Le ultime proiezioni economiche di PriceWaterhouseCoopers al 2050 vanno prese “cum grano salis”, perché nel medio-lungo termine intervengono tante di quelle variabili inattese, che non è sostanzialmente possibile prevedere quale sarà l’andamento economico di questo o quel paese. Una trentina di anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare che la Cina sarebbe diventata tra le maggiori potenze mondiali e che il blocco comunista dell’Est Europa si sarebbe dissolto da lì a poco, né che per decenni si sarebbe parlato di mercati emergenti come i Brics.

Eppure, è accaduto. Fatte le dovute premesse, i numeri usciti da PWC restano disarmanti per l’Italia, che andrebbe incontro a un declino economico inarrestabile, passando dalla 12-esima posizione nel mondo per pil a parità di potere d’acquisto alla 21-esima posizione a metà del secolo in corso. E già al 2030, scivoleremmo al 15-esimo posto. (Leggi anche: Ripresa economia italiana lontanissima)

Al confronto, la Germania passerebbe solo dal quinto al nono posto, la Francia arretrerebbe dal decimo al dodicesimo, mentre il Regno Unito scivolerebbe di appena una posizione, passando dalla nova alla decima, grazie al maggiore tasso di crescita tra le economie del G7, stimato alla media annua dell’1,9%, praticamente il doppio di Francia, Giappone e Italia.

Cambio al vertice, Cina e India saranno le prime economie

Alla faccia di chi inveisce contro la Brexit, infatti, lo stesso rapporto PWC sostiene che, aldilà di qualche effetto negativo visibile entro il 2020, sarebbe positivo per la dinamica di crescita britannica il sottrarsi alla regolamentazione UE e beneficerebbe anche dell’ampia forza lavoro disponibile. In termini di pil pro-capite, l’economia britannica crescerebbe mediamente dell’1,5% all’anno, così come Olanda, Germania, Spagna, mentre il Giappone dell’1,4%, la Francia dell’1,3 e il Canada e l’Italia dell’1,2%.

Quanto al vertice della classifica, sarà inevitabile lo scombussolamento. Ad oggi, gli USA sono saldamente i primi, seguiti da Cina e India, sempre a parità di potere di acquisto.

Al 2030, invece, la Cina sarà di gran lunga la prima economia e gli USA i secondi, mentre prima del 2040 questi ultimi scivoleranno al terzo posto, dietro all’India. (Leggi anche: Germania e Cina alleate contro Trump, così la Merkel vuole mettere al sicuro l’economia tedesca)

Italia ultima per crescita pil pro-capite tra le maggiori potenze

Proprio il sub-continente asiatico registrerebbe il maggiore tasso di crescita pro-capite con il +4,1% dell’India, secondo solo al +4,5% del Vietnam e alla pari con quello del Bangladesh, mentre la Cina si dovrebbe accontentare di un più modesto +3,1% e gli USA del +1,3%.

Tornando al declino economico italiano, inutile dire che risultiamo all’ultima posizione per crescita pro-capite tra oltre una trentina dei maggiori paesi al mondo per dimensioni del pil. Dunque, continueremo ad arretrare rispetto al resto del pianeta (quello economicamente più rilevante). E se non fosse per il calo atteso della popolazione, la crescita della ricchezza pro-capite risulterebbe ancora più bassa che nelle altre principali economie avanzate di oggi.

L’economia italiana perderà terreno contro tutte le altre dirette concorrenti

Per avere un’idea dell’allungamento delle distanze tra noi e gli altri principali competitor, leggete questi dati: il nostro pil oggi è, a parità di potere di acquisto, il 10,4% di quello americano, il 55,8% di quello tedesco, l’81% di quello francese, il 79,7% di quello britannico e il 131,4% di quello spagnolo. Nel 2050, la nostra economia varrà il 9,1% di quella USA, il 50,7% di quella tedesca, il 66,2% di quella francese, il 58% di quello britannico e il 114% di quella spagnola. Insomma, perderemo terreno verso tutte le maggiori economie mondiali odierne. (Leggi anche: Perché l’Italia è oggi ancora più periferia del 2011)

E se nella top ten attuale compaiono tre potenze europee (Germania, Regno Unito e Francia), a metà di questo secolo ne resteranno solo due e alle ultime due posizioni, ovvero Germania e Regno Unito.

Le asiatiche resteranno cinque, ma miglioreranno complessivamente il loro posizionamento (Cina, India, Indonesia, Russia e Giappone), mentre le americane saliranno da due a tre, vedendo l’ingresso del Messico, che passerebbe dall’attuale 11-esima posizione alla settima.