon e il candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Mélénchon, quest’ultimo in rimonta nelle ultime due settimane.

Dunque, la corsa verso l’Eliseo non è più a due e nemmeno a tre, bensì a quattro, considerando l’errore statistico insito nelle varie rilevazioni. Al ballottaggio potremo ritrovarci uno scontro tra Le Pen e Mélénchon, che sarebbe lo scenario peggiore per i mercati, in quanto entrambi si palesano contrari all’establishment politico nazionale ed europeo, nonché alle politiche di austerità fiscale.

La donna è sostenitrice, poi, dell’uscita della Francia dall’euro. (Leggi anche: Elezioni Francia, Le Pen e Fillon in crescita e Macron forse sopravvalutato)

Una sfida tutta tra “populisti”?

Chiunque dei due vincesse, sarebbe un disastro sul piano della stabilità della UE, perché si tratterebbe di una conferma del vento “populista”, che ha iniziato a spirare forte con la Brexit e che ha trovato conferme nell’elezione di Donald Trump negli USA e nella sconfitta pesante accusata dal governo Renzi al referendum costituzionale.

Che Mélénchon abbia serie probabilità di contendere a Macron o Fillon l’accesso al secondo turno lo dimostrano anche i tweets del candidato centrista contro di lui, che puntano e mettere in evidenza le sue politiche tassaiole e ostile al business: “Francamente non conosco modo di creare posti di lavoro senza le imprese”, attacca l’ex ministro dell’Economia.

Quante probabilità esisterebbero per un simile scenario? Obiettivamente basse, ma erano considerate pressoché nulle fino a pochi giorni fa. E se, prendendo atto del flop personale, il candidato socialista Benoit Hamon si ritirasse dalla corsa sul finale, saremmo dinnanzi a un primo turno dall’esito tutt’altro che rassicurante per i mercati, che ad oggi hanno temuto solo la figura della Le Pen e che presto potrebbero persino considerarla il male minore. Vada come vada, ma allo stato attuale due dei principali 4 contendenti sono espressione di forze anti-sistema, mentre un altro – Macron – per quanto rassicurante per i mercati, resta un candidato esterno ai principali schieramenti politici tradizionali. Insomma, ci troviamo a un crollo della Quinta Repubblica per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 60 anni. (Leggi anche: Vince Le Pen, mercati sotto shock: che succede?)