La Turchia ha un grosso problema d’inflazione, che a marzo è scesa per il quarto mese consecutivo, ma restando sempre sopra il 50%. Malgrado il sostegno offerto dalla banca centrale, la lira turca non smette di perdere terreno contro le valute straniere. Nell’ultimo anno, si è deprezzato di un altro 25% contro il dollaro. Il bilancio è del -90% negli ultimi dieci anni. Una crisi valutaria scatenata dalla politica dei bassi tassi d’interesse perseguita dal presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale ha licenziato un governatore dopo l’altro per giungere all’obiettivo.

L’intento è di trasformare l’economia domestica in una piccola Cina alle porte dell’Europa, rendendola una potenza esportatrice.

Oro affossa bilancia commerciale

Ma la bilancia commerciale non sta dando ragione all’Erdoganomics. L’anno scorso, il disavanzo ha superato i 105 miliardi di dollari, più che raddoppiando in rapporto al PIL all’11,7%. E l’eccesso di importazioni continua a crescere, visto che negli ultimi dodici mesi risulta di 118 miliardi. E’ vero che le esportazioni salgono, ma corrono ancora più velocemente gli acquisti dall’estero. E una delle voci che appesantisce il saldo è l’oro. Nel 2022, la Turchia ne ha importato per 20,4 miliardi di dollari. A gennaio di quest’anno, le tonnellate acquistate dalla Svizzera sono state 58,3 per un controvalore di 3,6 miliardi. E complessivamente tutto l’oro importato nel mese ha raggiunto i 5,1 miliardi.

Mai la Svizzera aveva esportato verso la Turchia più di 34 tonnellate in un mese. A cosa serve tutto questo oro? Le famiglie stanno cercando di correre ai ripari contro il collasso della lira turca. L’inflazione divora i loro risparmi e sono principalmente due i modi per sfuggirvi: convertirli in dollari o euro o, in alternativa, usarli per comprare oro, bene rifugio per eccellenza.

Lira turca pesa sui sondaggi

Un clima di sfiducia che sta abbassando notevolmente le quotazioni di Erdogan in vista delle elezioni presidenziali a maggio.

La rielezione non è scontata, anzi il principale rivale Kemal Kiricdaroglu è in testa nettamente per tutti i sondaggi. Proprio il carovita e il collasso della lira turca sono diventati i temi principali della campagna elettorale, oltre naturalmente alla tragedia del terremoto di febbraio, che ha ucciso più di 46.000 persone nel sud del paese.

La corsa all’oro dei turchi è fondata. Pensate che 100 lire di dieci anni fa oggi valgono soltanto 18 lire, a causa dell’esplosione dei prezzi che nel frattempo è stata pari al 355%. Se una famiglia avesse investito quelle 100 lire in oro, a distanza di un decennio oggi avrebbero in tasca quasi 1.200 lire. Avrebbero più che tutelato il potere di acquisto tra apprezzamento dell’oro e della valuta americana. La stessa banca centrale turca sta facendo incetta di oro, avendone acquistato per quasi 150 tonnellate in un anno. Le riserve auree restano, tuttavia, sotto i massimi di tre anni fa di una quarantina di tonnellate.

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