Si è aperta ieri la 22-esima edizione della Coppa del Mondo di Calcio in Qatar. È la prima volta che la manifestazione sportiva è ospitata da uno stato a maggioranza mussulmana. Ed è anche lo stato più piccolo di sempre ad accogliere le 32 nazionali. Pensate che l’emirato possiede una superficie di poco superiore a quella dell’Abruzzo. Anche questi dettagli sono al centro di polemiche e clamorosi ripensamenti. Come Joseph Blatter, ex presidente FIFA, che di recente si è detto “pentito” di avere votato a favore dell’assegnazione dell’evento al Qatar.

Niente alcol e molte restrizioni per i tifosi

Sta di fatto che il danno, se così vogliamo chiamarlo, è fatto. L’Italia non partecipa alla Coppa del Mondo per la seconda volta di fila e terza di sempre. Male, malissimo. Consoliamoci con il pensiero che l’evento non sembra destinato ad offrire alcun divertimento ai tifosi di calcio. Venerdì scorso, cioè a soli due giorni dal fischio di inizio, il Qatar ha comunicato alla FIFA che non consentirà la vendita di alcolici, birra inclusa, negli stadi e negli spazi circostanti. Si è così rimangiata una precedente decisione per andare incontro a Budweiser, sponsor ufficiale della manifestazione sin dal 1986 e che per l’evento ha sborsato 75 milioni di dollari. Inutili le proteste. Potrà limitarsi a vendere la versione analcolica Bud Zero.

Per non parlare delle forti restrizioni di altra natura: i rapporti sessuali tra uomini e donne sono vietati fuori dal matrimonio e gli omosessuali rischiano fino a sei anni di carcere. Non è tutto. Per la costruzione degli otto stadi necessari alla disputa delle 64 partite, si calcola che siano morti 6.500 immigrati. Ufficialmente, il Qatar riconosce solo 37 morti e non direttamente sul lavoro. Lo stato da 2,8 milioni di abitanti ospita circa 2,5 milioni di stranieri. Praticamente il 90% della popolazione non ha la cittadinanza e non gode quasi di alcun diritto.

Spese alle stelle e opere inutili

Le attese sono per 1,2 milioni di arrivi. Non sono così tanti come pensiamo, ma per uno stato di così piccole dimensioni si rischia il caos. Tant’è vero che non esistono neppure strutture ricettive sufficienti per accogliere così tanti tifosi. Moltissimi dovranno rivolgersi agli stati vicini di Oman, Arabia Saudita ed Emirati Arabi per alloggiare. Dovranno poi fare spola con voli charter fino a Doha. Vi lasciamo immaginare i costi. Di fatto, la manifestazione non sarà alla portata delle tasche comuni. Il calcio, sport popolare per eccellenza, per questo mese diventerà elitario.

E sapete quanto ha speso l’emirato in questi dodici anni per organizzare la Coppa del Mondo? La cifra a dir poco ridicola di 220 miliardi di dollari. E per incassare una cifra attesa nell’ordine dei 17 miliardi, già rivista dai 20 miliardi iniziali. Dovete pensare che nel 2014 vi furono polemiche furiose per i 15 miliardi spesi dal Brasile, allora e fino a ieri un record. Un fiume di denaro servito a costruire da zero gli otto stadi (6,5 miliardi), tra cui il Lusail di Doha per la finale da 80.000 posti, ma anche alberghi, strade, infrastrutture di vario tipo. Il punto è che tutto ciò risulta sovradimensionato per un paese così piccolo. Una volta finiti i mondiali, le opere realizzate serviranno a poco, se non a niente.

Un bell’esempio di economia “green”, con emissioni inquinanti elevatissime e quasi certamente inutili tra un solo mese. E ancora più imbarazzante risulta essere il capitolo corruzione. Negli anni passati, in manette sono finiti diversi dirigenti FIFA, tra cui la stella del calcio ed ex numero uno della UEFA, Michel Platini. L’accusa? Avere intascato mazzette per complessivi 82 milioni di dollari, al fine di assegnare l’organizzazione della Coppa del Mondo al Qatar. Una vergogna alla luce del sole e sulla quale ha prosperato in questi anni il calcio francese.

Basti vedere dove si sono indirizzati i capitali di Doha.

Coppa del Mondo senz’anima

Certo, il calcio è business. E il business non necessariamente combacia con le ragioni del cuore. Ma qui sono i numeri stessi a suggerire che la scelta del Qatar sia stata insensata. Centinaia di migliaia di tifosi saranno esposte a rischi con la giustizia locale per comportamenti che in Occidente e gran parte del pianeta sono ritenuti perfettamente leciti. I costi saranno così alti che gli stadi rischiano di restare semi-vuoti. Gli organizzatori stanno ricorrendo ai ripari, assumendo figuranti asiatici per occupare i posti a sedere. Ci sarebbe da ridere se non fosse che abbiamo consegnato la Coppa del Mondo a uno stato del tutto estraneo alla cultura e alle regole del calcio.

Infine, ci saranno ripercussioni possibilmente negative anche sui campionati di calcio. Poiché le temperature medie estive in Qatar sono alte, la Coppa del Mondo si sta tenendo eccezionalmente d’inverno. Il problema è che così i giocatori non hanno avuto né il tempo necessario per allenarsi prima e né per recuperare successivamente. Infortuni e cattivo gioco sono rischi da mettere in conto. A proposito, nel mese di agosto il Qatar ha preteso dalla FIFA che l’inizio della manifestazione fosse rinviato di alcuni giorni. A dispetto di chi pensa che perlomeno da queste parti siano veloci ed efficienti.

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