Quando siamo quasi al termine del decimo mese dell’anno, possiamo affermare che ad oggi il 2022 non è stato un anno luccicante per l’oro. Le quotazioni internazionali sono crollate dell’11,5%. All’inizio dell’anno servivano 1.830 dollari per un’oncia, mentre questa settimana siamo scesi sui 1.640 dollari. Come sempre, però, serve approfondire. Infatti, se tramutiamo i prezzi in euro, lo stesso grafico magicamente ci offre una curva in salita: +3,5% da inizio anno. E questo è dovuto al fatto che il cambio euro-dollaro quest’anno è collassato da 1,1350 allo 0,98 di ieri.

In altre parole, il rafforzamento del dollaro contro l’euro ha più che compensato il deprezzamento dell’oro (in dollari).

Però qualcuno potrebbe continuare ad eccepire che l’inflazione nel frattempo sia aumentata ancora più velocemente. L’indice dei prezzi in Italia, ad esempio, è salito nei primi nove mesi dell’anno del 6,9%. Questo implicherebbe una mancata protezione dell’oro dall’inflazione. Ebbene, quando si parla di investimenti non si può guardare a un orizzonte temporale eccessivamente breve, perché si rischia di perdere di vista la tendenza di fondo di un asset.

Chi mastica di oro, sa che nella sua storia ha sempre protetto alla lunga il potere di acquisto. Volete un esempio? Alle quotazioni di questi giorni, con un’oncia comprereste 17,5 barili di petrolio. Un quarto di secolo fa, avremmo acquistato circa 16,5 barili, venti anni fa 11,70, 15 anni fa poco più di 9, dieci anni fa 15,7 e cinque anni fa più di 22. In media, negli ultimi venticinque anni un’oncia di oro ha acquistato quasi 14 barili di petrolio.

Oro e inflazione italiana con l’euro

Dunque, pur con fluttuazioni che risentono dell’andamento del mercato, alla lunga l’oro ha retto alla prova dei fatti. Se vogliamo essere meno generici, da quando esiste l’euro (1 gennaio 1999) l’oro si è apprezzato del 470%. Nello stesso periodo, l’inflazione cumulata in Italia è stata di poco oltre il 54% e il cambio euro-dollaro è sceso del 15%.

Dunque, nessun dubbio che chi avesse investito alla fine degli anni Novanta in oro, oggi vanterebbe guadagni in termini reali prossimi al 500%, ovvero un capitale sestuplicato di valore.

Nei prossimi anni, probabile che assisteremo al deprezzamento del dollaro e all’ascesa dell’oro. Molto dipenderà anche dagli scenari macroeconomici che avremo davanti. Non sfugga a nessuno che il prezzo dell’oro abbia iniziato a volare realmente dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008. Non solo per paura di un collasso per l’economia globale, quanto anche e, soprattutto, al tipo di reazione che le banche centrali ebbero. Iniziò l’era del denaro facile, delle stamperie di dollari, euro, sterline, ecc., con la conseguenza che i mercati furono inondati di liquidità e che anno dopo anno ci s’interroga sull’affidabilità delle valute scambiate. L’oro non si può stampare, le sue estrazioni hanno limiti quantitativi e per sua natura si rivela un asset deflattivo.

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