Giovedì, è accaduto un fatto grave. La Germania ha rotto gli indugi e varato un piano da 200 miliardi di euro per cercare di fronteggiare le conseguenze della grave crisi energetica che la attanaglia. Il giorno successivo, l’Eurostat pubblicava il dato sull’inflazione nell’Eurozona ad agosto: 10%. La doppia cifra è stata così raggiunta per la prima volta nella storia dell’unione monetaria. In Germania, l’indice dei prezzi al consumo risulta salito del 10,9%, mai così tanto da una settantina di anni.

Questi dati, unitamente ai fai da te tedesco, rendono meno improbabile il commissariamento dell’Italia nei prossimi mesi.

Verso maxi-rialzo tassi BCE

Sarà molto complicato per la BCE resistere a un secondo maxi-rialzo dei tassi dopo il +0,75% deciso a settembre. E, soprattutto, i tassi d’interesse saliranno a questo punto più in alto di quanto si pensasse. Per quanto il mercato non sconti ancora scenari più forti, per fine anno avremo quasi certamente un costo del denaro al 2,50%. Ed entro la metà del prossimo anno, salvo un deciso ripiegamento dell’inflazione europea, tenderemmo al 3,50%.

Una stretta monetaria così decisa impatterà negativamente sugli spread. In particolare, nel mirino della speculazione vi è già da mesi l’Italia. Il rendimento a 10 anni è salito fino a ridosso del 5%, salvo successivamente ripiegare al 4,50%. Ora che la Germania ha allontanato una soluzione europea alla crisi del gas, le prospettive per la nostra economia peggiorano. Per non parlare del rischio di un’alterazione della concorrenza tra industria tedesca e italiana grazie al fatto che la prima godrà dei prezzi massimi fissati da Berlino. Roma non può seguirla su questa strada, non disponendo di margini fiscali a sufficienza.

Commissariamento tramite BCE

I mercati prenderanno nota nelle prossime settimane che l’economia italiana possa cadere a pezzi. Bombarderanno i suoi titoli di stato, mandandone in orbita spread e rendimenti.

A quel punto, la BCE non potrà più limitarsi a difendere il mercato sovrano tricolore a colpi di acquisti con il PEPP. Dovrà attivare il nuovo scudo anti-spread (TPI) varato a luglio. Peccato che esso sia fortemente condizionato, discrezionale e non illimitato. In altre parole, i membri del board BCE chiederebbero all’Italia di seguire pedissequamente le richieste allegate all’ottenimento dei fondi PNRR ed eventuali altre sollecitate dalla Commissione europea.

Il governo italiano, che ha già mani legate sul bilancio, dovrà attenersi alla lettera alle indicazioni giunte da Francoforte. Un commissariamento in piena regola, che servirebbe a rassicurare Bruxelles sulle politiche che vorrà seguire il prossimo governo di centro-destra a guida Giorgia Meloni. Solo un reazione unitaria dell’Europa scanserebbe lo scenario peggiore. Le cessate ostilità tra Russia e Occidente, invece, non sono neppure più prospettabili per il breve e medio termine.

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